L Interprete dei sogni

L’Interprete dei sogni
Åëåíà Ñåðåáðîâñêàÿ-Ìèëüîðè
Interprete dei sogni romanzo
Capitolo 1

 
In quel periodo non facevo ancora dei sogni... no... probabilmente, li facevo... ma erano sogni diversi, cioe’ veramente diversi. Erano i tipici incubi infantili e altre sciocchezze, create dal cervello in fase di crescita. In quei primi anni memorizzavo piuttosto la realta’ che i sogni.
Tornando alle origini delle cose, alla nascita del proprio ego, quando si inizia a sentirsi un essere umano, le mie memorie per lo piu’ consistevano nelle perdite e nelle delusioni. In che modo una persona riesce a formare i suoi ideali essendo ancora in tenerissima eta’, appena inizia a pronunciare poche sillabe? Ma un piccolo, invece, praticamente nasce con le proprie idee sul cosa e’ il meglio, e poi man mano che vive affronta delusioni e perdite... perdite e delusioni....
     Cio’ che prima di tutto mi viene in mente quando torno ai miei ricordi di prima infanzia e’ la nostra casa in pietra a due piani, veramente grandissima (mi sembrava cosi’ all’epoca?). Aveva anche una soffitta con tantissimi annessi che non mi faceva nessun impressione di carattere romantico, nonostante tutte le descrizioni letterarie delle soffitte abbandonate.
Mi capitava di salirci per frugare nelle cassette piene di polvere e aprire le vecchie scatolette scrostate. ma in quei momenti non sentivo altro che noia. Una volta, pero’, avevo trovato nel vecchiume un’immagine antica, schiacciata e quasi priva dei colori originali. Era un angelo con delle grandissime ali piegate dietro. Guardava dietro alla sua spalla senza nessun espressione del viso. Questa raffigurazione mi ha colpito. Mi sembrava che stesse guardando su di me, solamente me. ..
Questo pezzo di carta me lo portavo sempre dietro, rimettendolo da una tasca all’altra. Alla fine l’immagine si e’ spezzata completamente ed e’ sparita nelle pulizie della mia camera.

        Mi viene in mente che nella maggior parte dei casi avevo dei contatti solo con mia madre – una donna alta e magra con il viso dai lineamenti fini che aveva sempre un’espressione dell’attesa che accadesse qualcosa di brutto. Deve succedere qualcosa, qualcosa di bruttissimo, ... da un momento all’altro... Lei lo sa di certo, le persone che non lo vedono non sono altro che ciechi... Le nostre relazioni tipiche stavano nella serie di commenti di questo tipo:

«Mikhail, mettiti una ciabatta… », - perche’ sempre al singolare?; «…Va immediatamente letto…» Detto senza preposizione, perche’ le sue proposizioni non prevedevano controproposte.... ; " …Fa’ quello che era previsto per oggi e prima di andare a letto prega per la salute dei tuoi genitori...". Da chi «previsto per oggi"?... Sicuramente dalla mamma... Nessun altro poteva “prevedere qualcosa per oggi”. nessuno si interessava PER NIENTE della mia vita: ne’ i miei due fratelli ne’ le mie due sorelle che erano tutti quanti piu’ grandi di me.
No, non era proprio cosi’... la piu’ grande delle mie sorelle... ma di quella cosa strana che riguardava mia sorella, parliamo un po’ piu’ tardi.... Il padre lo vedevo raramente, sempre di sfuggita, come se fosse una specie di miracolo,.. non provavo nessuna emozione nei suoi confronti... come daltronde anche lui non provava niente per me... Pero’, no, cosa dico... c’erano dei momenti che hanno colpito la mia psiche infantile non nel migliore dei modi...
Per esempio una volta: era tornato a casa di notte alta e per non far svegliare mia madre che aveva chiuso la porta d’ingresso con tutte le serrature e catene possibili e immaginabili, era salito su un albero disposto vicino al balcone della mia camera e aveva iniziato a bussare nel vetro. Per non farmi spaventare (una persona sconosciuta di notte sta bussando nel vetro della porta) grattava il vetro e miagolava... Il mio povero padre che ragionava in questa maniera: il bambino sentira’ il miagolio del gatto e si avvicinera’ alla porta, scorgera’ il proprio padre e provera’ una gioia. Penso che possiate immaginare il mio stato d’animo nel vedere una silouette nera nel chiarore della luna che cercava di aprire il mio balcone miagolando?! La storia si ripeteva di tanto in tanto... ed io non riuscivo mai ad abituarmici... Quando io, dopo essermi ripreso dallo choc e aver sentito le solite bestemmie di una persona umana, stavo per aprire la porta del balcone, lui mi dava una manata edificante sulla spalla come se mi volesse dire che dovevo prendere esempio dal padre e mi dava sempre qualche pensierino, una caramellina o una gomma...
Nei giorni normali il mio Genitore si alzava di buon ora e cercava di sfuggire agli sguardi di tutti. Adesso i suoi tentativi mi sembrano vani, siccome nessuno degli abitanti della nostra grande e strana casa lo considerava.
Adesso dopo tanti anni la vedo “strana”perche’ noi tutti ci trovavamo uniti non per il desiderio di starci insieme, ma solo perche’ eravamo costretti a vivere tra queste mura che da tanto non vedevano i lavori e non ci sentivano anche parlare....
Facendo i suoi bisogni mattutini, mio padre trovava il modo per non accendere la luce, preparandosi ad uscire di casa molto in fretta e in pieno silenzio. Lo vedevo camminare quatto quatto nel corridoio, non faceva nessun rumore sul tappetino peloso, strada facendo abbottonava la sua giacca. Chiudeva dietro di se la porta senza far rumore, girava la chiave per una volta e si dimenticava subito e per sempre della vita familiare... fino alla sera tardi...
Lo guardavo scendere dal terrazzino, si appoggiava sul parapetto per non far cigolare i gradini traballanti che gia’ da tanto richiedevano uno strato di vernice senza pero’ nessun successo. Le finestre della mia camera davano sullo stesso lato della casa e spesso mi svegliavo da uno scricchiolio nel corridoio e dalla tenda semiaperta osservavo mio padre scendere nel mondo pieno di peccati dal nostro “angolo santo”.
…..In questa maniera comunicavo per lo piu’ con mio padre…
Dalla mia finestra si poteva ammirare inoltre la parte opposta della strada e spesso ammiravo la gente che si affrettava andando a lavorare. Quasi ogni mattina contemplando questo paesaggio vedevo sempre una piccola monaca affrettarsi per i suoi santi bisogni. Aveva dei piedi lunghissimi nelle ciabatte ridicole, con i quali faceva dei piccoli passi, portando un minuscolo corpo vestito di nero. Per tantissimi anni l’ho incontrata per le vie della nostra citta’ e devo ammettere che non cambiava proprio per niente. Era sempre piccolina, insignificante e che si affrettava per i suoi numerosissimi affari, solo il suo visino diventava sempre piu’ secco e abbronzato come se nella sua cella brillasse sempre il sol cocente. Mi ricordava sempre una foglia tardiva dell’albero che stava crescendo sotto la mia finestra. Come se una foglia si fosse staccata da un ramo e girata dal vento di autunno non avesse voluto mai posarsi tranquilla sotto i piedi dei passanti, come fanno migliaia di altre foglie. Non vuole mai credere che il suo destino e’ quello delle sue compagne, nonostante tutti i tentavi di rimanere attaccata all’albero oppure salire insieme col vento sulla terra implacabile...

   In questo periodo dei miei ricordi contingenti, avevo non piu’ di sei o sette anni ed ero il minore tra i miei due fratelli e le mie due sorelle. Questo periodo, chiamato per sbaglio l’infanzia, si e’ impresso nella mia mente come un’umiliazione continua da parte di tutti della mia piccola personalita’. Saro’ stato troppo sensibile?
Il mio fratello medio Afanassy e la minore delle due sorelle Elisabetta avevano la fama di due monelli e birichini. Il loro svago preferito era chiudermi – un piccolo bambino piagnucolante – nella mia propria camera. Dalla parte di fuori la porta veniva ingombrata con qualche cosa pesante e io spesso non riuscivo a liberarmi dalla mia prigione per delle ore. Mi ricordo di stare seduto sul pavimento nudo, spostando apposta uno spesso tappeto di lana, rincalzandovi sotto i piedi intirizziti dal lungo sedere sulla superficie dura. Piangevo a dirotto come piangono solamente i bambini, senza coprire il viso con le mani e rovesciando la testa all’indietro. Come se mi seguissi da parte con gli occhi di una persona compassionevole e per impietosirla ancora di piu; mi sobbalzavo un po’ con tutto il corpo, rallentandomi oppure facendo le convulsioni piu’ frequenti, cercando con tutte le mie forze di morire... per dispetto... Ma il mio organismo giovane e forte, vigliacco, non pensava proprio per niente di spirare, anzi, passato un po’ di tempo, cominciava a esigere, traditore, o il cibo o da bere o un’altra cosa al contrario... Le lacrime si seccavano vergognosamente presto ed io iniziavo a bussare alla porta.
Se mi liberava mia madre, ero certo di ricevere qualche cazzotto. La mamma copriva la mano con il polsino del suo vestito lungo, tenendolo con le sue dita lunghe e secche e picchiava il mio scarso sedere con un ossicino dell’interno del polso. E facendolo annuiva con il capo, assolutamente fuori del caso. Se uno non vedeva quello che succedeva di sotto, guardando il suo viso poteva pensare che io le stessi rispondendo con un gran piacere una lezione ben imparata a memoria e che lei era molto contenta della mia risposta...
Solo la mia sorella maggiore di nome Gianna era l’unica che mi consolava sempre in questa casa pazza di cui tutti noi eravamo gia’ stufi. In quel periodo aveva appena compiuto sedici anni. Nei momenti del mio dolore si metteva coccoloni di fronte a me, mi asciugava il viso con il lembo del suo vestito che all’epoca mi sembrava molto di moda e diceva le parole piu’ dolci che potessi mai immaginare: "Non piangere, piccino... ti voglio tanto bene... sei un bravo bambino… (la madre invece diceva spesso stizzita: "...sei cattivo, prima di colazione non ti sei lavato le mani...")
… Hai degli occhietti cosi’ intelligenti... diventerai il piu’ intelligente di tutti noi..." In quel momento i suoi bellissimi capelli dorati sparsi per le spalle toccavano il pavimento, i suoi chiari occhi affettuosi brillavano di una tranquilla luce eterna... Dalle sue mani usciva un leggero profumo di cannella...Era come... UN ANGELO! Io la adoravo...

Due anni dopo il periodo sopra descritto, se mi ricordo bene, Gianna spari’... Era andata con un giovane, per me frivolo e antipatico, a trovare i suoi amici in una casa di campagna...
… Non l’ha rivista piu’ nessuno...
Proprio da quel momento iniziano degli avvenimenti inspiegabili nella mia vita ulteriore… Pero’ e’ anche possibile che solamente io li vedevo in questa maniera, trattando i momenti dozzinali come quelli abnormi. Chi conosce i limiti della “normalita’”?
Non sono arrivati alla destinazione... E’ sparito pure il compagno dinoccolato. Non so se i suoi parenti l’hanno cercato o meno. Ero ancora troppo piccolo per capire tutti i dettagli di cio’ che stava succedendo. Mi ricordo soltanto che circa un anno dopo la scomparsa di mia sorella, la madre ha finalmente annunciato che Gianna era morta... e bisognava rassegnarsi. Anche se tutti mi sembravano rassegnati gia’ da tempo... tutti, tranne me....
Non la credevo morta, la aspettavo, come aspettano i bambini, nel modo testardo negligendo i fatti.
 La cercavo dappertutto, di giorno, ma chissa’ perche’ soprattutto di notte. Mi spiegavo sul pavimento una vecchia mappa tutta buchi e nella luce del fanalino per l’ennesima volta ricostruivo il percorso che poteva aver seguito mia sorella in quel viaggio nefasto. E mentre dormivo, sognavo quasi ogni volta la mia adorata Gianna che entrava volando nella mia camera... bella, affascinante con i suoi capelli di seta tutti sciolti... in un vestito di seta bianca che indossava nel momento in cui l’ho vista per l’ultima volta, prima che lei fosse partita per il suo viaggio infinito...
   
        Una volta, svegliatomi di mattina dai miei soliti sogni, ho trovato vicino al mio lettino basso, tra le mie vecchie pantofole di feltro, una penna bianca. Era lunga e liscia con dei peluzzi morbidi.
Sicuramente!! E’ stata LEI... GIANNA!!. E’ lei che ha perso questa bellissima penna argentata!... E’ diventata UN ANGELO... La penna e’ caduta dalla sua bellissima ala leggera mentre la ragazza celeste volava sopra di me nel cuore della notte!... Lei tutelava il mio sonno... Io sapevo che lei  sarebbe tornata e che non mi avrebbe abbandonato... GIANNA….
Cos; ho deciso dentro di me e credevo nella magia del mio artefatto come nella mia propria vita. A colazione ho annunciato a tutti che cosa avevo ritrovavo e che cosa ne pensavo. Affanassy e Lisa mi prendevano in giro con tutte le loro forze. Hanno definito la PENNA, la PENNA-dell’ANGELO – una penna di gallina,… e la madre, dopo aver esaminato il mio adorato oggetto, ha confermato che era un frammento della coda del nostro gallo Stepan. Gli restava solamente di dire che erano le penne della gatta di Lisa di nome Marussia che spesso volava per l’aria grazie all’aiuto di mio fratello Afanassy. ...No! NO...!! E’ quella... La penna dell’ala dell’ ANGELO... di Gianna... ...Non ne avevo il minimo dubbio. Tenendo il mio tesoro con le due dita per la sua base, correvo per la stanza, cercando di volare per l’aria... Sorvegliavo la mia ritrovata come un occhio della testa….Piu’ tardi, pero’, la penna e’ sparita in un giorno nero per me.
Ma mentre il mio miracolo era con me, correvo tenendolo in mano per tutta la casa, il che dava fastidio soprattutto al mio fratello maggiore Giaccone. Certamente lo chiamavo Giaccone tra me e me, il suo vero nome era Eugenio ... ma questo al secolo... E un altro ancora – Fiodor.
Giaccone ha fatto una lunga strada per ottenere questo nome: dapprima ha cominciato a seguire fedelmente tutti i riti religiosi, si e’ battezzato, e’ diventato novizio e alla fine si e’ deciso a farsi monaco ed entrare in un monastero. All’epoca non mi intendevo un gran che in coerenza di questi sacramenti, e a me non m’importava piu’ di tanto se mio fratello era gia’ diventato monaco oppure si preparava solo a diventarlo.
Ognuno di noi aveva nella casa una propria camera. Anche il fratello maggiore possedeva una piccola cameretta al secondo piano della nostra grande casa famigliare. In questo rifugio sia spirituale che fisico di mio fratello ho visto una cosa che ha lasciato un’impronta su di me, come su una persona in via di sviluppo e di conseguenza sulla mia eventuale vita adulta... Le finestre della camera di Giaccone davano sullo stesso lato di casa che le mie...Quando il padre Fiodor stava a casa, si chiudeva nella sua “cella” e pregava e pregava praticamente dalla mattina fino ad alta notte. Anche se si trovava spesso in casa, lo vedevo solo di sfuggita, mentre andava per il corridoio dalla camera al bagno o viceversa... Nella maggior parte dei casi mangiava a parte e come diceva all’epoca mia madre:
«…mangiava solo il cibo magro - chicchi di grano oppure una specie di polenta...»… oppure rimaneva a digiuno...Quando passava per il lungo corridoio all’interno della casa che collegava le nostre camere con gli spazi comuni, le falde delle sue vesti nere ondeggiavano da tutte le parti, i capelli non ancora tagliati, sparsi per le spalle, sventolavano come se ci fosse un vento invisibile.
E allora mi sembrava che da un momento all’altro dovesse accadere un miracolo... Lo aspettavo sempre, ma allo stesso tempo ne avevo una gran paura. Il padre Fiodor, cioe’ Giaccone, mi dava sempre delle occhiate lunghe e fredde, se capitavo sulla sua strada... No, non e’ proprio cosi’ – lui non mi guardava... guardava sempre attraverso di me. Nel suo sguardo c’era solo un biasimo ...indifferenza... un’indifferenza assoluta... fredda come un deserto di notte... Come se si stesse guardando nell’Inferno, impersonato nel mio viso...Avra’ combattuto con una laica tentazione di darmi un paio di semplici scapaccioni terra terra... In quei momenti mi sentivo un peccatore senza perdono. I miei corti sette anni diventavano una catena ininterrotta di sette peccati mortali.
Mi sembrava a volte che bastasse guardare con un po’ di attenzione alla mia ombra e avrei visto di sicuro sulla mia testa un paio di bei piccoli corni.
Una volta mi son messo un po’ di coraggio, e incontrato per l’ennesima volta Giaccone nel nostro lunghissimo corridoio, gli ho chiesto con un fil di voce di pregare per Gianna... Avra’ delle difficolta’ adesso e aspetta il nostro aiuto... A questo punto il nuovissimo fratello Fiodor ha messo una mano sulla mia testa, con un’altra mano ha sollevato il mio viso per il mento ed ha scosso la sua testa “appesantita dal nimbo”, come se mi fossi fatto pipi addosso, maco se mi fosse stato proposto di utilizzare il vasino per tale scopo! Dopo di cio’ il servo di Dio si e’ allontanato lentamente e la sua tonaca sventolava ancora di piu’ al vento sconosciuto e la testa era sollevata piu’ che mai come se avesse paura di perdere il suo pesante “splendore della santita’”.
Non sono riuscito a capire allora se avrebbe poi pregato per Gianna o meno... Pero’ ne avevo sempre una speranza, siccome tutte le notti la sua piccola camera era sempre illuminata alla grande.
“...Lui prega per noi altri, peccatori,.."- ripeteva sempre la madre, e nessuno aveva il coraggio di infastidire Giaccone nel suo rifugio, ne’ di giorno, ne’ soprattutto di notte.;"Come fa a resistere una notte intera sui ginocchi?” – pensavo io essendo convinto che si potesse pregare solo in questa posizione. Ho cercato di mettermi sulle mie ginocchia appuntite e che erano tutte graffiate e rimanere in questa posizione almeno per alcuni minuti. Le giunture mi hanno quasi subito fatto un grandissimo male e nessun peccato al mondo mi avrebbe fatto continuare questa punizione.
Quindi, nostante tutto, provavo una vera e sincera ammirazione nei confronti di mio fratello maggiore anche se non riuscivo mai a capire i suoi sguardi in silenzio pieni di rimprovero Avra’ compianto tutta l’umanita’ nella mia persona?...
In una delle notti, cosi’, quando la casa finalmente si fu addormentata dopo che il mio fratello medio e mia sorella Elisabetta erano andati ognuno nella propria stanza, soddisfatti di una nuova serie di porcherie personali nei miei confronti – questa volta ognuno degli angeli, dipinti nel mio libro preferito ha ricevuto un paio di corna – in una delle notti cosi’ sono rimasto sconfitto dalla mia curiosita’.
Ho girato per un po’ nei pressi della camera del mio fratello maggiore, ho provato a guardare nel buco della serratura, ma alla fine mi son reso conto che attraverso quella non sarei riuscito a vedere niente, a parte la luce acceccante del lampadario. E allora, mi ricordo mi e’ venuta in mente un’idea straordinaria e cioe’ di guardare nella finestra del Monaco per capire come fa questa persona santa a stare sulle ginocchia, pregando per i nostri peccati mondani?
La finestra del padre Fiodor si trovava giusto vicino al mio balconcino. Mettendomi in piedi sul parappetto e attaccandomi con le mani alla tettoia sopra la sua finestra semirotonda e allungando al massimo sia il collo che il viso, sicuramente si sarebbe potuto vedere qualche cosa… Restando nel mio lettino, fatto con le lenzuola vecchie ma ancora bianche, lottavo sia con quest’ottima idea che col sonno fino alle tre del mattino.
Mi sono memorizzato molto bene questo momento. Un grande orologio in legno a pendolo che dava fastidio a tutti i famigliari e di cui di certo nessuno di noi aveva un gran bisogno proprio in quel momento ha suonato l’ora. Quest’orologio strideva e si lamentava cosi’ che lo si potesse sentire in tutta la casa, cercando di attrarre l’attenzione di qualcuno. Viveva la propria vita ordinata come ognuno di noi all’epoca…
Sentendo quel rintocco io senza mettermi addosso qualcosa sul pigiama sono scappato nel corridoio. Dopo aver controllato che nella camera di mio fratello c’era sempre luce, mi sono subito messo alla realizzazione del mio progetto.
Sono tornato in fretta nella mia cameretta, sono andato sul balconcino….. Era buio pesto e non si vedeva nel cielo nemmeno una stellina…La natura sembrava immersa nel silenzio assoluto. Anche il nostro stupido cane rimbambito dalla vecchiaia, il cane che ogni notte abbaiava proprio alla grande in cerca di confermare la propria utilita’.  di giorno chiaramente dormiva di un sonno tranquillo e profondo, anche il cane non ha nemmeno abbaiato.
Dopo essermi guardato intorno, io quasi quasi ho perso la mia posizione, pero’ mi sono agganciato giusto in tempo alla sporgenza nel muro in mattoni della nostra casa, il nostro nido familiare… Cambiando spesso le mani ho raggiunto in poco tempo il pensilino in ghisa che era un po’ in rilievo rispetto alla finesra ben illuminata di mio fratello maggiore… Mettendomi in punta di piedi, mi sono allungato al massimo… Come avevo supposto sulla finestra del Monaco non c’erano delle tende anche di notte… “non ha niente da nascondere dai laici”.
Nel primo secondo del guardare nella cella da pregare, ho solo socchiuso gli occhi dallo splendore della luce. Nel primo momento mi e’ sembrato addirittura che non c’era solo un lampadario ma come minimo una lampada ancora per ogni angolo… Poi ho osservato di nuovo l’interno povero della cella di uno che pregava senza fine per noi… e piu’ ci guardavo dentro, piu’ i miei occhi uscivano fuori dalla testa, spalancandosi al massimo.
Ho socchiuso gli occhi e li ho riaperti di nuovo… Cio’ che ho visto nella camera di mio fratello mi ha colpito cosi’ tanto che tutto il mio corpo si scuoteva come dal vento forte… Mi mandava dal freddo al caldo e viceversa, un’onda appiccicosa si e’ alzata dalle calcagna fino alla nuca, nella quale e’ entrata con migliaia di aghi…Le dita si sono staccate dal pezzo di metallo freddo, le gambe si sono piegate … e…
Sono caduto di brutto su un’aiuola con le povere begonie che servivano forse solamente per i bisogni dei cani dei nostri vicini…

...Sono caduto giu’ senza fare un gemito. Sono stato fortunato inoltre – il posto della mia caduta non era ne’ cementato ne’ ricoperto dei mattoni spaccati...Me la son cavata con una gran escoriazione sanguinante sulla spalla, la contusione di tutti e due gomiti e una gamba rotta.

