Geopolitica dei Balcani Nataliya Narochnitskaya
Geopolitica dei Balcani
Relazione per la conferenza “Il nodo balcanico”
Traduzione effettuata dal russo verso l’italiano senza scopo di lucro per motivi accademici di superare l’esame del Modulo di Jean Monnet nelle Scienze Politiche dell’UNIPG di Perugia da studentessa del Dipartimento delle Lettere e Filosofia sig.na Olga L. Juravlyova.
L’8 settembre 2016
Perugia, Umbria, Italia
Durante i due decenni siamo i testimoni di una nuova spartizione del mondo di ampia portata che ; cominciata con la distruzione premeditata della configurazione postbellica sui Balcani. Per una tale modifica era necessario smembrare la nazione serba. Questa nuova spartizione del mondo e' cominciata sotto i boati fatti in pubblico delle bombe statunitensi saltanti in aria sul territorio della sovrana Jugoslavia martire, le bombe che hanno sepolto l’ordine mondiale del secolo XX assieme ai suoi istituti delle relazioni internazionali democratiche.
I processi geopolitici del nostro tempo ci fanno ricordare la strategia dei secoli passati rafforzata piu' volte dal compito di mettere sul controllo le risorse mondiali e gli accessi strategici verso di esse. Per esempio, intorno al Mar Mediterraneo gia' mille anni fa scoppiavano le guerre per il controllo a forma di anello cio; per il possesso di tutte e due coste. Ancora nei tempi delle Guerre Puniche tra Cartagine e Roma solo questa posizione dava il dominio sul mondo di quei giorni. Nei giorni odierni la costa settentrionale dell’Africa, la penisola Arabica, l’Iraq e l’Iran, il Golfo Persico, il Caucaso russo sono denominati nell’analitica delle risorse globali come l’ellisse di idrocarburi mondiale.
Il compito di controllo sulle risorse ha aumentato piu' volte il significato strategico-militare degli accessi marini verso di esse dal nord e dal sud e dei territori intorno a queste vie. E quali territori sono? In Europa sono prima di tutto i territori mediterranei. Sono i Balcani e i territori del Mar Nero – Ucraina, Moldova, Romania, Azerbaigian e Giorgia, Israele e Turchia – sono proprio quegli stati che l’Occidente si sforza di far entrare nella Nato e che partecipano negli ultimi grossi progetti sul trasporto di petrolio. In molti di questi Paesi negli ultimi decenni sono avvenute rivoluzioni colorate che hanno portato verso il potere i regimi filo occidentali. In altri Paesi sono stati effettuati gli interventi militari (Iraq, Afghanistan, Libia, Siria).
Per una comprensione dei processi intorno ai Balcani e intorno alla Russia sarebbe utile istituire dei paralleli storici tra le evidenti aspirazioni odierne degli Stati-potenze e i loro obiettivi della Prima e della Seconda Guerre Mondiali e anche negli anni della Rivoluzione Russa del 1917 e della Guerra Civile. Questa comparazione ci mostrer; la continuit; sorprendente della politica occidentale.
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I vettori principali della strategia geopolitica del secolo XX e del mondo odierno sono stati definiti dai risultati del secolo diciannovesimo. Essi non solo hanno portato alla Prima Guerra Mondiale ma anche hanno indirizzato il potenziale delle forze storiche europee in una direzione concreta, hanno fondato la struttura delle relazioni internazionali del secolo XX e hanno definito i soggetti chiavi della politica mondiale del secolo nuovo. Le principali aspirazioni strategiche verso l’inizio del XX secolo si sono incontrate sui confini marini europei della Russia, nell’Europa Orientale e quella Meridionale-Orientale e si sono mantenute fino all’inizio del secolo XXI.