Il medico e’ venuto a trovarmi il giorno dopo che mi avevano trovato di mattina presto sdraiato e piagnucolante sotto il mio balcone. Quasi sbadigliando ha annunciato che le cose sarebbero potute andare molto peggio.
       L’esculapio sbadigliava e fregava gli occhi rossi e gonfi con le ossicine degli indici, mi e’ sembrato in quel momento che l’avrebbe di piu’ rallegrato vedere il mio cadavere freddo – un morto non ha bisogno di essere ingessato. Il mio corpo mi faceva cosi male che non ho fatto neanche in tempo ad inventare qualche leggenda per discolparmi. (Come mai sono capitato di mattina su un mucchio di fiori non sarchiati e con i miei gemiti scatenati ho svegliato mia madre prima della sua solita ora?..)
Per me hanno risposto gli adulti:
Lui, mamma, e’ andato a prendere la sua stupida penna di gallina (- non di gallina!... non di gallina! Di ANGELO!!!) – ed e’ caduto, - ripeteva in continuazione la Lisa maledetta.
La gettava giu’ dal balcone, saltava come uno scimmiotto ed alla fine e caduto giu’ pure lui… - confermava il cretino di Afanassy.
La mamma si limitava a scuotere tristemente la testa, ugualmente come lo faceva quando e’ sparita Gianna in silenzio e senza mai smettere… Ed era la cosa piu’ ripugnante.

… Non la vedro’ mai piu’…
Proprio allora, dopo questi avvenimenti, tragici per me che hanno sicuramente influenzato la mia vita, la penna e’ sparita… Ed era una parte dell’angelo, una parte della mia bellissima sorella!
Ero convinto che la penna era stata rubata dai miei buoni parenti che l’hanno anche bruciata.
Ma non questa era la mia memoria piu’ terribile…
Il mio obiettivo piu’ importante in quel periodo era, andando con le stampelle, rimanere sempre non visto da Giaccone… Quando lo vedevo da lontano che mi andava incontro mi infilavo, se c’era questa possibilita’, nella prossima porta aperta. Se nei pressi non c’erano delle porte aperte, facevo un giro e tornavo indietro senza concentrarmi troppo su che cosa ne potesse pensare Giaccone soprattutto perche’ anche lui stesso non dimostrava tanta voglia di vedermi.
Ma quando ci trovavamo tutti e due nella nostra sala da pranzo, uniti allo stesso tavolo, e cio’ accadeva come minimo una volta la settimana, mi sentivo addosso il suo lungo sguardo, freddo e minaccioso.
Ma se si accorgeva che anch’io lo stessi guardando, volgeva lo sguardo altrove. Quando lo guardavo, arrossivo preso dal terrore e dalla vergogna – mio fratello sapeva tutto!!.
Lui sapeva perche’ ero caduto giu’ dal balcone… lui sapeva che avevo visto tutto ed avevo capito tutto. Fra uno-due giorni il padre Fiodor doveva lasciare per sempre la casa paterna e tutti gli auguravano una grande fortuna sulla strada del servizio a Dio. Il suo aspetto maestoso dimostrava tutta l’importanza della missione e gli occhi come due fuochi erranti brillavano di luce fosforica.
Mi ricordo come mio fratello scendesse dal nostro nido familiare – “casa del peccato”:
Scendendo dal terrazzino d’ingresso con tutto il suo aspetto, dimostrava di essere pronto di scacciare i mercanti dal tempio, di far provare il pentimento a quelli che non volevano pentirsi e trasformare nei porci i non fedeli...
Era assolutamente pronto a fare i sacrifici ed i sacramenti e andava via per non tornare piu’ alle cose mondane e all’aspetto mondano.
Mi ricordo che mio padre, incoraggiatosi, aveva guardato di sfuggita sua sposa ed aveva mormorato con la voce rauca di essere molto contento della scelta di suo figlio. Pero’ voleva sapere se aveva pensato bene prima di prendere una decisione di tale importanza perche’ e’ sicuramente meglio essere una buona persona mondana che un cattivo prete. Mi ricordo bene che tutti i famigliari l’avevano guardato meravigliati, visto che le sue parole erano assolutamente fuoriluogo. L’occhiata di mia madre era stata,invece, spietata, piena di odio e anch’essa meravigliata come se avesse visto un oggetto non animato parlare con la voce umana.

... Circa cinque anni dopo il frate Fiodor, cioe’ mio fratello Eugenio e’ tornato indietro... cioe’ alla casa paterna.
I suoi capelli unti, arruffati e privi di colore arrivavano fino alla vita. Il vestito che lo copriva era tutto completamente sciupato, la pelle sulle mani e sui piedi nudi si era arrossita dal vento ed era coperta di piccole crepe con i lembi che si stavano squamando, dall’angolo della bocca usciva in continuazione la saliva...
Si potrebbe dire che il padre Fiodor “si e’ presentato”, ma cio’ risulterebbe una pura bugia...
Anzi l’hanno portato sotto braccio i due vecchi. Non saranno stati vecchi, chi lo sa, ma a me mi son sembrati cosi’. Il terzetto veniva accompagnato dal nostro vicino Nikolay, anch’esso un monaco...
Da quello che ci ha raccontato il vicino, sono venuto a sapere che Giaccone era fuori di se’ gia’ da tempo...
Risultava che il padre Fiodor era impazzito e di conseguenza gia’ da quattro anni stava girando il mondo fino al momento di essere riconosciuto dal menzionato vicino, Geremia, da monaco.
Prima di farsi monaco, il nostro vicino Geremia viveva di fronte alla nostra casa in un’altra casa altrettanto vecchia. Si vedevano veramente di rado con mio fratello e non erano per niente amici. Ma il destino li ha fatti incontrare in questo modo strano lontanissimo da casa perche’ uno sarebbe diventato un accompagnatore dell’altro e poi sarebbe di nuovo sparito almeno dal mio campo visivo...
Per il momento invece stava qui con noi seduto ad un lungo tavolo di quercia, vicino ad un grande e “panciuto” samovar elettrico, si identificava in un amico e spiegava la storia delle sue osservazioni:
- Sicuramente sapete, - diceva lui,- leccandosi i baffi, insudiciati di dolce latte condensato e masticando un’ennesima frittella gonfia, - il padre Fiodor era un predicatore per grazia divina... Io personalmente andavo sempre fiero del mio amico... E’ la pura verita’... Sicuramente ne avete sentito parlare, anche se voi stessi non foste stati i frequentatori assidui delle messe, faceva delle prediche brillanti (una frittella nel frattempo si stava buttando nel latte condensato)... Non mi crederete, ma durante le sue prediche ne prendevo gli appunti e mi piacerebbe citarle durante le mie messe, DIO MI FACCIA TESTIMONE!
 La parola “testimone” detta da lui mi e’ sembrata proprio strana. E l’ospite stesso mi e’ sembrato una specie di giudice con la sua parrucca bianca incipriata con un gran martello in mano, con il quale batteva la cattedra pronunciando: “Il prossimo testimone e’ Dio!”

Nel frattempo il narratore continuava, calmatosi un po’:
- Il padre Fiodor diceva ai suoi parrocchiani: “Figli miei! Siete figli di DIO! Siate coraggiosi nelle vostre aspirazioni... puri nei vostri pensieri!!... Una frittella va in panna acida e poi salta in bocca. In questo momento una gran goccia del latticinio e’ capitata sulla barba del parlante ed e’ rimasta laggiu’, una pura goccia bianca come conferma dei pensieri puri di padre Geremia stesso...

…Non abbiate paura della vita nei vostri cuori... non abbiate paura della morte! Non ha potere sui figli di Cristo!!” Cosi’ predicava il padre Fiodor.
A questo punto sono riuscito a vedere attraverso la porta semi aperta della sala da pranzo che il narratore era stato preso da un attacco di singulti. Mia madre in pieno silenzio gli ha dato un bicchiere d’acqua. Geremia l’ha svuotato di colpo e ha fatto una smorfia. Sembrava che avesse preso una bevanda a cui non era abituato.
- Nei primi tempi il mio fratello spirituale, - stava continuando la guida di Giaccone, - nelle sue prediche, si limitava a dimostrare che non aveva paura della morte con i metodi come diceva semplici e chiari ai parrocchiani. Per esempio iniziava a ridere troppo allegramente, poi si metteva sdraiato sul pavimento di legno e si picchiava nel petto... Era abbastanza strano, pero’ non faceva venire dei timori a nessuno. Poi si metteva con una gran passione a esporre il suo pensiero fondamentale…  Il padre Geremia continuava il suo racconto, abbandonatosi sullo schienale della sedia senza smettere per un secondo di masticare la nostra povera cena.
“-…Signori, voi che entrate nel tempio della vita! – cosi’ diceva il disgraziato padre Fiodor-“Signori, non pulite i piedi vostri strofinandoli a quelli che sono sdraiati sulla soglia di questo tempio!!;…Stando sdraiati non vi possono rispondere. Fate la battaglia con quelli invece che vi possono rispondere e non hanno la paura di dare la risposta! Quelli che vi augurano la morte – ne abbiano paura loro stessi!!E voi, non abbiate paura della morte!! Cosi’ diventate immortali... E questo vuol dire - invincibili!!!  AMEN! LANCIATE la vostra sfida alla MORTE stessa!! E a quelli che ve la augurano! NOI non abbiamo paura della MORTE!! Non abbiamo paura di nessuna delle sue cattive manifestazioni!! Ripetete dopo di me, FRATELLI e SORELLE: NON ABBIAM PAURA DELLE INSIDIE MORTALI DEL DIAVOLO!! NON ABBIAM PAURA... NON ABBIAM PAURA... NON ABBIAM PAURA!.Cosi’ predicava il vostro figlio, al secolo Eugenio... Mi ricordo a memoria tantissime delle sue prediche... .
Lo sentivo e mi meravigliavo, perche’ mai diceva che la morte non e’ altro che “insidie del diavolo”.Quest’affermazione mi sembrava proprio sbagliata. Avra’ confuso qualcosa questo strano Monaco affamato? Immerso nelle sue memorie che stavo origliando senza nessuna vergogna, lo posso ammettere, l’amico del nostro povero Giaccone sudava come una bestia: vedevo bene come una gran goccia di sudore stava scorrendo per la sua fronte liscia e sporgente riflettendo nel modo rovesciato tutto cio’ che era intorno…
Mia madre era seduta tutta dritta col mento in su e di tanto in tanto faceva un piccolo inchino con la sua testa con un chilo di pomata sopra, incoronata sulla nuca con un gran nodo di capelli pettinati nel modo piu’ che complicato. Non mangiava niente, ma ho notato che seguiva con gli occhi ogni frittella, messa in bocca dal padre Geremia. Perche’ lo guardava cosi’? E’ poco probabile che si trattasse d’avarizia. Sara’ stata una cosa meccanica? O senno’ stava comparando il valore dell’informazione ricevuta con le spese subite…
Il padre lo ascoltava distratto. Lo vedevo di spalle e mi sembrava tutto ammorbidito...
D’altronde essendo a casa con la sua famiglia di cui era stufo gia’ da tanto, sembrava sempre cosi’, uguale alla sua giacca sciupata, sporca e non stirata, probabilmente mai portata in tintoria.
Il padre cercava di non sbadigliare, gettando di sfuggita delle occhiate sulla madre. Faceva delle smorfie orribili ma non perche’ era arrabbiato, ma perche’ semplicemente ceracava di non addormentarsi…
- Circa sei mesi dopo, - continuava il padre Geremia, - adagio adagio l’atmosfera delle prediche del disgraziato ha iniziato a trasformarsi e poi, per cosi’ dire, ha ottenuto una aspetto proprio strano… Pero’ continuava a parlare con un grande ardore dei nemici con cui bisogna combattere senza aver paura della morte…
Sicuramente il nostro piu’ gran nemico e’ il Satana e il padre Fiodor impiegava tutte le sue forze per vincerlo… Diceva spesso ai laici che non devono aver paura del diavolo e delle sue insidie... E proprio a quel punto il padre Fiodor faceva delle cose strane ma comunque molto azzardate… Inizialmente si arrampicava sulla cattedra sollevandosi sopra i “peccatori” per far vedere alle “pecore di Dio” che non aveva nessuna paura ne’ della vita, ne’ della morte. Le sue scarpe nere, lucidate per bene, in quel momento battevano sulla superficie della cattedra una melodia di una ossessionante canzoncina per i bambini.
Ma anche questo non era ancora strano per noi…
- …. Ma negli ultimi tempi… - continuava il padre Geremia, mettendo in un sonno profondo il mio genitore. - ... negli ultimi tempi, con le parole: «...non abbiamo paura di Satana... Satana, Satana...», lui, Beato padre Fiodor, alzava il lembo della tonaca nera, voltandosi ai parrocchiani col dietro del suo involucro umano,... e dimostrava con un gran entusiasmo il suo... per cosi’ dire... sedere di monaco....A questo ricordo non si capisce bene perche’ il padre Geremia ha socchiuso gli occhi ed ha fatto il gesto di inghiottire qualcosa di invisibile, leccandosi meccanicamente le sue labbra piene e dolci, sporcate dei doni divini...;Stavo nel corridoio, seduto su un giaciglio vecchio e pezzato, ficcato in un angolo all’entrata nella sala da pranzo che non si vedeva dietro a una persiana in sughero. Stavo seduto li’, coprendo la bocca con la palma della mano... sul serio la tenevo coperta, avendo la paura di mandare un grido di meraviglia... Non ho sentito tutte le ultime frasi – il destino proteggeva l’immatura psiche infantile. La mia immaginazione mi dipingeva questa orribile scena, descritta dall’ospite nel modo caricaturale... vivo....La scena mi faceva paura e mi faceva schifo. Di tanto in tanto gettavo le occhiate sul soffitto in attesa del tuono o di un lampo per colpirli per questo sacrilegio inaudito...
Ero un bambino credente. Non religioso. Dal punto di vista della chiesa saro’ stato anche un peccatore... Pero’ credente, sincero, ingenuo, pero’ di fede profonda...
All’epoca avevo un amico piu’ grande di me, un giovane monaco di una parrocchia vicina.
 Era sempre vestito in modo molto leggero ed era sempre molto cordiale, come se stesse calpestando un’altra terra e non sapeva quindi le difficolta’ della vita quotidiana. Ed io spesso mi rivolgevo a lui con le domande che straziavano la mia anima infantile. Le mie domande riguardavano, per esempio, il mio strano, per non dire di piu’, fratello Giaccone. Come puo’ accadere una cosa del genere con il servitore di DIO? Il mio grande amico non sosteneva mai questa conversazione, mi contemplava soltanto con i suoi grandi occhi brillanti e sorrideva… Ma una volta ha detto una cosa che all’epoca non sono riuscito a capire: “ Pensa a te stesso ed ai tuoi peccati e non fare altro...” Bisogna dire che ho riflettuto a lungo sulle sue parole – “Sara’ una cosa giusta pensare a noi stessi? In che senso dice “PENSARE A SE STESSI”? e cosi’ ho fatto alcune conclusioni per me ben determinate...
…tornando alle mie memorie posso confermare che allora non ha ne’ tuonato ne’ lampeggiato, … intorno c’era un silenzio quasi assoluto se non vogliamo prendere in considerazione un leggerissimo russare di mio padre, che di tanto in tanto si alternava con un leggero tossire con il quale mio padre cercava di uscire dal suo assopirsi. L’amico del povero predicatore nel frattempo continuava:-… la cosa piu’ meravigliosa in questa storia, cioe’ voglio ... voglio dire, e’ perche’ non abbiamo subito reagito nel modo giusto... cioe’... non abbiamo isolato il padre Fiodor per dar sollievo alla sua beata anima di monaco... e per far guarire il suo povero corpo.. proprio perche’... non sapevamo, non capivamo... Sia Iddio il mio testimone!..;Mia madre continuava a non reagire in nessun modo alle parole del narratore come se fosse uno psichiatra che ha davanti agli occhi un paziente ii cui discorsi strani non sono altro che un riflesso del lavoro della sua anima malata.
Il padre invece continuava a russare…;- ....Il fatto …ta    i…  que.., - continuava a masticare le parole il padre Geremia,  - … che ...i parrocchiani guardavano queste prediche animate in illustrazioni con una grandissima ammirazione. Ogni messa veniva sempre piu’ gente….Poi, come ho capito dal discorso lungo e noioso del nostro ospite, che nelle prediche di mio fratello e’ cominciato ad apparire sempre piu’ spesso il tema chissa’ perche’ dei danni che possono causare gli sciamani e gli stregoni. Ho memorizzato questo fatto perche’ mi era sembrato proprio strano l’inspiegabile odio del padre Fiodor per il culto delle lontani tribu’ africane ed asiatiche... Il padre Fiodor, continuava il narratore, sempre piu’ furioso, accusava certi stregoni di satanismo. Erano proprio loro colpevoli di tutti i guai dell’umanita’ e anche del maggiore di tutti, cioe’ dell’omosessualismo.
Come affermava il padre Geremia, all’amore maschile il predicatore prestava sempre un’attenzione particolare, non meno di una meta’ di tutte le sue prediche. Come diceva il testimone nei suoi discorsi dedicati a questo peccato si sentiva tutta la volutta’ dell’odio verso questo tipo di peccato. Nell’ultimo periodo della sua permanenza in parrocchia il padre Fiodor e’ stato preso di tanto odio verso lo sciamanismo  che gli ha dichiarato la guerra sacra... ed e’ andato in guerra in senso letterale della parola...
Cioe’ lui e’ sparito… dopo una predica di carattere molto razzista nella quale parlava dei paesi africani. Come dicevano i testimoni e come ci ha riferito il padre Geremia, il beato Fiodor ha preso un fagottino con chissa che cosa ed e’ partito per fare giustizia... e poi non l’ha rivisto piu’ nessuno fino a quel giorno di cui stavo parlando e che era rimasto per sempre nella mia memoria...
Anche all’epoca io, pur essendo ancora bambino, capivo perfettamente che mio fratello era uscito di senno e non per ischerzo. Come riusciva a predicare in questo stato compassionevole?! Pur essendo all’epoca ancora molto piccolo e immaturo ho analizzato come potevo cio’ che avevo sentito e cio’ che avevo visto in quella oscura notte della mia caduta nel modo figurale ed in quello letterato.  Dopo aver confrontato quello che ho sentito con cio’ che avevo visto prima, ho tratto una conclusione che mio fratello era impazzito gia’ da un bel po’.
Adesso dopo il suo scandaloso rientro in casa paterna,  il povero figliol prodigo rimaneva nella sua camera da letto in pieno silenzio come una povera triste pecorella. Un po’ piu’ tardi ha smesso definitivamente di uscire dalla propria cella anche per i semplici bisogni che faceva la’ dentro, utilizzando una secchia messa dietro al paravento. Pero’ la parola cella, come lo capivo anche all’epoca non era una definizione giusta per la sua abitazione . E non era la colpa del paravento in tessuto che mascherava una secchia che serviva da toilette,ma delle immagini che c’erano sulle pareti della camera del cosidetto monaco, assolutamente prive di senso per me. Non erano santi, di cui tanti mi erano gia’ noti sia per il nome che per l’immagine, ma le raffigurazioni di tutto un altro genere. All’epoca avevo quasi dodici anni ma non potevo supporre a cosa servivano, al mio miserabile parente, questi immagini senza nessun valore... Stranamente pero’ i nostri rapporti erano migliorati. Venivo spesso nella camera di Giaccone a parlare con lui e questi mi raccontava le sue avventure. Mi permetteva di sfogliare i suoi grossi libri antichi ed osservare le immagini, nei quali cercavo sempre di trovare qualcosa che riguardasse gli Angeli. Lo facevo di nascosto senza dirgli niente, cercando di ascoltare i suoi commenti che riguardavano queste stranissime illustrazioni. Nel periodo descritto ero gia’ istruito discretamente..., ma, con mia vergogna, non riuscivo a capire nemmeno una riga in quel manoscritto. Anche se riuscivo a leggere le frasi, il loro senso mi era assolutamente oscuro... anche se non parliamo delle indicazioni incomprensibili ai margini del libro.
Dopo esser uscito di senno Giaccone e’ cambiato tantissimo nei miei confronti, e’ diventato non solo buono, ma anche dolce. Parlando della sua vita dolorosa il fratello mi metteva sulla testa la sua mano con delle ungihie lunghe e non curate e mi carezzava affettuosamente i capelli.
In quei momenti mi guardava con un amore commuovente, i suoi occhi si inumidivano,  le labbra si mettevano in un dolce sorriso. Ma subito dopo si spostava in modo troppo frettoloso, si voltava, a volte andava anche dietro al paravento e ci rimaneva per alcuni minuti. Dopo questi momenti diventava particolarmente triste e pensieroso ed io mi sentivo addirittura colpevole di chissa’ che cosa. E’ anche vero che in questi momenti gli potevo fare qualsiasi domanda. Il fratello mi rispondeva sempre, se sapeva ovviamente la risposta. Guardava fisso in un punto, solo con la testa un po’ inchinata e parlava con una voce monotona delle cose che mi interessavano.
Pensavo che lui non sentisse se stesso ma pronunciasse solo le parole nel modo automatico.
La cosa piu’ importante per me era venire a sapere quello che mi interessava e mi interessava, come potete indovinare, venire a sapere tutto cio’ che mio fratello Eugenio, padre Fiodor, detto Giaccone, in poche parole il mio beato interlocutore, sapeva degli angeli del cielo.
Mi ricordo che l’intervistato si faceva pensoso per un po’ di tempo e poi mi iniziava a rispondere, lentamente e senza emozioni, come se stesse predicando:
-Questa parola sia in greco che in ebraico significa - Annunciatore, cioe’ son quelli che portano i messaggi del nostro SIGNORE, che ci espongono la volonta’ SUA... Questi esseri non hanno il corpo, ma possiedono delle conoscenze e della castita’ fuori dei limiti delle nostre facolta’ mentali... Sono provvisti di volonta’, intelligenza e potere e occupano il grado piu’ alto tra le creature spirituali... Ma a parte il mondo degli angeli esiste anche il mondo degli spiriti cattivi i quali sono Angeli che per parola di apostolo Giuda non hanno potuto conservare i loro pregi ed hanno lasciato la loro abitazione... Loro rimangono nei legami eterni…  sopra le tenebre... fino al giudizio DEL GRAN GIORNO!!! Cioe’  SATANA… bada LORO...'' Il padre Fiodor esclamava senza alzare la voce. Senza cambiare l’espressione del viso…
Sudava in questi momenti , ma era umile e silenzioso ...Il suo racconto sempre uguale, si’ che era interessante per me... ma... non era quello... non cio’ che volevo sentire... non quello...  Io invece volevo semplicemente sapere come sono, dove vivono, dove li posso incontrare...Di seguito questo interesse ha anche determinato la mia futura occupazione. Anche adesso vorrei trovare le risposte alle mie domande infantili. Ricordando invece i miei incontri con il fratello Giaccone, capisco adesso i suoi tentativi di scappare, i movimenti taglienti delle sue mani che mi accarezzavano... Aveva sempre piu’ problemi con la testa... Dopo un po’ Giaccone ha iniziato a dimenticare le cose, a delirare. Alle mie domande che riguardavano i misteriosi esseri bianchi rispondeva in modo confuso e a volte iniziava addirittura a farneticare: mi faceva vedere con il suo lungo dito tremante le raffigurazioni frivole sulle pareti della sua camera, iniziava a dire  sciocchezze e con un’anomala monotonia mi avvertiva di qualche pericolo che mi minacciava... Riusciva a perdersi ed errare nel nostro lungo corridoio. In quel periodo e’ stata Elisabetta a tenere a bada Giaccone, perche’ si preparava alla carriera dell’infermiera. Se era a casa, dalla propria stanza osservava gli spostamenti del nostro fratello maggiore nei momenti in cui usciva dal suo rifugio, l’ultimo, come siamo venuti a sapere piu’ tardi, su questa terra. Quando il miserabile camminava per la casa tenendo in mente lo scopo noto solo a lui, mia sorella seguiva il beato fisicamente, se non riusciava a seguirlo con gli occhi. A volte lo prendeva per il braccio e lo riportava nella “cella” dove il malato passava il tempo nel leggere i suoi libri incomprensibili...
Circa un anno e mezzo dopo il ritorno di Giaccone nella casa paterna, ad improvviso e’ peggiorato tantissimo... …E alla fine e’ caduto… nello stesso letto coperto di tela dove all’epoca l’avevo visto stando sul parapetto del balcone pieno di forze vitali e di energia... E quale energia!!
Giaccone adesso stava sempre a letto e non si alzava neanche per i suoi bisogni. Per lui hanno trovato una badante – una corpulenta donna rosa che brontolava qualcosa in continuzione. Lavorava molto bene e nonostante tutti i suoi capricci mio fratello era sempre pulito e sazio. Bisogna dire che quest’uomo di Dio era capriccioso senza limiti. Se si trattava del vassoio con un piatto di zuppa, messo dalla badante rosa sul tavolino al capezzale del letto di Giaccone, nel piatto potevano tranquillamente finire i tamponi, messi prima nelle sue orecchie per la sua volonta’, per dormire meglio. Mangiava sempre da solo mettendo il cucchiaio tremante pieno di cibo tra la barba e i baffi. Spesso si versava il cibo addosso e qualche volta si e’ scottato; anche per questo motive, poi, gli portavano il cibo appena tiepido... Non permetteva a nessuno di mettergli il cibo in bocca e la badante sopportava queste sofferenze tenacemente, e ovviamente non gratis. Ma dal momento in cui un ex-predicatore ha iniziato a fare i diversi scherzi con un pappagallo che stava sotto di lui e nella maggior parte dei casi quando era pieno, la laboriosa donna rosa ha chiesto un aumento di stipendio ma comunque non tanto grande.
Mia madre, dopo aver ascoltato in pieno silenzio la richiesta della povera donna, ha ritenuto necessario di soddisfarla.
Dopo aver sofferto in questa maniera non molto a lungo, dopo aver usato tutti i modi per portare la donna ben equilibrata e contenta del suo guadagno alla rovina, il mio povero fratello maggiore e’ spirato...
Prima di morire ha espresso il desiderio di vedermi.Quando mi son seduto al lembo di suo letto, pieno di pensieri confusi, mi ha preso molto delicatemente per il mio magro braccio ed ha guardato intensamente nei miei occhi. Mi ricordo che i bianchi dei suoi occhi lacrimanti erano rossi,ma cercava di mettere a fuoco la vista e non ci riusciva.
“... Li vedro’, - ha detto lui quella volta cercando di sorridere con le sue labbra sottili e secche, - li… vedro’… forse… mi piacerebbe…”
Ha lasciato la mia mano e si e’ steso con tutto il corpo come se si stesse stirando dopo un bel pisolino pomeridiano. Poi osservando chissa perche’ i miei capelli, ha continuato: “non cercare il senso della vita… la vita non ha senso… il senso della vita sta nella morte… l’ho capito ma era troppo tardi… mamma, mi metterai le scarpe… voglio le scarpe, mamma… senti, vivi come vuoi, non pensare a niente… la vita e’ destinata all’atto della morte… ma tu non aver fretta… non aver fretta di morire… l’anima deve maturare… nel corpo… nel corpo… - il parlante ha fatto un risettino falso – nel tuo vaso… conserva il tuo vaso… le scarpe… mi sono troppo strette, mamma… le scarpe sono di misura sbagliata… Tu vedrai ancora il tuo angelo qui… sulla terra… lo vedrai qui. E’ bello, il tuo angelo… non chiedere come e’… Quando lo incontrerai… lo riconoscerai subito… lo riconoscerai… lo sentirai… sen…”
A quel punto il moribondo si e’ sentito troppo male, si e’ fermato, i suoi occhi si sono rivolti alla finestra. Pero’ sembrava lo stesso che non ci vedesse niente: ne’ le giovani foglie, ne’ l’azzurro del cielo, ma che  stesse guardando solo dentro se stesso.
Poi mio fratello, in fase di partenza, ha sorriso, senza far vedere i suoi cattivi denti:
“… la vita e’ cosi’ bella, … perche’ io muoio?” – ha chiesto lui senza cambiare il suo sorriso da idiota. Negli angoli della sua bocca si raccoglieva la saliva e gli occhi non esprimevano proprio nessun pensiero… Ha alzato un po’ la testa dai capelli umidi e con la mano tremante ha indicato la finestra, come se vedesse laggiu’ qualcosa di veramente interessante che potesse confermare le sue parole.
I miei genitori stavano al suo capezzale e discutevano a mezza voce la procedura funebre. La badante ha interrotto il loro discorso e se mi ricordo bene ha iniziato ad esprimere i suoi ragionamenti riguardanti le spese della triste procedura ad alta voce. Ho accarezzato la testa di Giaccone, cercando di mettere per bene i suoi capelli sporchi dei quali non aveva piu’ bisogno e probabilmente non ne aveva mai avuto bisogno… Ad un tratto il miserabile mi ha preso per la mano in modo brusco con una forza inspiegabile e sie’; messo a sedere sul letto in modo veloce ed energico come una molla raddrizzata. Ho avuto una strana impressione che adesso si sarebbe alzato, avrebbe sbadigliato, si sarebbe messo la tonaca e sarebbe andato alla messa…
La badante troppo loquace ha strillato ed e’ subito scappata dal letto del moribondo. Il mio povero fratello invece si e’ voltato nella sua direzione, ha scoppiato a ridere forte, in maniera strana e terribile e poi ha fatto vedere alla donna che scappava il suo pugno grande ed ancora pieno di forze vitali:
“- Maledetta! – ha urlato lui sputando saliva da tutte le parti, - il tizzone d’Inferno! E’ Satana! Ragazzo mio, guardalo, ma non aver paura di lui, siccome puo’ trasformarsi in forme diverse! Ammazzalo!” – mentre gridava, il suo viso si e’ trasfigurato completamente, sul suo naso appuntito e’ cresciuta una grande goccia di sudore, gli occhi brillavano di rabbia – sembrava che non avesse piu’ intenzione di morire...
La povera donna spaventata ha perso comunque la sua tranquillita’. Presa dal terrore ha fatto un salto e ha urtato con la schiena il davanzale… il povero padre Fiodor privo di forze gridava ad alta voce il mio nome e quando mi son chinato a lui, ha mormorato:

-Non ho mai visto un angelo in aspetto di donna… no… no… mai.. mi seppelliranno con le scarpe… - capivo che i pensieri di mio fratello si mescolavano e gli era proprio difficile concentrarsi
-Non voglio con le pantofole.. tutti da uomo… li ho visti… sono … BELLISSIMI… ANGELI… basta porgere la mano.. solo… uno sguardo… mi capirai… lui… voglio lasciare il mio corpo… sono stanco… volero’…libero… dove vo… vo… voglio. Li vedro’ appena esco dal corpo, dal corpo di cui sono stufo… questo e’ l’unico senso… si’… si’….”
A questo punto il parlante si e’ messo sui guanciali, ha sorriso un’altra volta, guardandomi con i suoi occhi chiari ed e’ spirato.

… Adesso, quando son gia’ passati tanti anni, a volte, vedo nel sonno il mio povero fratello. Anche adesso lo vedo come se stesse davanti a me, ma senza il viso, un po’ vago, mi mormora qualcosa all’orecchio, mi fa addormentare… cerco di capire le sue parole… e mi allontano sempre di piu’ dal mio corpo… mi addormento…





                Capitolo ¹2

Di notte mi perseguitano le diverse, ma da un certo punto di vista molto simili, visioni…
… Cammino per una pianura ed entro in un’unica porta… no, non e’ una porta, ma una Porta che non si puo’ passare da parte, ma bisogna proprio entrarci dentro. .. Una grande porta in pietra…Ci entro e vedo intorno a me un paesaggio grigio-azzurro o per essere piu’ precisi un interno gigantesco che balugina di luccichio di un pezzo di granito levigato e umido.
Vedo una massa di persone disordinata, ma ad un certo punto organizzata in un’unica linea. Le persone stanno una dietro l’altra in una fila senza fine...
Sembra che questa coda viva non finira’ mai piu’, pero’ allo stesso tempo si puo’ notare che tutti sono indirizzati verso l’entrata, fatta a mo’ di un arco, situata altrove, in fondo, in un palazzo bianco.
Questo edificio, simile ad una moschea, sembra molto lontano, ma allo stesso tempo si puo’ discernere ogni suo singolo dettaglio.
Sono finalmente qui.. adesso ricevero’ quello, per cui sono venuto qui... tutti son venuti qua per riceverlo...
Mi sono guardato intorno: QUESTO dovrebbe esserci qui da qualche parte – una cosa molto importante, collegata in qualche maniera con i miei ricordi infantili...
Guardavo in avanti, ma nonostante cio’ vedevo anche tutto attorno: ho visto che da una parte, da un lato, a me si e’ avvicinato un uomo vestito di bianco.
LUI non mi guardava in viso, ma si e’ accostato a me quasi rasente, in pieno silenzio mi ha preso per la mano e mi ha portato fino alla coda di persone che tremava da un’agitazione impaziente e frusciava come uno sciame d’insetti. ;- Qui aspetterai per aver quello di cui hai veramente bisogno, - ha pronunciato lui e mi ha inserito nella fila spingendomi leggermente per il gomito, ma non proprio alla fine, ma prima di tre persone che son rimaste dietro.
-  E’ scandaloso!! Aspettando qui ci si invecchia!! Ero indignato ma giravo la testa, cercando di trovare negli occhi di persone che mi circondavano sia comprensione che compassione, ma non riuscivo a cogliere nessuno sguardo...  Un uomo vestito di bianco non ha risposto niente. Si e’ allontanato da qualche parte, dove si e’ dissolto per cosi’ dire nello spazio azzurro...
Vedevo la fila allungarsi dietro alle mie spalle. Veniva sempre piu’ gente. Sembrava che non capissero perche’ si trovavano qui. Qualcuno era confuso e qualcuno, al contrario, energicamente cercava di chiarire la situazione.
A poca distanza suonava la campana, monotona e insistente. Mi sono meravigliato della lunghezza del suono, sembrava che il campanaro del monastero stesse facendo venire la gente alla funzione di sera. Questo suono, veloce e frequente all’inizio, diventava sempre piu’ lontano e le pause tra i colpi invece diventavano sempre piu’ lunghe. La gente che stava intorno manifestava l’impazienza, ma di carattere puramente passivo: cambiavano i piedi, allungavano i colli, in cerca di gettare uno sguardo in avanti, laggiu’, dove secondo loro si potrebbe spiegare il senso di cio’ che stava accadendo.
Il mio Virgilio e’ apparso di nuovo, portando per la mano un giovanotto appena piu’ grande di me. Questi gli stava chiedendo qualcosa in lingua a me non nota a meno che il suo modo di parlare non fosse semplicemente inarticolato. Allo stesso tempo il giovane si guardava intorno impaurito. Un misterioso stalker, in risposta, annuiva con il capo, ma il suo viso non esprimeva nulla. Si sono avvicinati alla coda e un giovane portato dalla guida si e’ messo prima di me...
Son rimasto di stucco.;-..Ma come? Secondo lei sara’ giusto!! Lui.. e’ venuto molto…- ho fatto un profondo respiro, - molto piu’ tardi di me!... e si e’ messo giusto davanti ai miei occhi... perche’ io possa osservare la sua insolente collottola rossa e... sdegnarmi!!? … Con chi posso lamentarmi?!
“Un uomo bianco” mi ha indirizzato un lungo sguardo dei suoi trasparenti occhi freddi, poi si e’ messo a guardare i propri piedi, ha fatto un giro intorno a se stesso in pieno silenzio... le sue nuovissime scarpe bianche scricchiolavano... e si e’ allontanato tenendo la testa inchinata da un lato. Camminando non muoveva per niente le braccia e questo era molto divertente nonostante tutto..
Non ho fatto in tempo a raffreddarmi dagli affronti che mi avevano fatto le azioni ingiuste dello strano accompagnatore e di quell’insolente ragazzaccio venuto in fila prima di me che il mio recente tutore e’ apparso di nuovo... Mi e’ sembrato addirittura che fosse con un vestito elegante e perfetto... Siccome anch’io non sono indifferente ai vestiti eleganti, ho fatto in tempo ad esaminare malgrado la mia propria volonta’ e le circostanze, direi, in tutti i particolari che la giacca era perfettamente adatta alla snella figura dell’uomo misterioso: non c’era nemmeno una minima piega ne’ sulle giunte degli scavi delle maniche, ne’ sul colletto che ad un certo punto si trasformava nei risvolti! Il vestito non faceva grinze e non tirava da nessuna parte! Questa volta stava portando per la mano un bambino di dieci-dodici anni. L’accompagnatore gli stava raccontando qualcosa inchinandosi un pochino dalla sua parte.
 «Caspita -  ed io pensavo che fosse muto!» Ero sarcastico piu’ che mai. Il bambino stava attentamente ascoltando il suo interlocutore, rovesciata la sua testa dai capelli biondi non tagliati da tempo.
Dentro me stesso ero molto teso, perche’ veramente ero rimasto stupito dall’inaspettata loquacita’ della giuda finora taciturna...
Sicuramente il ragazzino brufoloso sara’ stato qualche parente... o un parente del parente... o un parente di un conoscente...
La coppietta “cinguettante” e’ passata a due passi da noi che aspettavamo con calma cio’ che ci spettava... ed e’ andata lungo tutta la fila fino all’entrata magica: alla porta di quella casa bianca con delle torrette, nella quale entravano i fortunati resistiti nella coda. Si sono avvicinati alla schiera viva e l’accompagnatore ha fatto entrare il ragazzino due persone prima della nostra meta in comune...
Nella fila che sembrava piu’ folla si e’ sentito un mormorio... Mi han fatto andare su tutte le furie! Dando delle gomitate ai cretini, che si lasciano abbindolare come niente fosse, mi sono avviato direttamente al Signore in Bianco..
Pero’ Lui stesso mi stava gia’ venendo incontro, avendo messo la mano rovesciata all’altezza dei suoi occhi come se stesse cercando di nascondere il suo viso dalle camere che giravano. Ma guardate un po’ questa bellezza! Un superman abituato ad interpretare la parte dell’appassionato dei ragazzi giovani! Strapieno di sarcasmo, stavo gia’ leggendo mentalmente il titolo di un film del genere: "Adorava dei biondini dai capelli ricci"... o se no "Io e il mio baby ci capiamo bene"...- Ascolti,- ho iniziato io perdendo la voce che volevo far suonare stizzosa al massimo. - Ascolti,… che insolenza senza limiti! Come se non mancasse che lei ha ficcato prima di me questo pezzo rosso che avra’ due-tre anni piu’ di me, il che secondo lei vuol dire qualcosa... L’avete messo proprio prima di me in una fila senza limiti... Perche’ tutto questo? L’ha fatto per convincermi della sua giustizia?... Che per le persone anziane avete degli sconti e delle agevolazioni... ma non Le basta!... E poi questo moccioso!.. E’ appena nato, avra’ al massimo due anni ... se volete... ne avra’ dieci…;-... Dodici...;-...Sara’... Utilizzando la sua posizione privilegiata, lei l’ha portato giusto all’inizio... all’inizio della processione... cioe’... insomma, l’ha fatto avvicinare alla meta, a quella meta desiderata, per ottenere la quale stiamo tutti qua ad aspettare per le ore... Ma e’ un suo parente!! La assomiglia tantissimo! Esatto, come non l’ho capito subito!...
Questa e’ giustizia secondo lei?!';Il Signore Vestito di Bianco mi ascoltava in pieno silenzio, la testa un po’ inchinata alla spalla sinistra.
Ad improvviso mi e’ sembrato che aveva addosso non un vestito elegante a tre pezzi, ma delle ampie vesti argentee oppure una cosa tipo chitone... Come se questa specie di toga troppo larga per lui che gli andava fino ai piedi, coprisse con grandi pieghe sia le spalle troppo strette che le braccia troppo lunghe...
...a questo punto ho notato, che sulla sua "toga-giacca-giubba" sono apparsi dei bottoni, e non erano dei semplici bottoni, ma dei bottoni grossi, molli e rotondi come quelli di Pierrot… Mi sono fermato senza finire di pronunciare parola, dimenticando tutto quello che stavo gridando tanto fervidamente. Prima questi bottoni non c’erano.
Ho guardato nel viso del possessore dei pompons – era assolutamente privo di espressione, bianco, come infarinato, gli angoli della bocca guardavano in giu’, gli occhi erano immensi e tristi fino ad un punto tale che mi sono completamente confuso...- ...Super Pierrot – appassionato dei fanciulli...- ho finito la mia aringa assurda con la voce improvvisamente debole.
La persona dal viso di Pierrot, senza aprir bocca, mi ha preso per la mano, come teneva prima il ragazzino e mi ha portato da parte. Si comportava in modo tale come se non avesse sentito il mio tono oltraggiato. La sua mano era fredda, ma nonostante cio’ non la volevo lasciare.Abbiamo fatto la stessa strada che prima aveva fatto con il bambino - lungo la stessa colonna dei desiderosi di ottenere quello che gli spettava e ci siamo avvicinati all’edificio rotondo, verniciato nei colori pastello.
 Da vicino non sembrava per niente una moschea, ma era piu’ simile invece a un tempio romano.
 L’abbiamo girato a sinistra, e poi abbiamo iniziato a salire per una scala laterale in ghisa, che non si capisce bene il perche’ era stata fatta a chiocciola. Salendo mi appoggiavo con la mano sulla parete intonacata, siccome il corrimano della costruzione stupenda era sempre o troppo alto o troppo basso per me... Per le pareti di questa stranissima casa correvano delle piccole lucertole. Una si e’ fermata ed ha preso a guardarmi con i suoi occhi sporgenti. Sembrava che mi stesse prendendo in giro. La scala ci ha portato alla fine in un interno piu’o meno a livello del terzo piano.


"Pierrot" mi stava sempre tenendo per la mano. Nell’interno c’era semioscurita’, ma dall’ala sinistra entrava una luce diffusa, indistinta e polverosa. Abbiamo attraversato il pianerottolo quasi a tastoni, e mi e’ sembrato proprio interessante il fatto che non abbiamo neanche sentito i nostri passi. “Qui ci sono problemi di acustica”… - ho pensato io ad improvviso.
La mia guida non troppo loquace ha spalancato finalmente qualche porta dalla quale entrava prima una luce incerta e ci siamo ritrovati su un piccolo balcone di pietra. Il mio accompagnatore mi ha spinto con un leggero movimento, appena toccandomi. Mi sono avvicinato alla ringhiera fredda e semi rotonda e ho guardato in giu’…
Ho visto un panorama meraviglioso e allo stesso tempo inaspettato: tutto intorno a me era illuminato di un brillante sole estivo, faceva caldo, anche se la mia schiena continuava a percepire l’umidita’ che veniva dal buio in cui era immerso l’interno del palazzo (ma quando eravamo dentro non sentivo il freddo – solo il buio…).
Il verde, giovane, fresco e vivo  ondeggiava sotto una piacevole brezza. Sotto davanti a me si estendeva un mare, il mare tranquillo di colore blu intenso, ed iniziava una spiaggia vellutata fatta di sabbia dorata e molto fine, sulla quale erano dispersi gli ombrelloni variopinti. Sulla spiaggia si affollava un mucchio di persone. La gente era assolutamente normale, nei costumi da bagno di tutti i tipi e di tutti i colori. Allo stesso tempo, nonostante tutto il viavai delle persone, si notava che una parte dei villeggianti si ammucchiava sull’ala sinistra della per cosi’ dire “cassa di sabbia” vicino a una grande pietra grigia, piatta e praticamente insabbiata. Laggiu’ c’era circa una quarantina di persone. La gente faceva ressa, guardando uno alla spalla dell’altro come se cercassero di discernere qualcosa in giu’. Stavano conversando tra di loro, muovevano le braccia, alcuni di loro correvano da qualche parte…
Ad improvviso ho notato al centro di tutto questo affacendarsi che sulla sabbia stava sdraiata una persona – un piccolo bambino biondo.
Sembrava troppo bianco sullo sfondo arancione della spiaggia. Le sue braccie erano buttate da ambedue le parti che sembravano le braccia di una marionetta, una delle gambe era piegata nel modo innaturale.
Ho riconosciuto il mio rivale portato poco fa da “Pierrot”…
E’ morto annegato… ha dodici anni… mi assomiglera’, ha gia’ ricevuto quello per cui era venuto…
...Ho sentito che le mie mani si sono agganciate alla ringhiera in pietra del balcone con tutta la loro forza possible come all’epoca in cui ero agganciato al balcone di mio fratello. Dalla pelle sbucciata usciva il sangue. La mia nuca ad improvviso e’ diventata pesante, come se un’ invisibile mano di ferro l’ avesse schiacciata, sembrava che dentro ne avessi un centinaio di aghi. Ho sentito dietro una specie del ridacchiare maligno tipo quello della lucertola che rideva sopra di me.
… Ecco perche’ veniamo qua!!! In questo mondo, pieno delle domande sul senso delle cose, delle ambizioni, dei pensieri… Veniamo qua… per… la morte… Che ha vinto la morte con la morte… - e’ volato nella mia testa…
Mi sentivo come da parte, ridendo dentro la propria anima della mia meraviglia, sentendo di aver visto gia’ da diverse volte questa situazione…
Il bambino, sdraiato sulla sabbia, era vicino davanti a me, come se non ci fosse distanza tra di noi – si e’ ridotta da sola, come se davanti ai miei occhi fose apparso un binocolo miracoloso, ingrandendo in modo beffardo il terribile quadro specialmente per me.
- Tutti noi stiamo in fila per la morte e ognuno ha il proprio posto in questa mesta attesa. Arriviamo in questo mondo e ci mettiamo l’uno dietro all’altro in una triste fila.
La tristezza e’ un sentimento principale sulla terra… In questo mondo puo’ essere soddisfatto solo chi ama la tristezza… - pronunciando queste parole con una voce impassibile un uomo vestito di bianco mi guardava con i suoi occhi freddi e vuoti. – non ha nessun senso aspirare alla felicita’, sistemando il mondo fuori di se’, cerca il perfezionamento dentro di te stesso e sarai felice…
Improvvisamente ho scoperto che guardando il bambino, gridavo senza sentire me stesso come capita nei sogni. Puo’ darsi che fosse proprio il mio falsetto che mi sembrava il ridacchiare maligno… Mi dispiaceva per il bambino, mi dispiaceva per me…
Ma il mio “compagno”, se ho capito bene non provava nessuna compassione nei nostri confronti. Non assomigliava piu’ a Pierrot: i bottoni erano spariti, ma le vesti erano sempre larghe e fluivano con le falde simmetriche.
Io invece singhiozzavo nelle mie intonazioni e interrompendo me stesso facevo opposizione a quello di cui ero riuscito a rendermi conto. E ad un tratto ho scoperto che ero rimasto da solo, parlavo con me stesso e il mio conduttore stava andando via per la sabbia rosastra, facendo  passi assolutamente silenziosi, lasciando dietro di se solo un leggero fruscio… Da dove usciva questo fruscio? E adesso ho visto: sulla schiena di chi andava via c’erano due immense ali bianche…
Stavano immobili lungo la sua schiena dritta, le loro piume si muovevano appena sotto una dolce brezza… Ad improvviso lui che andava via si e’ fermato, si e’ rivolto a me ed ha detto con una voce rauca che usciva da dentro e che era troppo bassa per sembrare armoniosa, unita con il suo aspetto chiaro:
-Mi chiamo GABRIELE. Ricordalo… hai ancora tempo… non aver fretta. Non dimenticare mai che il nostro corpo e la nostra anima hanno in questa vita degli obiettivi diversi… L’anima cerca il senso delle cose, il corpo invece vuole la comodita’… l’anima cerca la perfezione e il corpo vuole la soddisfazione di se stesso. Ricordalo sempre e non strappare te stesso prima dell’ora prevista… Arriva il tempo e si effettuera’ il ricongiungimento…
Dio mio… ma questo era un ANGELO! Di quale ricongiungimento stava parlando LUI? Negli ultimi secondi ho cercato di memorizzare per sempre tutto quanto accaduto (cosa vuol dire “per sempre” per noi che stiamo in “fila”?) Cercavo di memorizzare il suo aspetto: il naso dritto, le labbra sottili e pallide, che potrebbero andare meglio ad un viso femminile, gli occhi trasparenti con una fantastica mancanza di qualsiasi impressione in questo momento, un neo sulla guancia, i capelli lunghi, biondi e lisci…
Come potevo pargonarLO (oppure paragonarLa) con Pierrot?
… Angelo… no – ARCANGELO GABRIELE…
Perche’ vestito di bianco e non di nero… nero… nero?