I tentativi della Bretagna di non permettere lo sviluppo di alcuno Stato-potenza continentale e le ambizioni della Prussia non abbastanza contenta del fatto dell’unione dell’Impero Germanico tramite “ il ferro e il sangue” hanno creato nell’Eurasia le due parti del futuro triangolo della politica mondiale nella quale alla Russia era predestinato un ruolo da diventare la parte terza. La Russia, che aveva l’uscita verso il Mar Baltico e il Mar Nero e ha ottenuto una occasione di consolidarsi negli stretti del Mar Nero in presenza dell’avvicinante crollo dell’Impero turco Ottomano e della nuova configurazione dei Balcani, veniva sempre percepita come una sfida alle pretese dell’Inghilterra. Tale Russia raggiunta le catene montuose di Ghindukush dopo l’annessione dell’Asia Centrale, poteva trasformarsi in una forza geopolitica grandissima equivalente a tutto l’Occidente unito (l’allora Europa).
Gli interessi del triangolo formato cioe' della Bretagna, della Russia e della Germania si sono scontrati sui Balcani, nella regione degli Stretti, e anche sulla Baltica dove la Germania stessa era trascinata dalle proprie ambizioni nell’Oriente e dove dopo la Prima Guerra Mondiale immediatamente sono stati scoperti gli interessi della Bretagna e degli USA. La strategia britannica dell’assoggettamento del Golfo Persico si e' stata rivelata con chiarezza dove il Regno Unito si e' scontrato con la Germania assieme al desiderio di Londra frenare la Russia nella sua parte soffice del ventre meridionale cioe' nell’Asia Centrale. Proprio in queste regioni in tutto il corso del XX secolo la principale lotta geopolitica si veniva abbandonata al gioco globale e proprio queste zone diventavano gli oggetti della spartizione del mondo sia nella Prima e nella Seconda guerre mondiali che dopo il crollo dell’URSS.
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Il futuro ministro degli affari esteri e il cancelliere di Reich dell’Impero Germanico Bernhard von B;low gia' alla fine del 1887 nella sua lettera al F. von Holstein scriveva: “Nella guerra con la Russia…Dobbiamo alla fine far spostare la Russia dietro i due mari – dietro il Mar Baltico e il Pontos Euxeinos sui quali si fonda la sua posizione dello Stato-potenza mondiale”.
Gia' prima dell’inizio della Prima guerra mondiale venivano espressi liberamente i piani dell’espansione territoriale formulati da un deputato del Reichstag Friedrich Naumann nel suo concetto della “Mitteleuropa” geopolitica cio; il Super Stato Germanico a partire dal Mar Baltico e fino al Mar Nero che coinvolgeva nella propria orbita la Polonia, i Paesi Baltici e i Balcani. La “Mitteleuropa” si pensava come la creazione di un Impero fantastico steso dalle rive del Reino fino alle foci dei Tigri ed Eufrate. “Nel caso del trionfo della Germania, - ricordava il Ministro degli Affari Esteri S.D. Sazonov che chiamo' la dottrina della “Mitteleuropa” il “Califfato di Berlino”, - la Russia perdeva le acquisizioni baltiche del Pietro Grande e al sud veniva privata dei propri possedimenti del Mar Nero inclusa la Crimea e rimaneva tolta dai mari nei limiti dello Stato di Mosca…dopo la consolidazione definitiva del dominio della Germania e dell’Austro-Ungheria sullo stretto di Bosforo e sui Balcani”.
Ed ecco cosa scrive Henri Kissinger nei giorni nostri: “La Bulgaria la cui liberazione dal governo turco fu effettuata dalla Russia…guardava nella direzione della Germania. L’Austria dopo aver annesse la Bosnia e l’Erzegovina sembrava desiderare la trasformazione della Serbia in un protettorato, la Serbia che era l’unico alleato prezioso della Russia sui Balcani. Finalmente visto che la Germania saliva al trono a Costantinopoli, la Russia poteva solo indovinare se questa epoca finira' col dominio teutonico su tutto ci; che essa cercava di raggiungere durante i secoli”.