 
           Mi sono svegliato ad improvviso tra un cumulo di lenzuole, ammucchiate in una matassa calda e polverosa, piena delle mie visioni notturne… I guanciali stavano sul pavimento, le gambe erano rimaste bloccate nella coperta. Era un sogno o no?... Non sembrava un sogno… Ho guardato la mia mano. Tutto il palmo era attraversato da grandi escoriazioni rosse… Non volevo essere di nuovo preso dalla paura appiccicosa e non mi son permesso di pensarci sopra.
La camera era buia e silenziosa e l’aria troppo vischiosa per respirare bene. Mi sono avvicinato alla finestra per avere una boccata di ossigeno “fresco”.
Ho appena riaperto la tenda che a me ha subito fissato il suo sguardo una grande luna gialla con un’espressione di costante meraviglia sulla sua “faccia” ingannevole. La “bocca” era storta… Gli occhi sembravano sporgenti come di quella lucertola del mio sogno. Sogghignava. Lo posso giurare - sogghignava. Questa birichina lassu’ conosce il mio sogno, la mia illusione… E’ stata lei a mandarmelo! E adesso, rallegrandosi della sua irragiungibilita’, ha questa faccia giuliva da far schifo!
 “Sara’ una cosa interessante, - ho pensato io, -se guardiamo la sua nuca, ci cresceranno probabilmente anche i capelli… ma come saranno? Pesanti, luccicanti, di color paglia, intrecciati oppure capellini arruffati e poveri che non hanno mai visto un pettine… Oppure avra’ sulla nuca una specie di bigodini, fatti dagli stracci avvolti come quelli della nostra vicina sulla via, dove stava la casa in cui sono cresciuto?”
Mi ricordo quella vecchietta sugli ottant’anni. Era l’amica della mia bisnonna nel periodo in cui lei non era ancora sposata. A me, bambino piccolo, la vecchietta sembrava proprio un pezzo antico. Allo stesso tempo le unghia delle sue mani erano lunghe e di colore rosso sangue, nei capelli di colore bordeaux barbabietola, distrutti dalla permanente c’erano sempre questi straccetti. Quando li disfaceva? Non e’ assolutamente chiaro. Per chi voleva essere bella nei momenti in cui li toglieva? C’era qualcuno che veniva a trovarla durante le buie notti solitarie, quando io ispirato facevo delle fantasticherie guardando la mia penna d’angelo e mio fratello Giaccone o invece, come sono venuto a sapere piu’ tardi, faceva delle cose non per niente divine?
Perche’ la luna mi ha fatto venire in mente quella vecchia innaturale dalla bocca col rossetto troppo vivido, messo a mo’ di un fiocco, dal nome per niente russo, Teresa?...
- Non ha la faccia nascosta, - la voce rauca e bassa tuonava dietro alle mie spalle, - non c’e’ niente laggiu’…
- Non e’ possibile, ogni cosa ha il rovescio, soprattutto la luna lo deve avere, - ho risposto io stupito dal fatto che la voce dietro alle mie spalle non mi meravigliava proprio per niente. E’ il mio sogno che sta continuando. Ma secondo me ero sveglio gia’ da un po’!?
- No, invece, e’ possibile. Prendi una palla e mettila tra gli specchi. E allora dove e’ la parte contraria?... E se sara’ disposto dentro di te, dove si trovera’  allora cio’ che cerchi? Ah…ah…
Non ci credo proprio. Tutto questo e’ pura fantasia! Tutto al mondo ha una parte scoperta dagli occhi… E la luna… Forse lassu’ si trovano gli Angeli che cerco per tutta la vita.
-Che cosa vuol dire la tua vita? E’ un’altra illusione… Non conviene cercare gli Angeli cosi’ lontano… non li conviene cercare proprio da nessuna parte. Appaiono da soli. Tu hai ancora t e m p o…”
(No, mamma, ancora un po’… Non..no… spengo la luce, la tua ora e’ gia’ fuggita…)
Ho ancora tempo… ho ancora tempo… Gabriele mi diceva la stessa cosa…
Ho ancora tempo… ma per fare che cosa?
Questa voce l’ho gia’ sentita diverse volte. Parlero’ con me stesso? Senza riuscire a capire se sognavo o ero desto, ho deciso di vestirmi e fare una passeggiata per la citta’ buia, immersa nel sonno. Sarebbe stato troppo stupido discutere con me stesso, in fin dei conti!
               
      La citta’ buia e quieta mi ha fatto entrare nel suo ventre, sbadigliava con tutti gli archi e tutti i portoni, come se io l’avessi disturbata in un bellissimo sogno.
Camminavo strascinando i piedi, illuminato dai rari lampioni dalla luce gialla e mi ricordavo le mie epoche passate, cioe’ quello di cui avevo gia’ parlato prima, me le ricordavo con tutti i piccoli dettagli che spesso si concentrano in noi, scacciando gli importanti avvenimenti del passato.
E questa voce… ce l’ho sempre con me, durante tutta la mia vita, dal momento in cui ho iniziato a diventare grande. Proprio da quel momento in cui sono venuto a sapere che non ero piu’ bambino e neanche un adolescente dalle orecchie a sventola… e nessuno mi dira’ adesso: “Oh, che bel bambino! Guardate i suoi meravigliosi capellini biondi e gli occhi celesti!... Piccino, vuoi una caramella?” Adesso non solo non posso avere una caramella gratis ma nella maggior parte dei casi le persone che mi circondano le aspettano da me!
 E io per avere questa schifezza dolce sono costretto a sudare tutti i giorni, combattendo con la vita quotidiana, con me stesso e con i buchi neri delle mie tasche… E quando ho finalmente un’impressione di ottenere la dolce realta’ trovo sempre nelle mie mani invece di un dolce, un pezzo di plastilina o qualcos’altro non meno utile avvolto nel pezzo di carta. Sicuramente sto prendendo adesso in giro me stesso ma comunque e’ molto vicino alla realta’…
E questa voce che si sentiva non si capiva bene da dove mi ha ricordato la voce del mio povero fratello defunto, povero monaco impazzito. Che cosa vuole? Vuole che impazzisca anch’io? Oppure cerca di suggerirmi una strada, un’unica strada giusta, andando per la quale posso trovare quello che cerco per tutta la vita…
 Camminavo nella notte per la citta’ gialla e scivolosa, rannicchiandomi non si sa se da pioggia minuta o dalla nebbia umida.
Ho visto in lontananza una figura vaga che non si allontanava e non si avvicinava a me. Cercando di distinguere la silhouette, ho iniziato a fantasticare chi potrebbe essere quello e perche’ cammina da solo mentre tutto il mondo dorme tranquillo. Perche’ ha lasciato il suo giaciglio caldo: per i pensieri oppure per le circostanze reali? Occupandomi del mestiere dello scrittore e dell’interprete dei sogni ho trovato uno svago preferito nell’osservare le persone cercando di capire la loro natura. Se sapessi all’epoca dove mi avrebbe portato quel divertimento?!


Capitolo 3
Lui sta camminando circa cinquanta metri prima di me, agitando un po’ la mano sinistra, probabilmente tenendo il cappotto con quella destra sul petto per non far raffreddare troppo la gola. Si sara’ vestito in fretta e sotto il cappotto probabilmente ha solo qualcosa di leggero che gli fa sentire freddo. Il mio uomo ha fatto entrare la testa nel bavero alzato. Se ha qualcosa sulla testa o meno e’ difficile capire…
Riflettendo in questa maniera, ho affrettato il passo, come se volessi raggiungere la persona che stava camminando prima di me.
E proprio in questo momento ho sentito all’orecchio lo scricchiolio delle corde vocali a me gia’ noto … Pero’ prima non era mai cosi’ preciso e concreto! Prima come se si fosse schiarito la voce, poi come in una specie di vecchio giradischi portatile, quello con il diffusore, ha fatto una specie di sibilo e ho percepito le intonazioni gia’ conosciute:
- Tu pensi sul serio che puo’ essere una semplice coincidenza, quando due esseri contemporaneamente si sono trascinati fuori casa con questo buio e stanno andando dalla stessa parte e nessuno dei due sa precisamente dove si e’ indirizzato…? Sara’ secondo te la tua famosa parte opposta? Guarda, sta venendo prima di te…
- E’ quello che non riesci a vedere da solo, ma solo con l’aiuto dei tuoi specchi-bugiardi.
- Gli specchi ti dicono la verita’ che non potra’ dirti nessuno, sono i migliori amici delle nostre fisionomie…
- I miei migliori amici sono i vetri, con il loro aiuto vedo tutto quell che ci sta dietro, ma allo stesso tempo loro stessi rimangono invisibili e non mi danno noia riflettendo ogni assurdita’... Eccola, la tua parte di dietro sta andando davanti e quando guardi vedrai te stesso, se riuscirai certamente…
Ho scacciato la voce come se fosse una mosca e ho alzato la mano in su… E... tuttavia la figura illuminata dalla luce gialla della strada che e’ diventata piu’ vicina a me sia in senso letterato che in quello figurato mi interessava profondamente... - Senta, - ho articolato io, appena toccando il manico del cappotto bagnato, e avendo una seria paura di vedermi davanti il mio proprio viso fine e pallido,
-… senta...;...dove si sta affrettando?.. Si e’ voltato e mi ha gettato uno sguardo dai suoi occhi scuri e profondi... sereni e profondi... Nel primo momento mi sono confuso per un po’, ad un tratto mi e’ sembrato... ma e’ assurdo... ma mi e’ proprio sembrato di vedere me stesso, un’immagine cosi’ familiare grazie agli specchi, dai lineamenti fini ma non molto regolari, ma allo stesso tempo molto espressivi – tipici dei visi slavi. No, questa persona era un po’ piu’ magra di me, un po’ piu’ pallida. Ha dei capelli piu’ chiari e degli zigomi piu’ esposti perche’ ha delle guancie incavate. Ho provato una specie di impaccio – talmente era bello... Qualcuno forse non l’avrebbe neanche notata, ma secondo me era una bellezza vera e propria, cosi’ come dovrebbe essere. I suoi capelli biondi e folti erano pettinati all’indietro, sulla peluria tra la fronte ed i capelli si notavano le piccole gocce di umidita’.. Improvvisamente mi e’ venuta la voglia di toccarle con la mano e poi buttare in giu’ queste ormai calde gocce della pioggia con un tenero movimento della mano...
-.. Dove si sta affrettando?.. Ma dove diavolo stai andando nel cuor della notte? -
  - Ti sto cercando… - ha risposto senza pensarci sopra un secondo, come se mi stesse deridendo.… I suoi occhi pero’ rimanevano seri. - - Ho un sacco di cose da dirti,- l’ho detto in fretta, essendo conscio di avere una paura chissa’ perche’ che in qualsiasi momento lui possa girare e andare via.
 - Andiamo a casa mia, - gli ho proposto parlando fitto, - prendiamo un te’,… un te’ caldo… sono curioso di sapere, perche’ abbiamo cercato l’un l’altro, perche’ mi sembra di conoscerti?…;Non ho fatto in tempo di finire che il mio sconosciuto era gia’ girato e stava andando verso la mia casa, un po’ piu’ prima di me, come se sapesse dove bisognava andare. O me lo sto sognando? Staro’ sempre dormendo?! Tutto e’ un sogno!… E questo freddo, e questa pioggia, che mi entrano dentro, sotto la pelle per scolare poi per le vene… questo mio cappotto umido…
Adesso mi svegliero’ tra un mucchio di lenzuole umide e tutto risultera’ banale fino all’ indecenza... Ma no… No! Eccolo qua, sta camminandomi a fianco … L’ho cercato per un’eternita’, e adesso mi sembra che per un’eternita’ non ho parlato con lui…;- E allora, adesso parlerai con lui «…PER UN’ETERNITA’…?;…di nuovo questa voce beffarda proprio nel mio cervello… mi sta prendendo in giro… Oppure sara’ il vento nella grondaia…? Si’… sara’ cosi’,… pioggia e vento …-…Ma come mai tu «…NON HAI PARLATO PER UN’ETERNITA’»?!
Lui e'  te stesso, tu parli sempre a te stesso senza smettere per un attimo, anche la gente per bene si rivolge a guardarti, se non sono sordi ovviamente. Sentivo una voce dire le sciocchezze proprio dentro il mio orecchio. Ho cercato di guardare nel viso del mio compagno di strada, magari sentira’ anche lui questa voce… O solo IO?! Sara’ un ventriloquo?… Sto diventando matto? Non posso sapere cosa vuol dire impazzire?! Puo’ darsi che e’ proprio cosi’ - cammini, parli con te stesso, cerchi il rovescio della luna,… per poi incontrare alla fine se stesso,… ed essere entusiasmato per la propria bellezza…Il mio “amico” sconosciuto si e’ voltato e mi ha guardato. Avro’ detto qualcosa ad alta voce? I suoi occhi erano sempre scuri e pofondi, quasi senza pupille, a meno che non fossero i lampioni bugiardi con la loro luce gialla, abbagliante, di cattivo gusto.
Non sorrideva, mi guardava, come se si fosse preoccupato.;- Siamo quasi arrivati, - ho risposto io al suo sguardo silenzioso ,-…adesso giriamo all’angolo , e poi nel cortile…-…Lo so…
Che assurdita’ … Me l’avra’ detto lui cosi’…? Oppure mi e’ sembrato di sentire?!…Sto delirando …o dormendo… che differenza c’e’…

E’ seduto di fronte a me – stravaccato in poltrona, tranquillo e libero come se fosse a casa sua... Sta dicendo qualcosa, appena muovendo le labbra sottili e nervose, non riesco a capire il contenuto del suo discorso, ma adesso non ha importanza- vedo come si muove la sua bocca, ben delineata, come sobbalza il labbro superiore, mi sento addosso il caldo del suo sguardo dagli occhi scuri... mi semba di conoscerli da mille anni... Son gia’ mille anni che sento questa voce bassa e mutevole alle note acute, come se dentro quest’uomo si stesse svegliando un ragazzino. E’ bello come un ANGELO!!! Ho trovato la parola giusta! Mi e’ sembrato addirittura di sentire un leggero fruscio dietro alle sue spalle... Saranno le ali? No, certamente non ne ha, e non e’ neanche un fruscio, ma una musica pianissima...
  Di dove esce questa musica? Non ha importanza. Volevo passare con il palmo della mano per i suoi capelli, per la sua guancia, per le labbra che si muovevano, baciarlo in quella parte della fronte dove iniziano i folti capelli biondi... baciare, stringermi.. e... vivere cosi’ senza aprire mai le braccia...
«Quando lo incontrerai, lo riconoscerai subito,… non c’e’ bisogno di chiamarli… vengono da soli… vivono fra di noi…» «…Hai ancora tempo…»…Lo so adesso, lo sento – non si trovano da qualche parte - ci stanno dentro... Sara’ un Angelo anche per qualchedun altro o solo per me? Come si fa a sapere: ; un ANGELO per tutti o solo per me e solo per qualche periodo di tempo?... Ma… passa il tempo, e ANGELO diventa una persona normale… Quindi non era un vero e proprio messaggero del cielo!! MA COME FARLO A SAPERE?! COME?! Ma lui sapeva dove andare!… E’ uscito per strada … mi cercava!! Ad improvviso sono tornato in me stesso e mi son reso conto di stare vicino alla finestra e guardare la luna e il mio amico non proferisce una parola gia’ da un po’ e mi sento addosso il suo sguardo lungo.
- Come ti chiami – ho chiesto io, anche se per me non aveva nessuna importanza… - Angiol, - mi ha risposto lui.A questo punto il mio senno si e’ comportato nel modo piu’ che strano: mi e’ sembrato di essermi ad improvviso addormentato o al contrario svegliato oppure tutto quello che e’ successo dopo e’ uscito dalla mia mente... ho sentito solo di stare dormendo...forse e’ successo anche piu’ tardi, verso la mattina. Forse eravamo troppo stanchi tutti e due e ci siamo addormentati insieme... e il sogno che avevo visto e’ risultato troppo vivo e troppo incomprensibile per svanire dalla mia memoria nonostante le mie successive impressioni...
                Ho sognato il funerale di mio fratello, del mio fratello maggiore... Una fila di persone non molto lunga che si sta trascinando dietro la bara. In testa della processione i nostri genitori.Stanno parlando di qualche cosa fra di loro. Non vedo il dolore sulle loro faccie, piuttosto una fissa concentrazione. Qui c’e’ anche mia sorella Lisa con il suo fidanzato di turno. Manca solo il mio fratello medio Afanassy e certamente la mia sorella prediletta Gianna. All’epoca del sogno-ricordo Afanassy ; andato come marinaio sulla nave di crociera a vela denominata “Krusenstern”. Da mio padre sono venuto a sapere che era un veliero a quattro alberi, da vele diritte e inclinate… Mio fratello Afanassy invece nelle sue lettere a casa parlava nella maggior parte dei casi della teoria di annodazione dei nodi marinari oppure delle basi di navigazione… Quando leggevo i suoi messaggi mi sembrava addirittura che mi stesse mandando i suoi appunti sulla navigazione... Una volta gli ho scritto con un solo scopo: chiedendogli se non avesse visto per caso qualche cosa strana, per esempio in alto mare, laggiu’ dove l’acqua si riunisce al cielo?... Mi ha risposto di si’, ma non nell’oceano come pensavo io... ma nella gabina del comandante... e avrei fatto meglio di non fargli le ulteriori domande...
…Nella mia processione suggestologica mi stavo trascinando giusto alla fine, a volte quasi perdendo di vista il resto della processione. Stavo sempre camminando piu’ lentamente... pero’ avevo sempre l’impressione di non essere da solo, che c’era qualcuno che mi stesse seguendo dietro. Mi voltavo bruscamente e non trovavo nessuno... Tornavo sempre a voltarmi, cercando di farlo nel modo piu’ improvviso possibile per cogliere di sorpresa chi camminava quatto quatto, ma non c’era mai nessuno dietro di me... Quando alla fine sono riuscito a persuadermi di essermi semplicemente stancato troppo e che era la morte di fratello a farmi quest’effetto, ho sentito nel modo assolutamente chiaro lo scricchiolio di rami e il fruscio di foglie sotto i piedi leggeri di qualcuno. Lentamente come se avesssi paura di spaventare qualcosa, mi sono voltato a questo fruscio... Vicino a me con la testa chinata nel modo tale che i capelli lunghi pendevano sul viso con le loro ciocche rade, quasi senza alzare i piedi, anzi leggermente strisciando, si stava trascinando una persona... Il suo aspetto era molto triste. Portava sempre una mano al viso, facendo un movimento tipico per chi vuole asciugarsi le lacrime dirotte. Le sue vesti nere costavano evidentemente poco. Sui piedi aveva delle scarpe nuove praticamente non toccate dalla polvere stradale, non avevano neanche delle pieghe... Mi e’ sembrato di conoscere la persona piangente.. e poi l’ho riconosciuta... Era mio fratello Giaccone...
Ho aperto la bocca per gridare oppure la bocca si era aperta da sola senza qualsiasi scopo, ma non sono riuscito a proferire una parola e sono rimasto cosi’ con la bocca aperta...
…Anche QUESTA PERSONA – MIO FRATELLO si e’ fermato e si e’ voltato verso di me. All’inizio mi e’ sembrato che non mi avesse riconosciuto e mi stava guardando da parte con uno sguardo fisso e per niente fiducioso... Poi le sue labbra hanno fatto una specie di sorriso. Gli angoli della bocca andati troppo in su gli davano un’espresione puramente cretina... Ha messo un dito sulle labbra e ha mormorato:
«Pst! … non facciamo ostacoli ad un avvenimento cosi’ solenne…. Che peccato, vero? – ha pronunciato LUI dopo una piccola pausa, senza smettere di sorridere, -  morta una persona talmente buona!… Farebbe molto meglio a morire al posto suo qualchedun altro, per esempio - TE»…;A questo punto LA PERSONA DAL SORRISO CRETINO ha riso assolutamente fuori posto…;- C’e’ tanta tristezza al mondo che non ci fa tristezza e poi c’e’ anche tanta allegria che non ci fa diventare allegri, vero, piccino mio?…;-… Ho visto la tua Gianna – ha pronunciato lui subito dopo, con la voce divenuta seria ad improvviso, - LE manchi molto… Fra un po’ la rivedrai.Mi sono guardato intorno in modo puramente istintivo senza riuscire a comprendere il senso di quello che stava accadendo. Quando invece mi sono di nuovo voltato al mio interlocutore, stava gia’ sdaraiato per terra, messe le mani sul petto cogli occhi chiusi. Avevo una gran paura di avvicinarmi di nuovo al pazzo e rendendomi perfettamente  conto che si trattava comunque di un sogno, me la son data a gambe dalla parte opposta della triste processione, senza pensarci troppo cosa potevano pensare le persone attorno. La mia piu’ gran paura era di non vedere dentro la bara il mio povero fratello... Mi sentivo sempre di sognare, pero la mia paura era assolutamente vera e naturale, appiccicosa e soffocante, quasi di piu’ che potesse essere in realta’... Era una paura totale… E sono fuggito via, sono corso, cosi’ come si corre nel sogno – con le gambe che sembravano di stoppa, che mi si piegavano, che non avevano per niente voglia di muoversi da qualche parte… Il dolore nelle ginocchia diventava sempre piu’ forte e alla fine svegliandomi mi sono reso conto di dormire nella poltrona con le gambe ripiegate. Anche il mio nuovo fratello stava sonnecchiando, steso con tutto il suo corpo lungo sul letto non disfatto.
Continuando a meravigliarmi della sua bellezza, mi son seduto sull’angolo del suo talamo... Il dormiente respirava piano, le sue labbra erano appena aperte, quasi senza fare un minimo rumore ma allo stesso tempo le sue sopracciglia erano unite alla radice del naso il che lo faceva sembrare un po’malaticcio.. Sul guanciale bianco il viso di Angiol sembrava un po’ abbronzato e i suoi capelli biondi erano ancora piu’ chiari...

Lo guardavo incantato, appena trattenendo il desiderio di passargli la mia mano sulla guancia assolutamente liscia. Il suo aspetto mi sembrava alternativamente familiare oppure assolutamente estraneo...

Si e’ fatto giorno gia’ da un bel po’. Quanto tempo e’ passato fuori della mia finestra?… Quanto tempo avro’ dormito?…- Un caffettino?- ha mormorato il mio Conoscente sconosciuto, avendo sentito all’improvviso la mia presenza. Essendosi stirato con volutta’, si e’ alzato sedendosi sul letto anche troppo gagliardamente per chi ha dormito cosi’ poco, ha fatto un bel sorriso largo, dimostrando i denti bianchissimi.
- Mi piacerebbe un caffe’ nero alla turca»…Si comportava in modo tale come se avesse vissuto qua una vita, e questo mi faceva uno strano piacere...
- Aspetta un attimo, Angiol, ti faro’ un ottimo caffe’, e tu nel frattempo puoi lavarti…;- Non chiamarmi cosi’… chiamami… ANDREA…- Ma perche’ mai, ti chiami ANGIOL, vero? A n g i o l…- Chiamami …Andrea…- Il mio amico ad improvviso e’ diventato triste e si e’ fatto pensoso - Questo nome mi fa ricordare troppe cose… Angiol non sono piu’ io… non qui... capisci?…..Con queste parole il viso del mio ospite e’ diventato ancor piu’ triste, gli angoli della bocca sono calati in giu’.- Tempo fa ero convinto che il mondo va governato dall’amore... Tutto al mondo viene fatto solamente per questo sentimento... Ma non parliamone.... Se sapessi allora come sarebbe finita quella storia... All’epoca portavo il nome ANGIOL… Dopo mi e’ venuta la presa di coscienza che tutti... quasi tutti coloro che raggiungono le vette piu’ alte, cioe’ quelli che ci mettono la vita per raggiungerle, sacrificando se stessi – sono privi di amore. Cercano un’adorazione totale con la quale vogliono sostituire il sentimento piu’ intimo di cui sono privi... Questo vuol dire che bisogna fare la scelta tra un amore spirituale che dissolve tutto quello che esiste e gli da’ un senso e il trionfo superficiale e l’apice della vanagloria, cioe’ la possibilita’ di raggiungere gli obiettivi umani piu’ alti che sono spesso i obiettivi falsi... Non si puo’ avere tutte e due le cose, siccome chi ha capito il senso intrinseco dell’esistenza non aspira agli attributi esteriori del riconoscimento della propria persona.
Lo ascoltavo meravigliandomi della sua filosofia per cosi’ dire femminile, espressa (che stranezza!) subito dopo il risveglio.
L’odore del caffe’, aspro e tonificante ha colmato nel frattempo il mio piccolo appartamento, facendo scappare gli incubi notturni giusto nella profondita’ della mia coscienza...
- Angiol, scusami, Andrea, dimmi comunque, che cosa ti ha fatto uscire di casa in alta notte e in piu’ col tempo cosi’ brutto? Le circostanze insopportabili, i tristi pensieri?
- Avevo freddo da solo nel mio appartamento,- mi ha risposto il mio interlocutore senza guardarmi. Volevo sorridere, siccome mi e’ sembrato uno scherzo assai buffo, ma mi son mangiato le parole, immaginando che cosa avrei risposto io alla stessa domanda?! Perche’ mai sono capitato io di notte per la strada buia e umida? Perche’ avevo litigato con me stesso per la faccia nascosta della luna?!... Poi sono uscito fuori in cerca di me stessso e mi son felicemente ritrovato?! Chi non mi avrebbe trovato strano dopo questa spiegazione?... Il mio amico senza far caso al mio impaccio, continuava di esporrmi i suoi pensieri. Avro’ avuto bisogno dell’ascoltatore?
-…Coloro che sono i geni sono privi dell’amore dalla piu’ tenera eta’. Coloro invece che ci sono dissolti, non cercano altre vette perche’ in realta’ non esistono, perche’ nel mondo non c’e’ niente che potrebbe superare l’amore. Ma... Il problema e’ che lo capiscono solo quelli che son assorti dall’amore. Appena va via l’amore, sparisce anche la comprensione….Ho visto un sogno spaventoso, - ha pronunciato lui senza un minimo passaggio logico dal tema precedente, si e’ solo inchinato per bere un sorso del caffe’ ormai raffreddato. Non interrompevo il mio interlocutore biondo. Mi e’ sembrato che aveva tanta voglia di esprimersi che gia’ da tanto non aveva questa possibilita’. E’ successo qualcosa con lui, e’ chiaro, adesso mi raccontera’ tutto per filo e per segno lui stesso, basta non interromperlo. Lo sentivo parlare molto velocemente come se avesse paura di fare tardi, facendo solo in tempo di prendere un piccolo sorso del caffe’ nelle piccole pause oppure accendere una sigaretta e spegnerla quasi subito dopo aver preso due-tre boccate. I biscottini non li ha nemmeno toccati…- In questo sogno ho visto i frammenti del mio passato, dei piccoli pezzettini di immagini a colori.
…Come se io stessi cercando di fare un puzzle dei piccoli pezzi del mio passato, cerco di raccoglierlo e mi rendo conto di non fare in tempo a terminare la trama... Il mio orologio rallenta e si ferma. Ma io so di certo che ho ancora tempo…A queste parole di Angiol-Andrea il caffe’ mi e’ andato di traverso.
«…HO ANCORA TEMPO…» «…ANCORA TEMPO…». Ho gia’ sentito queste parole, ma dove?!;«…Ho ancora tempo…»... Ho iniziato a scrutare il mio nuovo amico nel modo ancora piu’ attento di prima. Ma lui non mi vedeva e non mi sentiva. Anche se io fossi andato via, il narratore non avrebbe interrotto il suo monologo.
- Ascolta, amico… a proposito, mi sono lasciato a sfuggire, dimmi il tuo nome…;- Sono Michele, Arcangelo Michele…- ha pronunciato piano, oppure mi e’ solo sembrato? Ma sul serio, comincio ad avere i problemi di udito.- CHE hai detto, lo puoi ripetere?;- Io dico, - ascolta cosa ti racconto. Ti raccontero’ una cosa, nessuno lo sa. Nessuno… Ti prego soltanto di non interrompermi, non interrompermi…;- Si’, Angiol, si’… «…ho ancora tempo…», «…li riconoscerai …LI riconoscerai subito…»

   - Sai, mi occupo del restauro… delle anime... delle anime degli oggeti antichi...
Ti raccontero’ tutto, se lo vorrai, puoi anche ridere…
Ma guardando il mio interlocutore non avevo per niente voglia di ridere. I suoi occhi scuri e profondi erano tristi, quasi malaticci. L’ospite notturno non mi guardava, il suo sguardo vagava altrove senza fissarsi da nessuna parte.
- Ecco, sarebbe piu’ logico dire che mi occupavo del restauro delle opere antiche… o meglio me ne occupavo in un’altra vita passata... Sono scappato da quel mondo, ho lasciato tutto cio’ che mi circondava. Perche’? E’ un’altra storia e te la raccontero’, forse, a suo tempo. Io correvo, pensando di trovare pace ed esumazione,… ma cio’ che e’ successo dopo, cio’ che e’ successo dopo con me… non so che cosa e’ stato. Saro’ impazzito?…Istintivamente ho sobbalzato, catturava i miei pensieri, i miei recenti pensieri. Prima del nostro incontro pensavo proprio cosi’.
«…impazzito?…» Con queste parole Angiol si e’ alzato dal divano assai bruscamente, quasi rasentando la gamba cromata del tavolino ed ha cominciato a girare per la stanza camminando coi piedi nudi per il tappeto senza far rumore.
Quando ha fatto in tempo a togliere i calzini? Oppure non li aveva?… Dio mio, di che cosa stavo pensando in quel momento, quando il mio amico sincero mi stava riferendo la storia della sua vita?! Io stavo pensando ai suoi calzini!!...In questo minuto non era possibile neanche immaginare che ancora ieri non sapevo niente dell’esistenza di questa persona!...
 «…ho ancora tempo…» Pensavo cosi’, mentre i miei occhi, traditori, iniziavano piano-piano a chiudersi… Avevo tanta paura di addormentarmi! Sara’ troppo anche per un paranoico! Il mio interlocutore continuava a muoversi per la stanza, e mi e’ sembrato in quel momento che portava delle larghe vesti bianche che si muovevano leggermente a mo’ di strascico durante i movimenti del loro possessore…
Ho sentito sulla schiena il freddo appiccicoso a me gia’ noto, come all’epoca della mia prima infanzia, quando stavo in piedi sul cornicione e guardavo dentro la finestra di mio fratello Giaccone…
Ho socchiuso gli occhi ed ho scosso fortemente la testa, temendo che le mie dita si sarebbero aperte e di conseguenza sarei caduto dalla poltrona nel modo piu’ sgraziato, mi sarei rotto una gamba e il mio amico avrebbe riso col suo riso aspro e rauco e avrebbe agitato le maniche delle sue vesti bianche... Aprendo con prudenza gli occhi, ho scoperto che la persona che mi aveva spaventato cosi’ tanto ha sempre addosso il blue jeans un po’ sciupato e un’aderente T-shirt nera. Per fortuna non ha notato il mio scompiglio! Sento che ancora un po’ i miei sogni mi cominceranno a perseguitare anche nella realta’.
-…Dopo essere arrivato in questa citta’, dove ci siamo conosciuti, - continuava Angiol, mettendosi a comodo in poltrona e ripiegando i piedi, - ho affittato un piccolo appartamentino al terzo piano di una casa modesta ma allo stesso tempo decente e ho deciso che tutti i miei guai ormai sono passati... Se lo sapessi... Mi sono trovato un lavoro altrettanto decente nella bottega di un antiquario e cercavo possibilmente di non frequentare piu’ nessuno. Mi sentivo troppo bene tra gli oggetti strani che avevano gia’ vissuto una loro vita lunga... Non ridere, sono diventati i miei amici taciturni. Ti fa ridere, perche’ tu sei convinto che una persona come me, abbastanza giovane e bella non puo’ voler passare tutta la sua vita tra i paralumi polverosi e le poltrone dalle maniche fatte a mo’ di testa di leone. Cosi’ ho vissuto fino a poco tempo fa... Lavoro- casa, casa- lavoro. Il mio appartamentino, come avevo ga’; detto prima, era abbastanza decente, non economico ma neanche esageratamente caro... Sono passati cosi’ sei mesi.. e poi... Cerchero’ di raccontartelo con qualche ordine.
Ti avevo detto di aver affittato un appartamento al terzo piano non a caso. Ogni mattina, scendendo la scala, dovrei dire assai tenebrosa e trascurata, passavo ovviamente vicino agli appartamenti situati sotto. Nella mia casa dove abito attualmente c’e’ un appartamento per ogni piano. – Con queste parole il narratore mi ha guardato da congiurato. - …Dunque passando vicino all’appartamento che stava giusto sotto di me al secondo piano, trovavo la sua porta sempre semiaperta... Da questa porta spesso uscivano le voci femminili e il riso. A volte si sentivano appena, a volte erano ben distinti. A volta la porta era aperta di piu’ e cosi’ potevo vedere una parte dell’interno di questa casa strana. Ho anche avuto un’impressione che le persone che ci vivevano e che non ho mai visto mi volevano far entrare nella loro vita... Un giorno, preso dalla curiosita’, ho messo la testa dentro il vano della porta... ma non ho visto nessuno anche se ho sentito piu’ che distinte due voci femminili – una delle quali era piu’ grave dalla “r” dissonante, un’altra invece acuta, gorgheggiante, piena di riso. Il loro appartamento era un monolocale come quello mio... C’era dentro il minimo di roba e di mobili e dopo aver dato una breve occhiata alla stanza sono rimasto stupito di non averci trovato dentro nessuno. Mi sono sentito un po’ male ed ho chiuso subito la porta, pensando che queste persone spensierate come minimo saranno derubate prima o poi. Ho sentito diverse volte le loro voci allegre, passando vicino al loro appartamento, pero’ non ci davo piu’ un’occhiata, socchiudevo solamente un po’ meglio la porta della casa delle donne cosi’ spensierate. Pero’ una volta, stavo scendendo per andare a lavorare un po’ troppo presto…
 Dovevo eseguire un grande e urgente ordine e stavo gia’ pensando alla coerenza delle mie azioni, passando come al solito vicino alla porta dell’appartamento al secondo piano.Era come al solito mezzo aperta, pero’ al mio orecchio e’ arrivato molto chiaro il mio nome. Mi son fermato e ho aguzzato gli orecchi…
 Mi e’ sembrato o no?…La voce piu’ grave mormorava qualcosa, quella acuta rideva… e… ho sentito di nuovo - ANGEL .L.L.L…Ho fatto le scale di corsa come un matto, mi son subito dimenticato del mio lavoro… Sicuramente il mio lavoro urgente quel giorno non e’ stato piu’ toccato ed ho deciso sul serio di soddisfare la mia curiosita’ e chiarire che cosa alla fine vogliono da me queste ragazze allegre. Ero curioso di sapere che diavolo stava accadendo laggiu’?.. Ho deciso che loro erano veramente riuscite a stuzzicare la mia curiosita’ ma non avevo la piu’ pallida idea di cosa sarebbe accaduto dopo... Quando di sera sono risalito al secondo piano, ho scoperto per la mia meraviglia che la benedetta porta era chiusa. Chiusa proprio per bene, di dentro, perche’ ho provato anche ad aprirla e non ci sono riuscito... Ed e’ successo per la prima volta in tutto quel periodo che ci passavo vicino!...
Stavo ascoltando il mio amico mezzo sdraiato in poltrona. Il caffe’ era gia’ finito, fuori dalla finestra gli uccelli cantavano a tutta forza. La tarda mattinata si stava trasformando in una giornata di sole, graziaddio, ma comunche assai fresca. Questo giovane era talmente appassionato del suo racconto che era difficile capire se stava raccontando le sue emozioni vere oppure stava semplicemente fantasticando. Eppure osservavo con una vera gioia la sua mimica. I movimenti dei suoi occhi languidi, delle sue labbra sottili che si muovevano in continuazione. Mentre parlava cambiava in continuazione la sua posizione: si alzava dalla poltrona, si sedeva sul bordo del divano e chiudeva gli occhi. Come se cercasse di rammentare gli avvenimenti di ieri, oppure i loro dettagli, o se no cercava di non dire di piu’… C’era qualcosa che non poteva dirmi,… o meglio lui credeva che non doveva dirmi…;
… A questo punto mi e’ venuta in mente un’idea, - ha continuato il narratore, - occupandomi della resurrezione degli oggetti morti avevo un set di utensili particolari: seghette da traforo, cacciaviti di varie sezioni, diversi aghi e punteruoli. Ho deciso di utilizzare uno di questi oggetti non per prescrizione... – raccontava Angiol, buttatosi sul letto e guardando il soffitto – mi sono stupito io stesso della facilita’ con cui ho realizzato questo lavoro. Che cosa volevo vederci? Posso dire con esattezza una cosa sola – non quello che ho visto laggiu’… Anche se a prima vista non ho notato niente di particolare… Sara’ stato l’ambiente stesso. L’arredamento non sembrava abitabile, anzi era fin troppo messo in ordine, se si puo’ dire cosi’… si’… ho detto bene – era simile al museo. Gli oggetti occupavano i loro posti, trovati non a caso. Alcuni oggetti si mostravano da soli non si sa a chi, esposti sui vari podi in modo troppo vistoso… I mobili normali, da vivere, erano troppo pochi per la vita di una persona normale. Ma d’altronde cosa vuol dire una persona normale?
Il suo discorso era talmente monotono che ad un certo punto mi son reso conto che non riuscivo piu’ a percepire le ultime frasi. Stavo vicino alla finestra e godendo l’assenza della luna, delle voci sarcastiche giusto dentro la mia mente e degli incubi notturni, osservavo che cosa stava accadendo nel mondo esterno.
Stavo seguendo con il mio sguardo senza una particolare intenzione come sul balcone vicino un gatto troppo grasso dalla pelle che brillava al sole cercava di acchiappare un uccello, disposto vicino a lui, sul guardavia e lo stava guardando con piena indifferenza...
Se potesse, avrebbe sicuramente sbadigliato. Senza avere invece questa possibilita’ muoveva la testa ed apriva le ali, dimostrando la loro potenza all’animale paffuto. L’apertura alare era veramente spaventosa, ha impressionato pure me. Pero’ un essere che sapeva volare agitava le ali solo per se stesso e con tutto il suo aspetto gonfiato faceva vedere che era assolutamente indifferente a tutto. E al gatto?... Che cosa voleva il gatto, curato e stufo, castrato la cui collottola era stanca dalle carezze. Lo attraeva di piu l’irragiungibilita’ dell’uccello?
 Che cosa ne avrebbe fatto, se l’avesse acchiappato? Perche’ mai certe persone vogliono stare insieme, senza capire il perche’?... Perche’ sono qui con questo giovane?! Perche’ siamo convinti di avere bisogno l’uno dell’altro? Chi ce l’ha detto?! D’altronde, non lo abbiamo neanche chiesto a nessuno...
Siamo attratti l’uno dell’altro – il gatto sazio e l’uccello! Sara’ solo l’istinto?… Si’, l’ho quasi preso, sta con me, e’ una parvenza dell’ ANGELO… Oppure un ANGELO sul serio… come si fa a saperlo… come …semplicemente un uccello - oppure un ANGELO? Per un attimo mi e’ sembrato che anche un essere pennuto sul guardavia mi stesse osservando. Mi e’ sembrato che avesse girato la testa dalla mia parte, avesse aperto il becco... Ho anche sentito dei suoni indistinti… I suoi occhi, rivolti a me, si sono avvicinati e uno, brillante e sporgente, mi ha anche ammiccato … La mia mente avra’ raggiunto la possibilita’ di poter comunicare con gli animali senza intermediari? Questo uccello mi voleva comunicare qualcosa sul serio? Che cosa avrebbe potuto significare? Ho socchiuso gli occhi e li ho riaperti di nuovo cercando di ritrovare le perline nere dei suoi occhi brillanti puntati giusto nella mia coscienza. Ma l’uccello che mi aveva stupito cos; tanto era preso dalla pulizia delle sue penne. Ho acchiappato il pensiero che volevo rivolgere a quest’uccello e poi, grazie a Dio, ho ripreso i miei sensi dopo le mie riflessioni sui totem, rendendomi perfettamente i conto di non sentire piu’ quella persona a cui stavo pensando… Ho rimesso sulla faccia un’espressione attenta, mi sono rivolto lentamente, cercando di cogliere il senso delle ultime frasi del narratore… non ha notato la mia assenza. Messe le mani dietro alla nuca e continuando a guardare nel soffitto, ha proseguito con la sua storia… Guardandolo fisso ho improvvisamente sentito com’era agitato e come era importante per lui cio’ che stava dicendo, cio’ che voleva farmi capire a tutti i costi... Ho notato una goccia di sudore che stava colando per la sua fronte pallida…;-…dopo aver aggirato con cautela tutta la stanza e non aver trovato nessuno, stavo gia’ per ritirarmi,quando, di nuovo… ho sentito pronunciare il mio nome e il ridere piano. Era gia’ troppo… Sara’ un’allucinazione?…- Ho pensato io ad improvviso. Ma non mi drogavo…- Ha fatto una pausa. -…Non mi drogavo gia’ da un bel po’.… Ma tutto cio’ era simile a… come se percepissi la realta’ non nel modo adeguato. Ho addirittura pensato di aver inalato troppa vernice nel mio laboratorio… Proprio in questo momento ho visto nel modo piu’ che chiaro, alla mia sinistra, in angolo, una scala fatta di faggio chiaro che portava sopra…?! Dove potevano portare questi gradini?…Era una cosa impossibile… ma siccome ho sentito le voci e il riso che arrivavano di sopra, ho cominciato a salire, facendo dei passi cauti sui gradini di legno e non sentendo il minimo suono dei miei passi… Non percepivo ne’ lo scricchiolio del legno ne’ il rumore dei miei tacchi. Saro’ stato troppo agitato, ma il mio orecchio professionale avrebbe dovuto comunque percepire il suono caratteristico del legno che poteva raccontare molte cose sull’eta’ e lo stato di conservazione del manufatto. Quasi puntellandomi con la testa nel soffitto, sono riuscito ad esaminare un altro locale, pieno di luce, anche se dentro non c’erano delle finestre. In mezzo a questo spazio stava un letto, molto largo e con la schiena molto alta, con la coperta che scendeva fino al pavimento… Questo letto era molto simile a quello mio… Anzi, era proprio uguale… Stranamente questo fatto mi ha colpito in modo particolare. Non sono indifferente su che cosa dormo e scegliendo dei mobili per la mia abitazione, ho messo un bel po’ di tempo per trovare un letto che mi andasse bene...” – A questo punto il mio ospite ha guardato in brutto modo il mio lettino di una piazza e mezzo, poi mi ha gettato uno sguardo veloce e fermatosi per un po’esitando ha continuato il suo racconto, lasciando questo tema secondo lui assolutamente incomprensibile per me.
Sul letto stavano sedute due giovani donne. Una era bruna, dai capelli corti. E’ stata lei a parlare con la voce bassa e rauca. Un’altra era bionda dai capelli lunghi color lino che scendevano sulla sua schiena come un mantello... Facevano finta di non vedermi, ma sentivo perfettamente che parlavano di me. Ero presente gia’ da un buon minuto, quando la bruna si e’ voltata dalla mia parte dimostrando sul viso felice e rotondo una meraviglia gioiosa. Era un po’ cicciottella. Si vedeva subito anche se era seduta con le gambe ripiegate.La grassottella ha fatto un bel sorriso e dicendo qualcosa di indecifrabile alla sua amica mi ha puntato le sue dita paffute messe insieme. Non riuscivo a vedere il viso della bionda, pero’ sentivo come era bella anche seduta mezza girata e non riuscivo a vedere il suo viso... La curva della sua schiena era dolce e graziosa, i capelli biondi la ripetevano, luccicanti di non si sa che luce...
Angiol ha gettato un’occhiata dalla mia parte. I suoi occhi umidi brillavano. Sicuramente non mi vedeva. Mi vuole raccontare la storia della sua passione verso questa donna anomala?! Di questa donna … che cosa puo’ avere di angelico?… ; simile alla gatta, non all’uccello. Ho socchiuso gli occhi, sentendo la stanchezza di questa notte pazza, di questa giornata noiosa, ho socchiuso gli occhi… ed ho sentito in modo chiaro la voce indimenticabile: «…NIENTE ASPETTO FEMMINILE, … TUTTI MASCHI… NON HO MAI INCONTRATO UN ANGELO DALL’ASPETTO FEMMINILE…»;-… LA BIONDA HA RISO SENZA RIVOLGERMI DALLA MIA PARTE. Era lo stesso suono, acuto e gorgheggiante. La cicciottella l’ha chiamato per nome ed ha chiesto: «E’ lui?»…- E come si chiamavano queste arpie, lo ricordi? Non so come si chiamava una delle due… non l’ho mai saputo, siccome non chiedevo i loro nomi. Non mi interessavano i loro nomi profani, ma la paffuta chiamava la sua amica con il nome di Gianna… ha chiesto: «E’ lui, Gianna?»…;Ho riaperto di nuovo gli occhi che mi si stavano gia’ chiudendo ed ho scosso la testa in modo tale che mi sono addirittura scricchiolate le vertebre cervicali… Cercando di trovare le parole giuste, sono riuscito a sillabare a voce bassissima:;-Come si chiamava?…;-La bella bionda si chiamava Gianna… Sembrava tutta fatta di luce. Aveva addosso un vestito bianco tutto argentato che scintillava, era largo e lungo, copriva le gambe che aveva comunque ripiegato. Stavo studiando l’arredamento come un agente, nonostante il mio timore e sconvolgimento. Dopo aver aggirato il letto immenso e quasi quadrato (il mio letto), ho scoperto che la bionda era di nuovo rivolta a me di schiena... in piu’ vicino al letto non c’erano scarpe... questi esseri camminano a piedi scalzi o non camminano proprio.;La bruna, continuando ad esalare la gioia raggiante, mi ha teso tutte e due le mani, come se fosse un bambino piccolo che stava cercando un giocattolo. “Chi sei?”- le ho fatto questa domanda strana. Ma che cosa si puo’ rispondere alla domanda - «CHI SEI?»? … E lei ovviamente non mi ha risposto niente.Non ho capito neanche in quale momento mi sono trovato tra le sue braccia. Tutto il resto mi e’ sembrato un sogno folle. Mi baciavano e mi abbracciavano tutte e due… ma in quel momento non mi sono memorizzato oppure non ho visto neanche il viso della bionda. Sentivo solamente che odorava di… cannella… Mi affascinava, mi incantava non come una donna normale… ero pronto di piangere… ero pronto a buttarmi sulle ginocchia come se fosse una dea … stavo baciando il lembo del suo vestito e sentivo un piacere inaudito solo per questo... Sentivo che questa donna era... come dire... un’extraterrestre...
-…Di che cosa sapeva dici?…;- Di cannella… si’, si’ … di cannella…;- Sei sicuro che si chiamava GIANNA?…
 Nella mia testa turbinava un vortice dei pensieri: dovevo chiedere se aveva visto il suo viso, se aveva esaminato i suoi occhi... Come sono gli occhi di GIANNA?…;Avevo paura di aprire la bocca per fare la domanda. La mia lingua non mi ubbidiva piu’… sono ammutolito…Che assurdita’, forse sto dormendo di nuovo… Gli occhi verdi con dei piccoli puntini neri, un piccolo neo sopra il sopracciglio sinistro... Conoscevo solo una donna di nome Gianna, solo una donna - ANGELO… Era mia sorella… Come in un film ho visto girate le scene della mia infanzia….…Eccola accovacciata di fronte a me, asciuga i miei occhi umidi con il lembo del suo vestito scintillante: “…Sarai il piu’ intelligente di tutti noi… ti amo piu’ di chiunque altro…”;…Sta scendendo le scale per partire per sempre, ha addosso delle vesti bianche argentate… un leggerissimo profumo di cannella mi lascia per sempre... Non riesco piu’ a percepire questo odore ne’ nelle torte, ne’ nei biscotti, anche se sono ricoperti di questa spezia. Ho smesso di poter percepire quest’odore e pensavo che sara’ cosi’ per sempre... Ma adesso, ascoltando il racconto agitato del mio ospite notturno, ho sentito improvvisamente un leggerissimo profumo un po’ amaro, era il profumo dell’angelo che mi aveva lasciato tempo fa... Volevo pronunciare delle parole occorrenti, ma la mia bocca non si apriva piu’… Perche’ mai sono cosi’ agitato?… Sono sciocchezze! …non puo’ esserci… bisognava vedere il suo viso, doveva vederlo…;- Pensi sul serio che ti voglio raccontare la mia love-story con una bionda carina?! Che sono venuto qui di notte per questo?! – Angiol mi ha gettato un’occhiata stizzita e irritata, poi ha taciuto per un po’ e mi ha di nuovo guardato, questa volta giusto negli occhi:
- Che cosa succede? Stai male, Michele?… sembra che tu non mi veda,… e forse non mi senti neppure? Che cosa? Se avevo visto il viso di quella magica creatura?… Sicuramente ti raccontero’ tutto, visto che ti eccita cosi’ tanto … Non sono talmente egoista da sfogarmi a dire tutto e non fare attenzione alle tue emozioni….Si e’ alzato dal letto e mi si e’ avvicinato, camminando a piedi nudi per il tappeto.Io stavo seduto in poltrona e aguzzavo gli orecchi a ogni suono pronunciato dallo strano narratore.
Aprofittandoci di una piccola pausa, abbiamo acceso una sigaretta tutti e due…
Nell’atmosfera della mia piccola stanza c’era una tensione come se dovesse iniziare una pioggia inaspettata. Mi sembrava che qui con noi stesse anche un terzo. Poteva essere il mio sdoppiamento della persona oppure la mia sensazione nella mia vita nei sogni, una vita talmente luminosa che molto spesso mi perdo non sapendo quale delle due realta’ sia  piu’ reale... La realta’ notturna, nella quale sia il corpo che l’anima non mi appartengono piu’, pero’posso porre fine agli avvenimenti che stanno accadendo secondo la mia volonta’... Oppure la mia contingente esistenza diurna, quando i miei occhi sono aperti, ma se potessi cambiare qualcosa con un semplice movimento delle palpebre?! Pero’ non e’ vero! Lo posso fare.. Basta chiudere gli occhi... e... fra cinque o dieci minuti mi trovero’ in un’altra vita – nel sogno...
Oppure volevo sentire fino alla fine la storia del mio bell’amico che cominciava a diventare proprio strana. Riavutomi dopo le mie riflessioni non troppo lunghe, ho acchiappato un’occhiata intensa dei suoi occhi scuri e profondi.
- Stanno suonando alla porta, - Angiol stava quasi sussurando, come se fosse impaurito,-Senti, EMME, qualcuno e’ venuto …Chi puo’ venire a trovarti? – il mio amico mi ha chiamato “EMME” per la prima volta.;- Ma secondo te nessuno puo’ venire a trovarmi? Puo’ essere, per esempio, il lattaio, a volte gli chiedo di portarmi il latte direttamente a casa…- Tu bevi il latte?!…;- Ma cosa c’e’ di strano… non lo mischio con la birra o con la vodka, lo bevo da solo… E tu non bevi il latte, Angiol? Mi ha colpito la meraviglia del mio amico. Dapprima mi guardava soltanto con gli occhi incomprensivi, poi nelle sue pupille sono apparse delle piccole faville, e alla fine il mio amico e’ scoppiato in un riso inaspettato: - Apri la porta, EMME, se no il tuo latte inacidisce e diventa simile a noi due...Attraverso lo spioncino della porta ho visto un naso lungo, svisato dall’apparecchio ottico con due occhietti attaccati. Era la mia vicina del primo piano. Non si sa come ha capito che ero in casa, ma ha iniziato subito a parlare dello scopo della sua visita: «Senta, giovanotto, lei e’ medico- psichiatra, giusto? - e senza aspettare la mia risposta ha continuato ad entrare nella mia vita privata, - mio marito ha un gran bisogno del suo consiglio intimo. Lo potrebbe consultare nel modo confidenziale...?»
«Anch’io ho un gran bisogno del consiglio…», - ho ridacchiato io dentro me stesso, ma invece di darle la risposta, mi sono allontanato silenziosamente dalla porta. Quel mondo dietro alla porta non era piu’ per me adesso... Non mi ricordo neanche quante volte ha suonato ancora cercando di entrare nella mia vita... Ma lei non mi interessava proprio per niente... Pensavo ad una cosa sola, anzi ad una persona sola... a Gianna...
-Chi e’, EMME? – La voce di Angiol era gia’ seria e un po’ inquieta. Non gli ho risposto.
– Cosi’e’ iniziata questa strana storia, se non vogliamo usare degli epiteti piu’ espressivi, - stava continuando il mio ospite, senza ripetere la sua domanda come se non avesse interrotto il proprio racconto, - mi senti, EMME? Guardami negli occhi, per favore, guardami negli occhi...
- Perche’? – mi sono meravigliato di questo cambimento brusco.;- Voglio cosi’.
Si e’ taciuto come se stesse raccogliendo le proprie idee.Ho alzato gli occhi cercando di guardare giusto nelle sue pupille scure, lasciando nel mio sguardo solo la curiosita’ mondana e niente di piu’. Pero’ sentivo di non saper nascondere l’ansia e la tensione nervosa. Piu’ cercavo di capire l’origine del mio stato d’anima, piu’ diventavo preoccupato.
-Cosi’ sono rimasto immerso in questi dolcissimi abbracci per alcuni giorni di seguito... Lavorando, pensavo solo di rientrare di sera nella magica porta... sognavo di rivedere i visi magici, sempre piu’ cari a me...
-Allora hai visto il viso di quella... – stranamente avevo paura di pronunciare il suo nome ad alta voce, - ... il viso di quella bionda color platino?... – Ho cercato di sorridere con disinvoltura, ma il mio sorriso e’ venuto stupido e forzato. Perche’ mai cerco di nascondere i miei sentimenti al mio “amico sconosciuto”?! Perche’ gli voglio sembrar un pezzo mondano, indifferente a tutto?! O se no, quel gatto grosso che sta sul balconcino del vicino e sazio di ogni cosa al mondo... gioca col suo cascare dal terzo piano come se fosse un topo moscio...