Esiste la mappa dei pangermanisti del 1911 dove il “Califfato di Berlino” e' designato abbastanza chiaro incluse le province baltiche dell’Impero Russo, l’Ucraina, i Balcani. La mappa dei pangermanisti del 1911 coincide completamente con la mappa dell’allargamento della Nato all’Oriente! E' ovvio che gli slavi balcanici e prima di tutto i serbi erano sempre un ostacolo per una tale strategia sia oggi sia cent’anni fa.
La partecipazione della Gran Bretagna nella Prima Guerra Mondiale inseguiva gli importanti compiti geopolitici tra l’altro l’esaurimento reciproco degli Stati-potenze dell’Europa centrale e della Russia. Le pretese britanniche territoriali erano apertamente postulate nei confronti del Medio Oriente e dei possedimenti arabici della Turchia dove a Mosul erano scoperti giacimenti ricchissimi del petrolio. Uno dei principali obbiettivi della Gran Bretagna nella Prima guerra mondiale era la Mesopotamia – l’Iraq, e il lord Curzon non si vergognava dichiarare che il confine dell’Impero Britannico dovrebbe passare sull’Eufrate.
Gia' nel luglio del 1914 truppe inglesi occupavano il porto El-Fao, nel novembre hanno conquistato Basra, nel marzo del 1917 hanno occupato Bagdad e verso la fine del 1918 hanno gia' preso tutto l’Iraq, il mandato sul quale viene formalizzato e regolato dai decreti della conferenza delle potenze della Triplice Intesa a San Remo (l’aprile del 1920) e dai trattati iracheno-inglesi (1922 e 1926). Oggi l’occupazione dell’Iraq viene spiegata dall’aspirazione di fondare li' una democrazia.
Oggi gli anglosassoni hanno superato i piani piu' sfacciati di Palmerston, Disraeli e Curzon. Tutta l’occupazione dei Balcani dalla Germania di Kaiser e dall’Austro-Ungheria era assolutamente inaccettabile per la Gran Bretagna nella quale gia' all’inizio del secolo XX fu rafforzata con rigore l’attenzione verso gli slavi balcanici. Nelle universita' britanniche si crea la Societa' e la biblioteca degli slavi meridionali. Meditazioni sul loro inserimento nelle relazioni internazionali dimostrano con chiarezza i programmi ben precisi gradualmente promossi sotto i titoli diversi nel corso di tutto il secolo XX e conclusi con l’idea del Patto di stabilita' per l’Europa Meridionale-Orientale.
Sui Balcani per il motivo del giogo ottomano e della politica offensiva Drang nach Osten il processo dell’unione delle nazioni in un unico stato non fu ancora completato. L’Europa Occidentale ha sopravvissuto questo processo prima e i suoi confini in maniera significante sono stati disegnati col sangue nel corso delle guerre distruttive tra cattolici e protestanti. Pero' nell’analisi dei problemi balcanici dell’inizio del secolo gia' si vede l’ansia nei confronti di qualsiasi manifestazione delle aspettative nazionali serbe che dopo “Disegni” di Ilija Garascjanin del 1844 da uno e mezzo secolo sono lo spaventapasseri per l’Europa Occidentale poiche' nel caso dell’unione dei serbi lo stato nuovo modificasse il bilancio delle forze tra i grandi stati-potenze.
Tale sviluppo degli eventi e' respinto categoricamente sia in tutti i piani britannici che nella Relazione della Fondazione Carnegie sulle guerre balcaniche del 1913 e anche nella sua premessa dell’edizione nuova del patriarca della politica statunitense George Kennan! Le idee nazionali serbe vengono chiamate il frutto dell’immaginazione degli “storici-dilettanti” esaltati nella sua Relazione (cosi' F. Engels chiamava gli autori mitici del “panslavismo”), pero' si nota il trattamento leale verso la questione macedonica che diventa lo strumento della fomentazione dei conflitti tra i soggetti potenzialmente grandi e indipendenti della politica balcanica cioe' la Bulgaria, la Serbia e la Grecia.