Se avevo visto i suoi occhi?... Son verdi... si’, piu’ verdi che bruni, hanno dei puntini neri e delle faville gialle... Luccicano e riscaldano e la loro luce e’ meravigliosa... Capisci, lei... – e il narratore ha taciuto per un attimo cercando le parole giuste...
Aprofittandomi di una pausa e chiudendo gli occhi, ho sentito un profumo leggero sempre della stessa cannella, il profumo che emanava la mia... mia... Dio mio! Anche dentro me stesso avevo paura di pronunciare il suo nome!
- …Era, come per dire, sottile, quasi trasparente, e non provavo per lei quei sentimenti che possono far venire normalmente le donne. Non aveva niente di carnale e quindi non faceva nascere dei sentimenti sensuali... - Angiol ha continuato il suo racconto interrotto prima, - …a differenza della sua amica, ardente cicciottella, una bruna dal viso sempre sorridente… Io, certamente, gustavo la loro compagnia, ma il mio cervello, il mio cervello-traditore, non si rilassava nemmeno per un minuto. Ma chi al mio posto potrebbe sentire questa storia in un modo diverso?
Il mio bell’uomo mi ha guardato in modo interrogativo, ma era piu’; che chiaro che non aveva bisogno della risposta...
- E’ facile indovinare che il mio lavoro non procedeva in nessun modo. Ho addirittura guastato una vecchia cornice, spaccando una bellissima decorazione e calpestando col piede il pezzo staccato... comunque, lasciamolo perdere, EMME, secondo me ti interessa ben poco. Stavo riflettendo: ma come…
 Come si puo’ capire cio’ che stava accadendo?! Dove si trova lo spazio, dentro il quale ero immerso nella tenerezza?… Come posso salire al secondo piano dalla camera che sta sotto, visto che sopra deve trovarsi… il mio appartamento?!! Senti, EMME, il MIO…Il mio piu’ che eccitato narratore ha asciugato la fronte dal sudore, non accorgendosi, che anche il suo labbro superiore era coperto di perle di sudore… talmente era agitato di cio’ che stava accadendo…
Bisogna dire intanto che era riuscito ad appassionare pure me… E proprio a questo punto ho notato un dettaglio veramente strano. Mi son reso conto, nonostante la mia massima concentrazione e l’attenzione alla storia, che le mie guancie erano coperte di barba... di barba chiara, anzi quasi rossa, dai peli duri, lunghi un mezzo millimetro... Non mi stupiva questo fatto – per l’ultima volta ho fatto la barba la mattina prima. Ho anche portato la mia mano al mento ed ho passato con il palmo della mano i peli duri e pungenti... Allo stesso momento il mio sguardo ha fissato le perline di sudore sul labbro superiore, assolutamente liscio del mio amico emozionato. Involontariamente mi sono meravigliato: come era morbido e pulito il suo mento...
Non c’era nessun segno della barba!…
N e s s u n o… Ho sentito una specie di paura e forse per questo subito dopo la vergogna…;
  - … Volevo proprio capire, in che modo strano il mio letto, ed io ero fortemente convinto che si trattava proprio del mio letto e’ capitato in questo mondo effimero?
Ho anche inventato una manovra col fazzoletto da naso… Non visto l’ho messo sotto il materasso, e, svincolandomi dagli abbracci delle fate, lo dico senza una minima ombra di ironia,…- non si sa per quale motivo Angiol ha deciso di discolparsi, dopo avermi gettato un’occhiata e interpretando l’espressione dei miei occhi come un sogghigno.
Io invece non avevo nessuna voglia di ridere. Adesso mi sarei addormentato con il massimo piacere, ma il sonno – traditore non aveva la piu’ pallida idea di venire a trovarmi in questo momento. I miei occhi stavano studiando un bell’uomo seduto a gambe accavallate di fronte a me, pero’ molto teso internamente a cui non veniva la barba anche per la fine della seconda giornata! Sara’ cosi’ giovane che non conosce ancora questo problema?... Ma a guardarlo cosi’ non gli darei meno di venticinque-ventotto anni... saranno anche ventitre... ma anche a questa tenera eta’ il minimo di lanugine doveva comunque visitare il suo bellissimo viso?... Ma non avrebbe potuto farsi la barba di nascosto?!;
- …senza la minima ombra di canzonatura.… Quella volta ho cercato di fuggire, scendere giu’ le scale precipitando… come vogliamo, ma verificare e convincermi, dove sara’ il piccolo pezzo quadrato di tessuto, che ho messo col gesto di un ladro nel letto che supponevo mio... Poi un’altra cosa ancora, ho dimenticato di dirti che non sono mai riuscito a lasciare le braccia delle mie vicine affascinanti e ad andare via con le mie gambe. Non ridere, son gia’ anni che non bevo fino a non reggermi piu’ in piedi... Ma ogni volta io per cosi’ dire precipitavo nell’intreccio vischioso delle loro braccia e entravo nelle loro labbra dolci... ci precipitavo e... non riuscivo mai a rimanere cosciente fino al momento di andare via. Non si puo’ dire che non lo volevo, non volevo andare via, ma mi addormentavo sempre in un momento di inconsapevolezza, se si potrebbe dire cosi’, e di mattina aprivo sempre gli occhi nel mio proprio letto... Ed ogni volta succedeva la stessa cosa... Mi e’ venuto anche in mente di aver preso qualche narcotico, qualche elisir magico, mi sarebbe piu’ facile pensare cosi’, ma in quello spazio non prendevo nessun sorso... nessuno!!! – Angiol si e’ leccato le labbra col gesto meccanico, mordendo un po’ quello inferiore. Tutto il suo aspetto mi faceva pensare al bambino impaurito che per la prima volta ha visto una cosa, l’esistenza della quale non aveva sospettato fino a quel momento. Sara’ un gioco? Un bellissimo gioco degno di vari premi? ;
- …Quella volta mi sono precipitato velocemente dalla scala elastica e liscia e facendo cadere qualcosa per strada, son uscito di corsa giusto al pianerottolo. Pur essendo come drogato, credimi, EMME, ho sentito dietro alle mie spalle un tintinnio crescente di non si sa che cosa  avevo fatto cadere... e questo prendendo in considerazione il fatto che laggiu’ non sentivo neanche i miei propri passi... Non pensare, EMME, non e’ che mi ha meravigliato il suono dell’oggetto che stava cadendo, ma la sua qualita’. Correndo via da questa porta maledetta, mi perseguitava sempre di piu’. Mi sembrava che stesse crescendo con ogni gradino della scala che portava in giu’... quando cercavo di aprire la serratura della mia porta con l’aiuto della chiave che non mi ubbidiva piu’, mi sembrava che i miei timpani  sarebbero scoppiati dalla tensione, dalla cacofonia dei suoni di qualche colosso che stava cadendo... Ma non avevo nessuna voglia di voltarmi per guardare da dove poteva uscire quest’oscillazione dell’aria. Capivo perfettamente che nessuna cosa dentro un’abitazione umana non avrebbe potuto creare cadendo questo suono che risonava cosi’!...
- Sara’ scoppiato qualcosa? – ho supposto io, anche se naturalmente non pensavo cosi’- No, era il suono di una palla d’acciaio che cadeva e saltava e mi perseguitava, crescendo dentro le mie orecchie... Come... come una campana... – AN mi ha guardato attentamente, non direttamente, ma alla chetichella.- E il fazzoletto, - non ho saputo piu’ resistere io, avendo paura di non sentire piu’ la continuazione di questo racconto confuso...
-…Non c’era… ho rovistato tutto il letto, e il materasso, e le coperte… non c’era… - E nella stanza? Non hai notato niente di particolare nella tua stanza?;- Mi e’ sembrato che una specie di foschia avesse coperto gli oggetti, - con queste sue parole ho guardato il narratore in modo fisso, strizzando gli occhi come se stessi esaminando il suo stato d’animo, la sua adeguatezza. Accorgendosi della mia reazione, AN ha taciuto per un attimo e poi ha scosso la testa senza parlare, negando la mia domanda non fatta e anche qualsiasi sospetto nei suoi confronti...
-…. Forse, mi e’ sembrato, – ha continuato lui, - dentro la mia testa c’era sempre il rumore, poteva far effetto anche sulla vista…, non lo so….Angiol mi sembrava stanco del suo racconto, si e’ abbandonato con tutto il corpo sullo schienale della poltrona ed ha acceso una sigaretta, facendo uscire il fumo giusto nel soffitto.La sua fronte era sempre umida, il mento liscio (perche’sempre liscio?!) brillava delle gocce di sudore…- Dunque non avevo trovato nessun fazzoletto… Ma il desiderio di capire qualcosa mi e’ cresciuto ancora di piu’. Dimmi, EMME… te lo volevo chiedere ancora ieri… si’… mi sembra ieri... quando ci siamo incontrati… ti volevo chiedere – hai un’amica?… una tua donna?… oppure…Il mio amico si e’ confuso e senza guardarmi si e’ avvicinato alla finestra. – Laggiu’, dietro alle mie spalle, sulla credenza, c’e’ una foto di un giovane… chi e’ lui?- Il mio fratello medio Afanassy, – gli ho risposto io con un certo orgoglio.- Adesso e’ lontano da qui. Il nostro Afanassy e’ un navigatore. Hai sentito, AN…  AN?! Perche’ mai AN?! Ma anche lui mi chiamava EM…, hai forse sentito nominare una nave «Krusenstern»? Il mio fratello medio naviga su questo vascello gia’ da diversi anni. Abbiamo le notizie da lui molto di rado. L’ultima nuova l’ho ricevuta da lui circa sei mesi fa. Ha iniziato come un semplice marinaio, ma nella ultima lettera ha scritto di essere stato promosso.
Mi vergogno, ma non ero mai attento nella lettura dei suoi messaggi soprattutto perche’ erano sovraccarichi di diversi dettagli tecnici, con dei termini talmente specifici, che sembrava una vera e propria derisione. Da questa sua lettera, anzi dalla sua parte epistolare, che era almeno un pochino diversa dal manuale per la navigazione, sono venuto a sapere, che la nave piu’ grande al mondo «Sfruttavento» stava per passare «il cimitero delle navi» - lo stretto di Drayk dalle parti del promontorio di Gorn . Ne capisco ben poco, ma posso indovinare, che non tutte le navi sono destinate a farlo…Quindi e’ mio fratello… Ti e’ piaciuto? ....Si’, e’ vero, non ho notizie da lui gia’ da un bel po’...;
Angiol si e’ voltato e mi ha guardato a lungo direttamente negli occhi… troppo a lungo… Voleva dire qualcosa, le sue labbra hanno tremato, si sono anche mosse, ma dopo non e’ successo niente, niente, che avrebbe potuto spiegare il suo sguardo lungo e allarmato…;- Quindi e’ tuo fratello… Si’… ma questo e’ solo un inizio di quella storia, che ti voglio, che ti cerco di riferire.
 Evidentemente il mio amico voleva cambiare il tema del discorso a tutti i costi.