Qualsiasi proposta nei confronti dell’entrata futura degli slavi meridionali nell’ordine mondiale fa emergere gli interessi anglosassoni indirizzati immediatamente sia contro l’influenza germanica che contro quella russa. Tutti i progetti hanno come scopo le creazioni delle unioni artificiali dei popoli eterogenei, a volte separati, e in nessun caso si tratta dell’unione delle grandi nazioni omogenee slave nei limiti di uno stato.
Questo veniva spiegato nel corso del XX secolo col desiderio di non permettere i conflitti interetnici. Il compito della Gran Bretagna era avvisare l’inserimento di tali nazioni nella sfera di influenza germanica o quella russa che inevitabilmente poteva succedere con i croati grazie al loro vettore cattolico austriaco e con gli stati serbo, bulgaro e montenegrino che in presenza del destreggiarsi dell’elite non potevano essere completamente ritirati dall’influenza della Russia.
Sono molto eloquenti le opere di uno storico e patriarca liberale della balcanistica britannica R. Seton-Watson. Questo conoscitore della questione Orientale gia' prima dell’inizio della Prima guerra mondiale scriveva: “Il destino futuro della razza serbo-croata e' il destino della meta' occidentale della penisola Balcanica dal golfo Trieste fino al confine bulgaro, dalle pianure dell’Ungheria meridionale alle montagne dell’Albania” dalla quale “dipende il bilancio delle forze nell’Adriatico con tutte le sue conseguenze per la situazione internazionale”. L’autore non si vergogna parlare sulle aspirazioni panserbe che “il loro trionfo significasse una vera e propria tragedia per la cultura europea”, perche' risulterebbe la vittoria della cultura orientale e la sconfitta di quella occidentale, che “sara' un colpo sul progresso e sullo sviluppo moderno su tutti i Balcani”. E la missione di rappresentare la cultura occidentale sui Balcani viene assegnata all’Austro-Ungheria “che se non ci fosse, allora sarebbe necessario crearla”. I suoi pensieri sulla necessita' di conservazione dell’Austria si incontrano alla vigilia dell’Anschluss.
L’unione slava pensata dai britannici sia nei limiti della monarchia Asburgica che in modo indipendente dovrebbe essere eterogenea internamente. A questo punto il potenziale storico e politico di questi popoli fosse neutralizzato e spersonalizzato fornendo il materiale per la linea strategica tra la Germania e la Russia dalla Baltica fino al Mar Mediterraneo sotto il controllo degli anglosassoni. Gli arbitri del sistema di Versailles hanno creato il Regno di serbi, croati e sloveni legando il potenziale serbo a quello croato. Per i croati tutto questo e' diventato un’occasione.
Tuttavia la sorte degli slavi aspiranti all’indipendenza, per gli USA e la Bretagna non aveva il significato proprio e questo fu mostrato con la consegna della Cecoslovacca a Hitler a Monaco e dei serbi a Dayton. Il rafforzamento dell’influenza della Russia sui Balcani ha suscitato l’atteggiamento nervoso delle potenze occidentali-europee sia cent’anni fa che oggi!
Ancora cent’anni fa la Bretagna fu spaventata fino all’isteria dalla presenza geopolitica della Russia su tutto lo spazio postbizantino nonostante il comportamento riservato della Russia che poteva velocizzare estremamente il crollo inevitabile dell’Impero Ottomano in una forma incontrollata dall’Occidente. L’Europa Occidentale e prima di tutto la Bretagna si opponevano gradualmente ad una eventuale entrata della Grecia nell’orbita politica russa e alla fondazione dei grandi stati ortodossi orientati verso la Russia. Perche'? Gli interessi economici non c’erano ma solo quei geopolitici: prevenire qualsiasi probabilita' del consolidamento naturale del grandissimo centro politico che univa il mondo ortodosso sul continente eurasiano con i confini invulnerabili e le uscite verso il Mar Baltico e il Mediterraneo e fino all’Oceano Pacifico.
Engels aveva una paura panica che il ruolo della Russia nella zona degli stretti del Mar Nero darebbe uno stimolo all’idea dell’unione slava e considerava come lo scopo importantissimo l’eccitazione degli umori antirussi in Bretagna avendola il nemico principale della Russia come giustamente pensava. Nel 1890 Engels scrive a V. Zasulich: “Gli umori antizaristi rinnovati tra liberali inglesi mi sembrano assolutamente importanti per la nostra faccenda”.
Non poteva permettere un rafforzamento della Russia nei Balcani non solo l’Inghilterra ma neanche l’Austria che stava perdendo un’occasione di uscire verso il mare tramite l’occupazione della Bosnia ma in piu' la perdeva tutta l’Europa visto che l’immagine rivale della storia cristiana trovasse un aspetto geopolitico invulnerabile senza dare alcuna occasione ne' ai germanici per un allargamento dello spazio vitale ne' agli anglosassoni una possibilita' di giocare sul conflitto tedesco-slavo in quel «Lebensraum». Questa problematica regionale e' diventata “La Questione Mondiale Orientale”.
Cosi' o viceversa sui Balcani gia' a cavallo tra i XIX-XX secoli sono state focalizzate delle importanti contraddizioni internazionali. Il gabinetto di Vienna pensava di creare una nuova unione Balcanica sotto gli auspici degli Imperi Centrali aprendo un libero accesso agli austriaci a Salonicco e ai tedeschi nella ardentemente desiderata Costantinopoli. E all’inizio del secolo XXI tali configurazioni erano gia' in fase di preparazione dagli USA e dalla Bretagna – ricordiamo il Patto di stabilita' sui Balcani…Alla Russia spettava, in caso di una possibilita', essere retroceduta dal Baltico e dal Mar Nero, e l’Europa Orientale e i Balcani dovevano essere ritirati dal controllo sia tedesco che russo, poi frammentati e spersonalizzati per farli integrare nell’Occidente.
Per realizzare questi piani erano molto d’aiuto le stesse “Potenze Centrali”. L’Austro-Ungheria non solo non lasciava andare gli slavi balcanici ma anche ha preso il corso di avventura per la presa della Bosnia e una successiva annessione dei territori slavi. I “germanici”, invece, nelle condizioni dell’umiliazione di Versailles hanno partorito un brutto frutto mostruoso in forma di una ideologia nazista, ambizioni sfrenate e piani della supremazia mondiale mai visti.
Dopo la Prima guerra mondiale e' avvenuto un cambiamento totale del paesaggio geopolitico sui Balcani nella zona degli Stretti e sul Medio Oriente. Istanbul grazie alla grossa puntata da parte della Bretagna e della Dichiarazione Balfour inclusa nel sistema di Versailles ha conservato un ruolo di baluardo della politica britannica verso l’Oriente dal Suez. La Cecoslovacca, la Romania, l’Ungheria, il Regno di serbi, croati e sloveni nel quale gli anglosassoni non hanno dimenticato legare il potenziale serbo con quello dei croati filo germanici erano i nuovi stati con i confini disegnati a Versailles.
E'apparsa l’Albania e nello stesso tempo i suoi confini erano disegnati dalle grandi potenze gia' negli anni 1912-1913 con un tale calcolo per poter trattenere e frammentare il potenziale serbo. Gia' al Congresso di Berlino l’Inghilterra ostacolava l’unione dei terreni serbi –fu negato alla Serbia l’ottenimento del Sangiaccato di Prishtina nonostante la petizione dei serbi del Kosovo sul ricongiungimento della “regione del Kosovo”. Non vi sembrano le stesse aspirazioni che definiscono la politica dell’Occidente all’inizio del XXI secolo?
Nell’anno 1913 il protocollo di Firenze tracci; i confini tra l’Albania neoformata e i suoi vicini a favore dell’Albania nonostante che la Conferenza degli Ambasciatori a Londra nel 1912 constato' che nell’Albania rimase circa un milione della popolazione serbo-montenegrina e macedone. Gli albanesi seguendo il concetto della Lega di Prizren richiedevano ancora piu' terreni che potrebbero abbracciare oggi la meta' dello Stato macedone, l’enorme parte della Serbia e del Montenegro.