 - Ecco, tornando invece alla mia vita… Vorrei finire la mia storia… Sono tornato nella camera, e non ci ho trovato dentro niente di straordinario. Ovviamente a questo punto non mi son tranquilizzato. Questa notte mi e’ venuto in mente un nuovo piano. Senza mettere il mio progetto da parte, a forza ho appena aspettato fino alla mattina e poi ho telefonato ad un mio amico in una cita’; dove ho vissuto prima. L’ho trovato in casa e non gli ho spiegato proprio niente... Avevo un grand’amico, - Angiol si e’ voltato, ma sono comunque riuscito a vedere... mi e’ sembrato che i suoi occhi si sono inumiditi,gli ho chiesto di venire, venire urgentemente... Gli ho detto soltanto di avere un gran bisogno di lui... un gran bisogno e lui non mi ha chiesto niente, EMME, ha solo detto: “Bene”, - e la sera stessa era gia’ da me. Abbiamo parlato con lui per tutta la notte. Gli ho cercato di spiegare che cosa mi stava preoccupando, spiegare nel modo tale da non rimanere deriso da lui. E bisogna riconoscerlo, non ha sorriso nemmeno per una volta… Boris, perche’ lui si chiama Boris, sapeva sempre ascoltare, e anche questa volta non mi faceva delle domande inutili, ha chiesto soltanto in che modo mi avrebbe potuto aiutare.Angiol ha taciuto per un minuto, come se stesse sotto l’impressione di cio’ che aveva detto lui stesso... Stava sempre vicino alla finestra, riuscivo a vedere solo il suo profilo, ma ha gia’ voltato il viso dalla mia parte. Non riuscivo a capire se stesse guardando me oppure continuasse a studiare la foto di Afanassy. Mi sono ricordato di mio fratello grazie al mio ospite e ho sentito una specie di vergogna, o si puo’ anche dire una specie di imbarazzo, perche’ dal momento in cui avevo ricevuto la sua ultima lettera non avevo pensato a lui. Cercavo di ricordarmi il suo viso e mi rendevo conto di non poter neanche immaginare come potrebbe essere adesso. L’aspetto a me noto corrispondeva come minimo a cinque anni prima... Come sara’ adesso il mio Afanassy?… Sara’ sempre magro e cupo, con un’alta fronte di uno troppo sicuro di se stesso, con le chiare sopracciglia fitte, sempre messe insieme sulla radice del naso?… non ho dimenticato finora lo sguardo dei suoi occhi duri color d’acciaio... Saranno diventati piu’ morbidi col passar degli anni oppure si sono immersi ancora di piu’ nella profondita’ delle occhiaie?...
«…Questa e’ una penna di gallina, Michelino… di un gallo banale…. Rendimelo, e lo buttero’ via dal balcone…»… «…no!… no!… ; una penna d’ ANGELO!!…non toccarlo, perche’ ti punira’…» «…. Ah.. ah… ti ha gia’ punito!… tu, mio caro, non hai proprio il cervello…»;…AFANASSY… Pensando di lui, mi son distratto anche dal discorso che faceva il mio interlocutore, ad improvviso ho visto mio fratello che mi stava sorridendo e dimenandosi, situato sul ponte alto di un veliero a quattro alberi... Ho visto in modo chiaro, praticamente davanti a me il suo sorriso cordiale ed i gioiosi occhi lucenti. LUI mi stava guardando, gridava qualcosa, ma non riuscivo a capire le parole e mi faceva vedere con la sua mano delle grandi vele rumoreggianti... Improvvisamente ho visto che il ponte ha iniziato a barcollare… facendo dei movimenti bruschi prima dall’una e poi dall’altra parte…. E’ divenuta talmente traballante che ha iniziato ad attingere l’acqua da tutti e due bordi... Gli alberi si sono inclinati dalle parti opposte. Mi sembravano delle bacchette cinesi, intricate nelle tagliatelle di riso... Mio fratello invece stava sempre sul ponte, aggrappandosi al bordo con le dita. Era sempre sorridente, mi gridava qualcosa e mi faceva vedere qualcosa con la mano libera... Mi e’ sembrato anche che stava salterellando come un bambino, preso dall’allegria inspiegabile... La nave intanto dondolava in modo decisamente terribile. Ad improvviso l’acciaio di Krupp, con il quale era rivestito il corpo della nave, ha iniziato a creparsi, come una vecchia vernice sulla barca che ha navigato parecchio... Da ogni apertura spezzata ha cominciato a sgorgare acqua... Quest’ultima, illuminata dal sole che tramontava, sembrava  sangue troppo liquido. E mio fratello raggiante stava sempre li’… le onde gli si versavano addosso… era tutto umido… salterellava, cercando di guardare fuori dell’onda e gridarmi qualcosa.
Vedevo che le sue mani erano rosse come insanguinate. Forse si teneva troppo attaccato al rivestimento della nave…
Alla fine, come se fosse perforato da parte a parte, il veliero e’ caduto in modo proprio brutto alla destra, spaccando i suoi alberi-bacchette. Ho sentito che un’onda creatasi in questo stesso momento mi aveva bagnato dalla testa ai piedi... Ho visto di nuovo il mio povero Afanassy, ma non mi sembrava per niente infelice!… Ho notato il suo viso beato, simile ad una macchia chiara, tra le onde. Non sono riuscito a notare nessun altro . Vedevo solo il mio unico fratello… La sensazione dell’acqua sul mio corpo era talmente chiara che riprendendo i sensi ho avuto un accesso di tosse a causa dell’acqua che mi era andata di traverso... Sentivo i flussi d’acqua sulla mia pelle che scolavano dai capelli sulla fronte e sulle guancie. Ho fatto un salto, senza capire niente e riscuotendomi dal mio stato importuno, allo stesso tempo, ho notato di essere da solo in camera. Non mi e’ venuto neanche in mente di chiamare il mio amico, stavo solo camminando in continuazione come un cretino dalla camera in cucina, nel corridoio, nel bagno, finche’ ho sentito uno squillo telefonico.
- EMME, scendi giu’.La’, all’angolo, c’e’ un piccolo bar con delle tende rosa, non ho visto il nome, scusami... Spero che tu abbia dormito proprio bene e a sufficienza, - nella sua voce telefonica si sentiva una canzonatura.;- Ma come hai fatto a sapere il mio numero, AN?… - l’ho riconosciuto subito, grazie a questa lieve ed irreperibile intonazione tipica soltanto della sua voce.
- Sul tuo apparecchio telefonico, con le cifre grosse e convesse…, - e di nuovo quest’ironia, un sorriso appena udibile...;- Mi puoi ordinare qualcosa, AN, - mi sono ricordato ad improvviso di non aver mangiato niente di serio dalla mattina precedente...
- Vuoi un latte?.. – sentivo che si divertiva alla grande...   Perche’ mai?.. Che cosa e’  cambiato, appena avevo perso di vista il bellissimo ospite notturno? Ma avra’ anche ragione,  bisogna tornare in se’…   altrimenti...   altrimenti... 
Ho toccato la manica del mio maglione bagnato. Dove l’avro’ bagnata? Sara’ stato nel bagno, mentre cercavo di svegliarmi con l’aiuto dell’acqua gelata? Peccato, ma non mi ricordo proprio niente… ;- AN, la stessa cosa che ordini per te. Spero che sia la carne.
    - Che cosa e’, AN? – eravamo seduti al tavolino basso e liscio ed io con una gran meraviglia stavo esaminando una cosa color arancione sul mio piatto. A parte questo e un bicchiere col succo di pomodoro non ho visto nient’altro...
- AN?!! ...Il mio interlocutore recente stava gia’ masticando qualcosa senza guardarmi.
Con tutto il suo aspetto pacato: con lo sguardo abbassato verso il piatto e le sopracciglia alzate, dimostrava di godere la sua “refezione” e ostentatamente non faceva caso al mio stato scandalizzato.Spostando da parte uno sconosciuto miracolo luminoso, mi son messo ad osservare come Angiol stava ingoiando il cibo, come si muovevano le sue mascelle sotto la pelle pallida e sottile. Anche lui mi sembrava affamato, anche se mangiava senza fretta la stessa schifezza innaturale, il mangiare da lepri, che aveva proposto pure a me...Dopo aver ammirato a lungo il mio amico, ho trovato con gli occhi una ragazza in camicetta bianca che sembrava simile a una cameriera piu’ delle altre e le ho fatto il segno di avvicinarsi. La ragazza che sembrava una cameriera piu’ delle altre si e’ avvicinata di corsa e parlando a voce fitta ha sparato una frase automatica:- Desidera?- Signorina, che cos’e’ questa roba? – Le ho avvicinato il piatto, ordinato dal mio premuroso amico.
 - Come si chiama?; - E’ un souffle’ di carota- Lo avete nel menu oppure l’avete fatto specialmente per me? OK, va bene, non deve assolutamente svelarmi tutti i segreti della preparazione della carota, mi puo’ portare un piatto di carne... una bistecca o un’altra cosa per favore.
Ma guardatelo com’e’!! Sara’ uno scherno oppure un gioco troppo fine? Al mio commensale piacciono veramente i tuberi arancioni?!- Andiamo, EMME, ti devo raccontare fino alla fine cio’ che avevo iniziato prima, - il mio amico si e’ alzato impassibile, gettando da parte un tovagliolo. Non ha visto che io non avevo mangiato nulla!! Ho gettato uno sguardo nel suo piatto: li’ c’era una massa gialla priva di forma, come quantita’ rimasta praticamente uguale. Solo il bicchiere del succo di pomodoro era mezzo vuoto. Ma che affare sara’ – fare dei piatti cosi’! Portera’ dei profitti?! Ho appena aperto la bocca per esprimere il mio sdegno del suo atto inaudito, ma il mio AMICO EFFIMERO era gia’ per strada e dalla porta di vetro lo vedevo agitare le mani. La sua figura snella nel cappotto sbottonato e blue jeans sciupato mi e’ sembrato molto vicino ed io ho avuto una crisi di paura che adesso sarebbe sparito nella folla che brulicava intorno, sparito in un coctail ululante di persone e macchine e non lo rivedro’ mai piu’. Improvvisamente mi sono ricordato di Gianna, la mia imparagonabile Gianna... E’ andata via cosi’, in pieno giorno... e’ andata via ed e’ rimasta per sempre nel passato... Ma cosa c’entra Gianna?! Perche’ mi e’ venuta in mente mentre pensavo di Angiol? Non mi puo’ essere caro ugualmente alla mia carissima sorella!! Ma perche’ mai?