L’Europa Occidentale secondo un’espressione di un autore britannico G. Swair ha lasciato “nel cuore dei Balcani una piaga” che richiede un immediato sanguinoso intervento chirurgico inevitabile. Gia' da allora gli albanesi andandosene dalla conferenza hanno promesso di seminare il Campo di Kosovo con le ossa serbe. Questo si puo' paragonare con gli accordi di Dayton e proposte di Holbruk.
Nel corso di quasi due secoli la Bretagna remota dal Mar Nero interveniva nelle relazioni tra la Russia e le potenze del Mar Nero senza permetterle alcun accordo in assenza della partecipazione britannica e ostacolando qualsiasi presenza russa non solo militare ma anche politica negli Stati mediterranei, il fatto che e' venuto fuori durante il congresso di Berlino negli anni della Seconda Guerra Mondiale e nel corso dell’aggressione contro la Jugoslavia. Proprio come cent’anni fa nell’anno 1945 anche all’inizio del XXI secolo il ragionamento preciso di N. Danilevskij conserva la giustizia: “Tutta utilita' del fatto del possesso di Costantinopoli si limitava per loro con quell’azione nociva che ne poteva subire la Russia”.
La conquista della Bosnia significo' e significa lo smembramento della nazione serba e anche la privazione dell’accesso ai serbi verso il mare. Le guerre Balcaniche sono diventate la ripetizione della Prima Guerra Mondiale. Il risultato della seconda di esse e' diventata la spartizione di una parte della Bulgaria, l’eliminazione dei germogli dell’unione slava piu' ampia contro le potenze occidentali, l’orientamento successivo della Bulgaria verso la Germania.
Il significato geopolitico e militare del Kosovo martire spiega tra l’altro anche il fatto che questa e' l’unica pianura naturale dei Balcani tramite la quale si puo' effettuare una rapida marcia via terra fino a Salonicco! Ancora il capo dello stato maggiore austriaco il Gen. Beck nel memorandum conservato nell’archivio militare a Vienna sottolineava che la chiave dei Balcani si trovava piuttosto nel Kosovo e in Macedonia che a Costantinopoli notando che “la vittoria dei turchi proprio nel Campo del Kosovo li ha portati al dominio sui Balcani ma non alla presa di Costantinopoli”.
La valle vardaro-moravica unisce l’Europa Occidentale con il teatro marino meridionale. Salonicco ha sempre un grande significato per il controllo della situazione militare-strategica del Mezzogiorno e delle zone degli Stretti. L’Austro-Ungheria cos; come oggi la Nato gradualmente occupo' prima la Bosnia e poi pianifico' la repressione della Serbia mirando “la bramata Salonicco”, il fatto che fu notato piu' volte da S.Sazonov. L’importanza del fronte di Salonicco nel corso della Prima Guerra Mondiale aumentava precipitosamente per tutte e due parti appena sorgeva una possibilita' di interrompere “la comunicazione con Salonicco per truppe che occupavano il fronte Vardar”.
Proprio all’inizio del XX secolo erano messi a fondamento i conflitti della sua fine e le principali impostazioni occidentali sono state conservate senza essere modificate ugualmente al contesto degli interessi delle grandi potenze.
Questo contesto si emerge anche se lanciamo uno sguardo panoramico sulla geopolitica della Seconda Guerra Mondiale. Per tutte le richieste di Mosca aprire il piu' veloce possibile il Secondo fronte nell’Europa Occidentale Churchill proponeva “l’offensiva del fianco destro nei Balcani”, alla fine ha intervenuto con rapidita' negli affari della Grecia dove le forze sinistre minacciavano di travolgere i piani inglesi che significava distruggere le posizioni strategiche presso gli Stretti.
Sullo sfondo di questa strategia era logica la scelta della Bretagna tra le forze rivali antifasciste in Serbia – I.B. Tito e D. Mikhayovich che erano tutti e due alleati della coalizione antihitleriana, tra l’altro il generale Mikhaylovich ancora prima della promozione del Tito era il Ministro del governo reale degli immigrati appoggiato da Londra. Per poter paragonare qui con la Grecia la Bretagna ha calcolato il proprio profitto per puntare sul comunista Tito e dopo aver preso consulenze con lui ha proposto insistentemente al re di far dimettere Mikhaylovich.
Tito capiva come si poteva far interessare Churchill e nella lettera al Primo Ministro britannico accento' la sua attenzione allo scopo di “creare l’unione e la fratellanza dei popoli jugoslavi che non esisteva prima della guerra”, “creare la Jugoslavia federativa”. Questo completamente corrispondeva agli schemi britannici per l’Europa Meridionale-Orientale ereditati a partire dal crollo della Turchia ottomana. Questo piano spersonalizzava e neutralizzava reciprocamente aspettative differenti dei popoli balcanici – croati, serbi, albanesi, anticipando sia il vettore filogermanico che quel filorusso, e con la sua portata e l’orientamento sul centro di forza indipendente in Europa che completamente corrispondeva ai progetti “della configurazione del Danubio” del secolo XIX per la sostituzione del vuoto.
Percio' Churchill “immediatamente rispose” al Tito il 5 febbraio del 1944 promettendogli “indubbiamente” “l’appoggio del regno della Sua Maesta'” che anche “vuole …creare un’unione e una fratellanza dei popoli jugoslavi”, “far nascere condizioni per la fondazione della Jugoslavia veramente democratica e federativa”. Tito fece un gran gioco sugli interessi britannici e le relazioni con l’URSS furono condannate. La Jugoslavia del Tito esisteva proprio quanto necessitasse all’Occidente.
La questione orientale non e' rimasta per niente nel secolo passato. I suoi intrecci si spalancavano negli anni della guerra nelle battaglie diplomatiche sull’organizzazione postbellica, nei disegni geografici del fronte della guerra fredda al Sud. Si sono stati giocati alla fine del XX secolo. Il vuoto al Sud nella zona degli Stretti fu creato alla fine della Prima Guerra Mondiale con la disfatta del blocco Austro-germanico e il collasso dell’Impero Ottomano, e nell’anno 1945 con la sconfitta della Germania fascista e doveva essere riempito con gli anglosassoni e strutturato in una nuova configurazione – la NATO.
Alla fine subito dopo l’anno 1945 l’Occidente immediatamente realizz; “il programma minimum”: prima di tutto furono respinti tutti i tentativi dell’URSS almeno con un mignolo aggrapparsi per un caposaldo nel Mar Mediterraneo – il confine strategico meridionale dell’areale geopolitico della futura NATO. In secondo luogo con un aiuto di una grossa puntata sulla Turchia storicamente provata furono tolti e prevenuti categoricamente i tentativi per il futuro di far tornare Kars e Ardagan e con tutto cio' in seguito i confini meridionali dell’URSS furono circondati dalle basi militari.
Le negoziazioni segrete di E. Bevin e V. Molotov sulla questione della sorte delle ex colonie italiane e delle isole Dodekanesi furono abbastanza eloquenti. Quando Molotov ha chiesto: “Davvero l’Unione Sovietica non puo' avere un angolo nel Mar Mediterraneo per la propria flotta commerciale?”, - Bevin ha risposto direttamente che la Bretagna non desiderava che l’URSS “muovesse nel Mar Mediterraneo perche' “il governo britannico temeva che potrebbe succedere qualcosa nel Mar Mediterraneo che potr; dividere l’Impero Britannico in due parti”.
Lo sguardo panoramico sulla geopolitica del XX secolo e' abbastanza istruttivo per la comprensione dei processi alla vigilia del XXI secolo. La direzione dell’allargamento della Nato emersa negli anni 90 del secolo ventesimo e l’occupazione del Kosovo, che e' una propria chiave alla valle di Vardar-Moravo e collega l’Europa Occidentale alla zona degli Stretti, sembrano una realizzazione dei piani irrealizzati alla fine della Seconda Guerra Mondiale che sono stati rimandati fino ad una nuova rivolta in Russia. Per la sua essenza questi progetti fanno emergere le simmetrie militari-strategiche ereditate e ben note a partire dal XIX secolo e delle regolarita' geopolitiche nascoste dalla lotta del “totalitarismo e della democrazia”. E prima di tutto essi fanno emergere la Questione Orientale che e' il bilancio delle forze nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero, la Ciscaucasia.
In questo contesto geopolitico che dura circa un secolo e mezzo la sorte dello storico popolo serbo e' drammatica. Verso l’inizio del secolo XX l’Europa e verso la fine del centennio tutto il mondo hanno raggiunto una tale densita' che qualsiasi ricostruzione degli Stati della zona importantissima dal punto di vista strategico influenza direttamente sul sistema mondiale in generale. Serbi come un avamposto del mondo ortodosso il cui confine passa sul fiume Drina, gia' all’inizio del XX secolo sono diventati un oggetto dei progetti geopolitici «Mitteleuropa» di Kaiser e della strategia austriaca Drang nach Suden.
Questi piani significavano l’uscita dei germanici verso il mare caldo tramite l’annessione della Bosnia e le mostruose azioni militari-politiche degli anni 90 che gradualmente portavano verso lo smembramento illegale del Kosovo che e' la culla dell’ordinamento statale serbo – la prima potenza dei Nemagnici, la patria del Santo Savva Serbo. L’obbiettivo e' ben chiaro: frammentare gli slavi ortodossi, schiacciare la loro volonta' della vita quotidiana storica a pieno titolo, privarli del serio ruolo internazionale e finalmente e definitivamente inghiottire lo spazio postbizantino dal patronato atlantico.
Si puo' solo sorprendersi all’Europa incoraggiante il tipo del terrorismo piu' pericoloso cioe' il terrorismo a scopo di modificare i confini. Poiche' il programma della Grande Albania non e' completato con lo smembramento della Serbia ma perfettamente si puo' realizzarsi a conto degli altri vicinati dell’Albania odierna. Legalizzando consapevolmente guerriglieri albanesi, annunciando l’annessione del Kosovo tagliandolo dalla Serbia in modo assolutamente illegale, l’Occidente coltivo' la formazione islamica militante nel cuore dell’Europa. Un tale terrorismo non minaccia agli Stati Uniti d’America tanto remoti. Esso minaccia solo alla Russia e all’Europa Occidentale che e' la stessa dopo le tre generazioni diventera' a meta' islamica, nella quale i decenni degli Stati appena sopportano il proprio separatismo e lo sbilancio etnico e confessionale.
Sara' possibile che a Washington si pensi che l’amore verso l’America dei guerriglieri –musulmani albanesi salvera' l’America dall’antipatia verso il mondo islamico che conta molti milioni? Questo e' uno degli strumenti di rimpiazzo della Russia dal Bacino Mediterraneo e dal Mar Nero cioe' lo spostamento forzato della Russia al Nord-Oriente dell’Eurasia, dai mari che ne hanno fatta la Potenza di un tempo. L’Occidente crea sui resti degli slavi un impero nuovo col confine balcanico e per loro questo scopo giustifica i mezzi.
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Sarebbe ingenuo e irresponsabile dare consigli ai serbi nella loro posizione odierna. La politica e' l’arte del possibile. Questo, tuttavia, come un minimo presuppone il sapere di riconoscere le intenzioni vere e proprie del mondo che ci circonda. Nel momento di una scelta storica per la Serbia e della sua identita' serba si vuole ricordare le parole di un filosofo-emigrante russo Ivan Ilin: “Con qualsiasi Stato avessimo relazioni internazionali lo dobbiamo misurare sobriamente e acutamente con una misura delle sue simpatie e intenzioni verso la nostra organizzazione statale e non aspettare la salvezza da un conquistatore, da uno smembratore – l’aiuto, da un corruttore religioso – ne' alcuna compassione tanto meno la comprensione, da un rovinatore – la benevolenza e da un diffamatore – la verita'”.
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