…AN andra’ via, non lo vedro’ mai piu’, come non vedro’ piu’ la mia sorella maggiore, i miei fratelli Giaccone e Afanassy...  stop... ma cosa cavolo c’entra Afanassy?!   ... E le onde…  la nave sbilanciata? Ma e’ un sogno!! Era un sogno!!Sogno?. . Oppure no…  Si’, si’ ... sogno. Ma come mai l’ho confuso con la realta’? Dio mio, ma quando arriva alla fine?!! Le maniche bagnate del maglione…  Quest’acqua rossa…  la sento sempre... «. . . Angeli. . .  non bisogna cercarli. . . vengono da soli. . . ». …Quindi vanno anche via da soli. . .  Mi son alzato in piedi, praticamente impigliandomi con le ginocchia in un tavolino da caffe’. Il souffl;’ di carota dal color troppo vivace sembrava una palude mobile scossa. E’ caduto sul tavolino lucido e una goccia ha segnato anche i miei pantaloni. Da qualche parte nella zona subcorticale del mio cervello ha baluginato un pensiero veloce di poca importanza che il gastronomico mostro di carota mi vuol trattenere con la sua zampa appiccicosa:
"NON ANDARE LAGGIU, NON STARAI MAI MEGLIO... RIMANI
QUI ... IN QUESTO MOMENTO DELLA VITA... CON ME...";     Angiol mi aspettava all’angolo della casa, quella casa dove ho vissuto finora senza sentirLO. Stava laggiu’, le mani unite dietro e guardando sopra. Appena ha sentito la mia presenza ha sorriso leggermente con le estremita’ delle labbra. Il suo sguardo, lanciato su di me, era triste e anche allarmato. - Quindi, EMME, ho chiamato il mio amico di venire ad aiutarmi… - continuava Angiol il suo racconto, come se non ci fosse stata una pausa tra i brani del suo racconto. Si e’ accomodato in una delle due poltrone che c’erano nella mia piccola camera.
 -  …Gli ho raccontato tutto quello che mi era successo, che cosa  sentivo al momento e come poi cercavo di capire l’accaduto... Gli avevo raccontato la storia del fazzoletto e dei strani suoni del vuoto extraterrestre, di questo “fracasso del vuoto” che mi perseguitava nella camera delle DONNE misteriose... Lui da  vero amico mi ascoltava con  interesse attento... E tu, EMME? Mi senti almeno oppure no? – Si’, certo, ti sto ascoltando, ANGIOL mio… —  mi rendevo conto di essere in uno stato distratto, sotto l’impressione della “colazione” recente... improvvisamente, anche per me stesso; senza fretta mi sono avvicinato rasente al mio amico e mi sono inginocchiato davanti alla sua poltrona. Le nostre faccie erano vicine, e lui mi guardava dritto con i suoi scuri occhi profondi senza confondersi proprio per niente dalla mia presenza talmente vicina. Ho alzato la mano e l’ho passata lentamente per la sua guancia liscia... Da che cosa ero guidato? Inizialmente non riuscivo a trattenere il sarcasmo ed ero indignato del suo comportamento durante la colazione al bar, ma appena ho toccato la sua pelle, mi ha ricoperto un’onda calda e le mie dita hanno leggermente tremato.
- Quindi, anche gli ANGELI hanno bisogno dell’aiuto? Come noi, semplici mortali… - non riuscivo a trattenermi dall’ironia, solo la tensione della mia voce era eccessiva per essere solamente ironica.- …Dimmi, perche’ non ti cresce la barba, scusami questa domanda indiscreta, ma guardami, - mi sono allontanato un pochettino per dargli la possibilita’ di studiare meglio il mio viso. Come se non mi avesse visto prima. Ma non potevo piu’ tacere e parlare di qualsiasi cosa, ma di quello che mi  agitava veramente...; - Guardami, sembro un cane dal pelo ritto e irzuto, - io, autoritario, l’ho preso per la mano, gli ho fatto toccare il mio mento. Che cosa mi era successo? Sara’ stato il souffle’ di carota ad avermi fatto diventare talmente aggressivo?! Oppure e’ successo perche’ ero rimasto affamato? Gli guardavo direttamente negli occhi, e onestamente parlando, aspettavo, qualche movimento brusco, qualche gesto respingente... Gli guardavo negli occhi e sentivo che sulla mia schiena si stava spargendo il sudore freddo, come se fossi un bambino dai pantaloncini bagnati, che aveva fatto qualcosa di osceno di fronte a tutti quanti: « Michele, l’hai fatto di nuovo! ... Sei un bambino cattivo... Sarai punito da Dio che guida la mia cintura...».
Era una sensazione di qualcosa di irreparabile e di irrepetibile.
Il viso della persona seduta di fronte a me era assolutamente tranquillo... E gli occhi,.. un po’ tristi ma allo stesso tempo impenetrabili, mi hanno fatto venire in mente un’altra immagine... Si’, mi ricordavo questi occhi!!:«...Hai ancora tempo,.. Arriviamo qui, per metterci in fila, in fila per...».Esternamente Angiol non ha reagito in nessun modo alla mia sortita. Non ha neanche tolto la sua mano. La teneva sulla mia guancia, ed io sentivo il calore scottante che mi penetrava dentro... Era poco probabile che AN sentisse la stessa cosa. Nel suo viso non si vedeva per niente la traccia di un miscuglio di sentimenti simili ai miei, di un miscuglio di sarcasmo, paura e passione tremante.
Era coscente di essere piu’ alto di me, e quest’altezza era visibile solo a lui... Ma c’era qualcosa che lo poteva mettere in imbarazzo? Improvvisamente l’ho capito – non lo poteva imbarazzare niente! Tutte le parole che riguardavano le sue emozioni erano state dette solo per vedere quelle mie! Dunque, e’ riuscito ad ottenere il risultato! Ha ricevuto le mie emozioni che non conoscevo prima!
- Ascoltami fino alla fine, EMME, e molte cose ti diventeranno piu’ chiare...Come si e’ rovesciato tutto nelle nostre relazioni che avevano finora una storia talmente breve. Poco fa davanti a me stava un ragazzino. Il ragazzino impaurito e tremante... Ma che cosa sara’ successo ad improvviso?! Casualmente ho sollevato la cortina e sono venuto a sapere prima del tempo previsto da qualcuno una cosa a me non lecita?... Ho di nuovo dimostarto l’impazienza e adesso mi porteranno al balcone della torre e vedro’ di nuovo il bambino piccolo sulla sabbia color arancione... sul souffle’ color arancione... e questo bambino saro’ io, io stesso?
- Versami del caffe’ caldo, -  come in assopimento ho sentito delle note ironiche a me gia’ note.- Anticipo la tua domanda – Anche gli Angeli prendono il caffe’...…Quindi, vuol dire che per alcune frazioni di secondo sono caduto nel “deliquio”... Siccome il mio interlocutore misterioso gia’ mi stava sopra, dimostrando uno dei suoi sorrisi a me gia’ noti – era un sorriso assai affabile ma allo stesso tempo assolutamente impenetrabile.
-  Si’, bisognerebbe mangiare almeno qualche biscotto perche’ grazie a qualcuno siamo rimasti affamati. Comunque, a parte dei biscotti non ho niente da masticare, - ho deciso di fare il suo gioco, parlando con lo stesso tono di voce allegro assolutamente fuori posto come era quello del mio ospite notturno, solo per non aggravare la situazione gia’ tesa per se stessa. Soprattutto perche’ non vedevo l’ora di ascoltare i fatti successivi della sua storia pazza. Probabilmente avevo paura di sapere che cosa fosse accaduto alla fine con il narratore in realta’... lo volevo sapere... ma ne avevo paura...
- Allora, - ha continuato Angiol,  accomodatosi di nuovo sullo stesso posto di prima, con la stessa posa, dalle gambe accavallate, - …allora, ho convinto il mio cortese amico di andare con me in QUELLA camera, gli ho spiegato che sarebbe stata, comunque, una cosa interessante… Anche se non riusciamo a combinare niente di quello che avevamo concepito prima, avremo comunque un piacere inaudito. Il mio amico e’ un persona modesta, ma come tante persone tranquille, e’ assai curioso.  Secondo il mio piano una volta trovatomi sul MIO e allo stesso tempo NON MIO talamo negli abbracci delle bellisime e terribili donne dovevo sparire senza farmi notare,  ti avevo gia’ detto che una volta ero gia’ riuscito a farlo, e salire in fretta al mio quarto piano… Capisci, una persona non e’ un oggetto! Deve trovarsi da qualche parte!! Quindi dovevo vederlo! Vederlo nella mia camera! Mi capisci?;- A dire il vero, non tanto,  - gli ho risposto io, desiderando un racconto piu’ dettagliato.;- Ma dai, capisci tutto, devi capire, che desideravo vederlo sul mio letto, con delle ragazze oppure senza… non ha importanza… perche’ non dubitavo nemmeno per un minuto, che lo spazio di quella camera misteriosa era il mio spazio! Ma come poteva essere altrimenti. . . Se ammettiamo che queste donne… donne DEL MONDO CELESTE, QUELLO DEGLI ANGELI, sparivano, quando io fuggivo e salivo in fretta su, in camera mia, ed io sinceramente non sapevo, se esistevano in realta’ e da dove uscivano,… Boris — come una persona di carne e ossa, doveva trovarsi alla fin fine da qualche parte…;Angiol ha fatto un fiatone,  ha bevuto un sorso di caffe’ che ho versato in due piccole tazzine di porcellana, ha sbricciolato con due dita un biscotto ed ha continuato
-   Mi risulta che queste donne vivevano sopra il terzo piano e quindi sul mio territorio... E’ piu’ che chiaro... ;Quindi siamo scesi al terzo piano. La porta come al solito era semi aperta. Da dentro non usciva fuori nemmeno un suono. Ho guardato di sfuggita il mio compagno, era assolutamente calmo, probabilmente non prendeva sul serio cio’ che gli avevo raccontato... Ha catturato il mio sguardo e mi ha strizzato l’occhio, nel modo ugualmente allegro, cosi’ com’era nei nostri tempi passati. Dentro il locale c’era sempre lo stesso silenzio opprimente come in un film muto. Silenzio assolutamente innaturale. Non so se l’aveva sentito anche il mio compagno? Sul suo viso si leggeva solo la curiosita’. . . I gradini son finiti, senza fare sotto i nostri piedi nemmeno uno scricchiolio. Davanti a noi era situato un talamo a me gia’ noto, ma allo stesso tempo assolutamente sconosciuto. Il vuoto qui sembrava ancora piu’ opprimente che sotto e lo spazio sembrava inabitabile... In questo silenzio suonante sul letto stavano sedute due donne – la sofferenza dei miei giorni passati - erano sedute assolutamente immobili come se fossero due statue di materia bruta. Stavano qui anche prima della nostra apparizione o si tratta solo di un frutto della mente malata? In questo momento stavo pensando sul serio di essere malato mentalmente. Senza interrompere il suo racconto Angiol mi ha lanciato uno sguardo di uno che guardava e non vedeva... Chissa’ perche’ in questo momento mi e’ sembrato ad improvviso che tutto cio’ che stava dicendo, lo dicesse solo nei miei confronti. Che se non ci fossi stato io, questa storia non sarebbe mai successa. Come se nel suo racconto ci fosse un senso segreto, che mi vogliono far vedere... vogliono farmelo capire ed io non lo percepisco... non percepisco... non percepisco...
Ho sentito la mia propria casa fredda e scomoda ed io senza interrompere il monologo di questo strano, ormai molto intimo a me, giovane, ho tirato fuori da un bar verticale collocato nella parte inferiore del tavolo una bottiglia di Martell ÕÎ e due “tulipani”. Il cognac dalla sua luce calda color ambra e la parte aromatica mi ha tranquilizzato un po’. Angiol ha solo girato la testa, sentita la mia proposta, ed ha continuato il suo racconto come se non capisse che cosa volevo da lui:
- ...Tutte e due erano sedute mezze girate, appoggiandosi sulle mani, con le teste appena chinate in giu’. Non parlavano tra loro, com’eran solite; sentita la nostra presenza, la bruna ha girato lentamente la testa e sul suo viso e’ apparso un sorriso. Il sorriso era naturale, e la gioia che ne usciva non poteva essere finta.
- EccoLO qua…Guarda, Gianna, e’ LUI ... LUI e’ venuto alla fine... LUI e il nostro AMICO… 
Come al solito, porgendo le sue mani bianche e morbide, ha leggermente barcollato, come se, senza un appoggio avesse paura di perdere l’equilibrio. Gianna si e’ radrizzata, senza rivolgersi a noi, ed io ho sentito la sua indimenticabile voce vellutata... imparagonabile a niente... Interessa anche te, giusto, EM? Solo perche’ desideri sentire qualcosa di questa voce mi hai ascoltato finora? Non e’ cosi’? Non offenderti, EM, non rispondermi niente, so che e’ cosi’. . .
…Quindi, Lei ha pronunciato: « Si’, e’ LUI... anch’io Lo aspetto. . . facciamoli venire qui da noi.» A questo punto mi e’ sembrato, EM, che lei non ci vedesse. . . . Come se avesse perso la vista, oppure non l’avesse mai avuta.. .; - E’ invece si’ che aveva la vista, aveva degli occhi bellissimi che vedevano tutto.- ho pronunciato io ad improvviso, non smettendo per un attimo di ascoltare con la massima attenzione cio’ che era molto importante per me.
   -  Ma no, non voglio per niente dire che era cieca, ma sembrava che non fosse presente qui oppure era presente solo come un corpo. Mi ricordo che in quel momento Boris si e’ confuso per un po’ e sono stato anche costretto a sospingerlo un attimino per il gomito... E poi e’ iniziato il solito, se posso usare questo termine... Mi ricordo tutto come un sogno dolce... sempre come un sogno dolce... Mi abbracciavano e mi baciavano tutte e due ma allo stesso tempo ognuna da sola... Mi vedevo di fronte gli occhi della bionda favolosa che guardavano me, ma allo stesso tempo attraverso me. Mi ricordo queste labbra calde, la bocca morbida e umida, gli abbracci dolci e allo stesso tempo forti. La cosa piu’ piacevole e inusuale era il fatto che ci sembrava che loro due godessero di un piacere straordinario carezzandoci. Sospiravano e mormoravano qualcosa abbracciandoci e baciandoci. Cercavo di vedere come stesse il mio amico e se fosse molto sconcertato dell’accaduto. Ma sono riuscito a notare soltanto un’ espressione assente che aveva. Il corpo immerso negli abbracci e le braccia che stavano sotto la testa come quelle del bambino addormentato. Sembrava che non si stesse ponendo nessuna domanda, si trovava nella beatitudine assoluta. Io invece dovevo andare via, in fretta, ma allo stesso tempo senza essere visto, andare via come si va via da un sogno, quando hai una gran voglia di svegliarsi e non lo puoi fare... oppure al contrario quando non hai per niente voglia di svegliarti, ma precipiti invece nella realta’ nel momento assolutamente sconveniente... Mi son messo a correre... muovendo i piedi senza nessun rumore, senza sentire ne’ i miei passi, ne’ lo scricchiolio del pavimento, ne’ il fruscio dei vestiti... Mi stavo liberando come dal vuoto, come dall’ovatta... Salendo al mio piano continuavo a percepire lo sfioramento delle mani morbide... Una volta trovatomi nella mia camera da letto, ho dato un’occhiata al mio talamo come se fosse un mostro quadrato di color bianco... Come una macchia amorfa e bianca mi veniva incontro dal buio, assolutamente freddo e vuoto... assolutamente freddo e vuoto... Sopra non ci stava... nessuno... Era... solitario, come me... come me... Nel primo momento non sono riuscito a capire tutta la tragedia di cio’ che stava accadendo...
- E nella stanza non c’era ne’ nebbia, ne’ una traccia di qualche droga? -   Non riuscendo piu’ a resistere, ho interrotto il narratore nel modo assolutamente indiscreto. Qualcosa non mi quadrava, ma cosa? Capivo perfettamente che la storia era assurda, ma non si trattava del contenuto del racconto, forse l’assurdita’ stava nel narratore stesso,… oppure nel perche’ me lo stava raccontando? Proprio a me? E proprio questo? ;- No, no, non mi capisci:   il mio amico non c’era!! Non c’era da nessuna parte. ... Lo chiamavo, lo cercavo, ma non c’era! Sono caduto sul letto e ho precepitato nel non essere, come lo dici, nella nebbia di droga.     Era il mio letto. ... ma uguale identico a quell’altro!! ;E Boris invece e’ sparito,… mi capisci, il letto c’era,…  ma senza di lui!! Non c’era nessun veleno mistico... C’era un’altra cosa…  un’altra, quello,  che VOI, gli esseri umani non capirete mai e non riuscirete mai a crederci!! ;«. . . noi, gli esseri umani. . . »?? !  Questa dichiarazione mi ha sconvolto, ma non ho fatto in tempo di aprire la bocca, quando il mio strano amico si e’ corretto da solo-...Si’, ci sono tante cose che non capiamo, perche’ non possiamo capirle, e non lo possiamo fare, perche’ non lo vogliamo...Mi sono svegliato di buon’ora, non so, quante ore ho dormito,- continuava nel frattempo Angiol con la voce un po’ stanca, come se stesse rivivendo di nuovo tutti questi avvenimenti, - e non sapevo cosa fare, da che parte incominciare, dove andare. La borsa di Boris mi “guardava” dall’angolo come un’orfanella, era una borsa sportiva color blu con la scritta «NOKIA». Le sue cose erano qui con me…   ... le sue cose, ma non lui!  Sono sceso in fretta, con la massima velocita’, di un piano sotto. Ma la porta, la maledetta porta era chiusa!!  Il parlante ha dato un colpo tremendo sul tavolo con una forza tale che un fragrante liquore giallo, da lui non toccato, ha lasciato sul bicchiere un’orma tortuosa e vischiosa.
- Strappavo la maniglia della porta, battevo i piedi e le mani sulla porta che taceva. Era una specie di crisi isterica, non un’azione ragionevole. Ti puoi immaginare, Emme, il mio stato d’anima. Non sapevo dove cercare il mio amico! Perche’ non tornava, anche se era rimasto laggiu’?! Laggiu’, ma dove??! Sono sceso giu’ al portone, dove stava la portinaia, senza avere delle grosse speranze di venire a sapere qualcosa – non potevo restare inattivo – La portinaia, una donna asciutta dalla schiena retta, mi ha guardato molto attentamente. Era assai confusa dal mio aspetto, come ho potuto notare.- Cerco le mie vicine, - ho iniziato io con una gran cautela, avendo paura di manifestare i miei brividi, - vivono sotto di me, sul terzo piano...   Ho un gran bisogno di loro,...   per favore, ricorda se avevano lasciato la casa stamattina o meno? - Due donne?.. – Si’, SI’, una bionda. . .  -  ... e una bruna, una bionda alta – e una bruna ... si’, sono partite stamattina. E’ venuta una macchina a prenderle, e sono partite. Ma cosa c’e’ di strano, il loro affitto e’ scaduto, tutto li’. E lei cosa c’entra?   - la signora anziana ha strabuzzato gli occhi languidi, sorridendo maliziosamente, con un’allusione sicuramente di cattivo gusto.- Signora, mi dica, per favore, se non ci fosse, per caso... un uomo insieme a loro?Non riuscivo piu’ a nascondere i brividi, che mi scuotevano. La portinaia ha interpretato il mio stato d’anima a modo suo. Mi ha contemplato da capo a piedi, e dopo, come se avesse perso qualsiasi interesse nei miei confronti, ha articolato secco:- Si’, erano in tre, - mi ha risposto la dama, senza alzare la testa, e concentrandosi di nuovo sul suo lavoro inutile.;  -  ...Uno... bassino, con pochi capelli...  bruno, robusto,  dall’aspetto giudeo ... - sentivo, come se mi stessi liberando da un sasso che mi stava sopra: «Eccolo! E’ cosi’  - una persona tranquilla!» - gia’ stavo esultando io dentro me stesso. . .La portinaia ha di nuovo alzato la testa e mi ha guardato attentamente con i suoi occhi cattivi e pungenti;-No, rispettabile signore mio, non era un bruno coi pochi capelli dall’aspetto giudeo... era... LEI, sara’ vero?- Cosa? Ma cosa dice ?.. era… un mio amico… bruno, com’era vestito?- E’ stato LEI, e com’era vestito, non mi interessa proprio per niente. Chiaro?! Ma, se la interessa davvero, aveva addosso sempre lo stesso cappotto grigio sciupato come al solito. Avra’ qualcos’altro? – mi ha lanciato dietro beffarda.;
..?!! EMME... Cosa dovevo pensare sentito questo?!.. Ho deciso per me stesso che si trattava di una catena degli stessi avvenimenti. Cercavo di non pensare piu’ alle parole della portinaia. Sono salito nell’appartamento ed ho iniziato a fare il numero di casa del mio Boris sparito. Laggiu’, in quella citta’, in quella casa, da dove e’ venuto a trovarmi, nessuno mi rispondeva. EMME … c’era un silenzio come in una tomba, EMME, anzi, nessuno alzava il ricevitore… Cosi’ e’ passata una giornata intera. Fino alla sera tardi sono rimasto seduto sul letto, senza muovermi e spogliarmi. Ma non basta … La mattina dopo ho telefonato in ufficio. In ufficio del mio povero amico…  Mi hanno risposto. E sai, cosa mi hanno detto, EMME? Che cosa mi hanno detto nel suo ufficio?. . . Il mio caro e bello EMME, cosi’ simile a me?. . . Mi hanno detto, che il mio carissimo Boris… e’ mancato un giorno fa, e mi hanno espresso le condoglianze...-Ecco, sta ad ascoltare il tuo narratore intelligente, - ad improvviso ed assolutamente fuori tempo ho sentito la solita voce stridula sopra il mio orecchio. – Com’e’ bello, tuttavia, com’e’ carino, che i matti non sono soli. . . ;- . . . Sono rimasto seduto sul letto, EMME, immobile fino al crepuscolo, senza pensare a niente. Di notte sono uscito fuori… ho incontrato te,  ... ti ho cercato…; Quindi CERCAVA me!! Che cosa vuol dirci?!;- Non aver paura, - come se avesse letto i miei pensieri, - ha sorriso Angiol, - anche tu mi hai cercato, giusto?;-Ma guarda qua, lui stesso ti ha cercato! E ti ha subito trovato! Facciamo subito attenzione! Che rara persona! !
Sempre questo baritono stridulo! Erano gia’ due giorni che non lo sentivo piu’. . . Angiol ha taciuto, la sua voce ha cominciato a risuonare. . . . Come puo’ essere collegato? . . .
    Alzatomi dalla poltrona, ho sentito come si sono addormentate le mie gambe. Le pungevano migliaia di aghi, e al posto dei muscoli c’era una malleabile ovatta vischiosa. Sul sedile morbido dalla mia lunga presenza e; rimasta una buca rotonda. Dietro alla finestra, come ho potuto notare inconsapevolmente, c’era di nuovo ilcrepuscolo. E’ arrivata la sera del giorno dopo... Iniziava il secondo giorno pazzo. Se fossi sconvolto dell’accaduto o impaurito? Probabilmente il mio cervello non ha fatto ancora in tempo di analizzare fino alla fine la schiera degli avvenimenti surrealistici. Per spaventarsi sul serio bisogna o non capire per niente la situazione oppure fare in tempo per rendersene conto, a questo punto arriva il terrore: o dal fatto che tutto puo’ accadere da un momento all’altro oppure dal pensiero “DIO MIO, come potrebbe essere tragica questa situazione?!!”
E insomma quali erano i fatti che mi hanno colpito di piu’ in tutta questa storia dal momento in cui sono uscito nella notte umida e poco affabile? La mia mente, sovraccarica dell’informazione fuori standard, riusciva a muoversi a fatica. Con una certa tenacia cercavo di non pensare alle cose che mi aveva raccontato un bel giovane senza la barba sulle guancie, arrivato dagli oscuri vicoli della citta’. - Ma che cosa ti ha colpito di piu’ di tutto cio’ che ti avevo raccontato? Rispondimi? – come se leggesse i miei pensieri ha chiesto Angiol. La sua voce era piana e stanca, ma nella sua intonazione si sentiva una nota di sollievo...;- Non meravigliarti di quello che ti sto a dire – CONOSCEVI LA STRADA PER LA MIA CASA...Lo stress di questo fatto non si indebolisce fino a questo minuto...Conoscevi la strada per la mia casa?! – Ho ripetuto la mia domanda con una speranza ingenua di sentire in risposta qualche scherzo insignificante, del tipo: “... sono soltanto innamorato di te e ti seguo ogni sera...”, oppure,  “... sono un semplice mago e trovo la strada con l’aiuto delle stelle...” Ma l’espressione del suo bellissimo viso pallido era invariabile, anzi quest’espressione era completamente assente...  I suoi profondi occhi scuri erano vuoti, le labbra sottili dalle linee brusche erano immobili, la fronte, poco fa ricoperta dalle perline di sudore, era come se fosse di marmo -  nessuna vena ci tremava. 
Mi e’ venuta di nuovo la voglia di passare con la mano i suoi capelli color paglia, ma c’era qualcosa che mi fermava... Avevo paura di non sentire proprio niente sotto il palmo...
- So che puo’ sembrare indecente in questo contesto, ma io magari mi farei portare una pizza, - ho dichiarato io inaspettatamente anche per me stesso, automaticamente cercando di sgranchirmi le gambe, ed ho fatto il numero di telefono a me gia’ noto: «Che senso ha uscire di casa col caldo o col freddo!! Chiamateci al numero…., e avrete una fragrante PIZZA al formaggio...!!» - emanava di gioia la pubblicita.Non e’ che sperassi di avere delle emozioni positive da un pezzo di pasta col formaggio, ma dovevo comunque fare qualche azione umana almeno per rimanere fermo sulla terra...
  - Vuoi una con i funghi o col pesce?. … Basta che non sia con la carota, - cercavo di scherzare io.             
  - Non sai ancora la cosa piu’ importante, EMME...;- Ti sei deciso per le carote?.. – mi sono voltato a questa frase ed ho scoperto che Angiol era troppo serio, e non reagiva in nessun modo al mio scherzo. Lo sguardo che mi lanciava era impenetrabile e impassibile... Stava sempre seduto in poltrona senza cambiare posizione, con le gambe accavallate come se non si fosse stancato per niente da questa posizione in tutte le lunghe ore del suo monologo. ;-  Il fatto sta, EMME, che vivo nella tua stessa casa. ... Abito al quarto piano, - ha pronunciato Angiol con la voce bassa e rauca, senza distogliermi lo sguardo. - Se ho capito bene, tu abiti al terzo...-  Cosa?... Non ti capisco... Mi vuoi dire adesso che abiti sopra di me?!!! ... Quindi questo vuol dire che quelle due donne... quelle apparizioni, la cui storia mi hai confessato, stanno qui nel mio appartamento?.. LORO, probabilmente dormiranno sul mio lettino di una piazza e mezzo, ed io semplicemente non le vedo!? Fa attenzione, il letto era tuo, non mio!! – Stavo dicendo delle sciocchezze, in cerca di non credere a nessuna parola di questo pazzo… Pazzo?  Ma certamente!! LUI e’ PAZZO!! Perche’ mai non sono riuscito a capirlo subito!  Forse voleva essere visitato per parlare delle sue allucinazioni e non ha trovato un altro modo per farsi visitare... Si’, ma … conosceva GIANNA!!.   Ma perche’ mi sono cosi’ emozionato? Sara’ la prima volta che vedo un malato?.. Ma come mai questo malato sapeva la strada per venire a casa mia?!  Oppure LUI e’ un medium? …  Sa “semplicemente” leggere i miei pensieri?- O se no... staranno nella mia testa?!! Queste donne,… - ho pronunciato io con un’incomprensibile speranza nella voce. Una supposizione inattesa e folle ad improvviso ha baluginato nel mio cervello - ... Si’?..  Si’! Ecco, tu hai semplicemente frugato nella mia testa!?  Ecco dove hai trovato Gianna!..  e... questa bruna... bruna... Chi e’ questa bruna?!!.. Forse non la ricordi perche’ non me la ricordo io stesso?!  E il TUO amico sparito? E’ morto?!! Dici che e’ morto? ... Dunque sei stato proprio tu a portarlo sul letto di morte?!   Letto di morte... e’ proprio cosi’! ;…Dimmi che mi sbaglio... ma dimmi...
Dai, ridi, rispondimi, dimmi che non sono altro che uno stupido scrittore, un interprete dei sogni, buono a nulla...
Ma queste donne ... queste ninfe?
 Tutto questo per ammorbidire il terrore della morte... giusto? Le tue carezze d’amore, che mi hai descritto cosi’ dettagliatamente… perche; il lasciare di questo mondo non diventi cosi’ straziante?  Ma non per questo i moribondi si rallegrano di qualcosa prima di morire?.. Mio fratello... il mio fratello maggiore, morendo aveva un sorriso cosi’ strano. Che cosa vedeva in quel momento, che cosa sentiva, ... non saranno mica le tue donne affettuose? ... Non saranno state loro?! Allora, rispondimi! ...O sto dicendo delle sciocchezze? Ma sei stato tu il primo a dirmi delle stupidagini per una giornata intera!  E questo tuo, per cosi’ dire amico Boris. ... Chi sara’? Perche’ mi hai parlato di lui? Perche’ io sappia come questo accade? Mi volevi consolare con il modo cosi’ sbagliato? Avro’ inventato tutto io? ... Non sai piu’ parlare, AN?...Mi son mosso nella direzione del mio ospite notturno, mettendo le mani in avanti, come se volessi strozzarlo... oppure abbracciarlo...  ma ho incontrato il suo sguardo tagliente...    DIO!  Conosco questo SGUARDO! E’freddo, senza un’ombra di tristezza, freddo e taciturno... Ad improvviso mi sono tutto ammorbidito, i piedi e le mani rifiutavano ad ubbidirmi... Mi sono calato sul tappeto, sullo stesso tappeto, che alcune ore fa batteva lui con il suo passo leggero, lui, l’amico recente, un essere, che ha occupato tutti i miei pensieri delle ultime ore…  … lu camminava esponendo calorosamente, come mi sembrava in quel momento, “la SUA storia”...;-  ...E TU sei arrivato a prendermi, - nella mia testa e’ nato un’altro pensiero strano ed inaspettato, - …quindi adesso TU sei venuto a prendermi… TU sei venuto a comunicarmi, che e’ venuta LA MIA ORA? ... Quindi,  AN...  ANGIOL,..  TU SEI ARCANGELO... UN NERO ANGELO DELLA MORTE... sara’ cosi’... Sei Gabriele?..;- Sono il tuo omonimo…
Ho guardato una persona seduta di fronte a me con un’ultima speranza di vedere un espressione ironica a me gia’ nota sul suo viso... Ma gli occhi di uno “venuto” dal buio, gli occhi apparsi nel mio mondo solamente ieri, i suoi occhi erano vuoti e sfondati...    DIO MIO, non ci ho visto niente..., nessun pensiero... come sono cambiati!!;-   …Ed io quasi ti amavo... Mi hai scoperto talmente tanto... — una tristezza straordinaria risuonava nella mia voce, la sentivo come da parte, come se non stessi a parlare io… ma un’altra persona, piena del peso della scoperta, dell’angoscia di un’illuminazione tardiva e inutile. ;- …Ad improvviso ho capito di poter amare, che posso amare un uomo come una donna… Ma no, cosa dico non ho mai amato cosi’ le donne! Ho avuto dei rapporti molto intimi con alcune donne, ho anche avuto delle amiche sessuali, ma e’ un’altra cosa… tutta un’altra cosa… Non e’ cio’ che sento per te…  Ma perche’ d’altronde? Amo sempre Gianna, mia sorella… Ma con te… mi hai provocato i sentimenti che non conoscevo prima, ed e’ facilissimo che non li avrei mai conosciuti…  E Tu… tu stesso… Sei un uomo… oppure..? Oppure… non fai parte di questi concetti? Oppure non ha importanza?… Non ha importanza per te?…  Ma come e’ fuori luogo la mia illuminazione! Perche’ mi hai scoperto questo MONDO adesso, quando parli della fine del cammino?.. TU mi volevi dire che un amore vero e proprio non ha il sesso?! Che cosa TU mi volevi dire con tutto questo?! Ma e’ una cosa troppo crudele, AN, indipendentemente se tu sei un ANGELO o un DIAVOLO, e’ crudele – infondere un amore in una persona e poi mandarla a morte!! Chi puo’ difendere un povero mortale? Non sei TU che lo devi fare?! ... Oppure questa e’ la tua famosa difesa?.. Oppure dormiro’ di nuovo… Mi capita ...   Ma come saperlo.. come?! ...Mi sono alzato dal pavimento, il che non era proprio facile, e senza guardare negli occhi di ANGIOL gli son venuto rasente. Lui non si e’ allontanato nemmeno un centimetro. Non riuscendo a capire io stesso le proprie azioni, mi son chinato al seduto, e l’ho baciato in bocca. Le sue labbra si son rivelate calde e morbide, e, ma mi poteva anche sembrare, si sono anche un po’ riaperte dal mio sfioramento.Io ero colpito sia delle mie azioni che dal fatto che AN non si e’ allontanato da me. Spostandomi invece, mi aspettavo di vedermi davanti un’espressione triste a me gia’ nota, degli occhi che ormai erano tanto ma tanto cari a me... ma... davanti a me c’era un DESERTO...  Mi e’ sembrato che e’ stato lui a baciarmi e non io, come se avesse timbrato la mia bocca.- Dunque, - ho iniziato io, cercando di riavermi, - …dunque, AN, TU non hai trovato un altro modo per raccontarmi il mio destino... Ma io me lo son ricordato!! …  Ho ancora tempo!! Sei stato proprio TU a dirmelo?!! Oppure non sei stato TU? Per le ultime quattro ore tu hai parlato senza smettere per un attimo, dimmi qualcosa adesso?!Sentivo che il tono della mia voce diventava supplicante, ma non potevo farci niente.- Angiol, ma  ho solamente quarant’anni...  Si’, vero, quel bambino, ne aveva solamente dodici?! Su che cosa stai alludendo... che ognuno ha il suo tempo... mi ricordo, mi ricordo quel mio delirio notturno ...- Saro’ semplicemente matto, Angiol? Eh? – ho cacciato fuori la lingua ed ho fatto uno sguardo di sbieco in cerca di sembrare ridicolo, - Angiol, sento sempre una voce nel mio orecchio... Pensavo che e’ il mio fratello defunto che non mi fa dimenticarlo. Quindi adesso mi viene in mente un’altra cosa, - se TU SEI UN ANGELO, potrebbe tranquillamente essere la voce di un diavolo?. . . Eh?! Spiegamelo se siamo ancora amici . . .- Ma perche’ mai hai deciso che sono un ANGELO? Sono una persona normale, - ma gli occhi di una “persona normale” dicevano l’opposto. – Sono il tuo amico e spero di rimanerlo d’ora in poi. Se tu hai sfiorato la morte, non vuole assolutamente dire che sei morto pure tu …- Cosa?! Mi vuoi dire che anch’io… saro’ morto…? E questo che mi cerchi di spiegare ed io come un vero e proprio cretino non riesco a capirlo per due giorni di seguito?! Lo fai nel modo talmente delicato, talmente abile, come un buon attore in uno spettacolo prediletto! Mi stai prendendo in giro!!  …Bastava venire e dire semplicemente: «Amico mio, fra un po’ creperai!».   E tu, tu stai sempe a complicare tutto. Complichi sempre tutto.…Quindi sto dall’altra parte dell’esistenza…  si’? Avro’ oltrepassato la linea?! Adesso devo fare la coda?! Devo fare quella strada, solo andata, senza ritorno… Perche’ mi hai dato da mangiare lo schifoso souffle’ di carota? Perche’ mi abitui… Che vuol dire, i defunti non mangiano la pizza? Che dispiacere… i defunti non mangiano per niente? Io volevo della carne… avevo una gran voglia di un pezzo di carne. … Aiutami Angiol, cosa devo fare adesso?… non so volare ed ho sempre appetito…? Non voglio fare quella strada… non voglio…  e’ troppo stretta, io invece sono claustrofobico, ho paura degli spazi chiusi… C’e’ un’altra strada, non cosi’ affollata? Fammelo vedere…Afferrandomi allo scherzo terra terra, mi battevo con il panico nel modo elementare. Se qualcuno mi avesse potuto osservare da parte,  gli sarei sembrato ridicolo senza dubbio.;«… PENSO,  CHE SI POSSA ANDARE A LETTO. QUESTA DECISIONE HA SEMPRE RISOLTO TUTTI I TUOI PROBLEMI», -  ho sentito o dentro me stesso o vicino al mio orecchio le intonazioni a me gia’ note. - Non e’cosi’, EMME, non e’ cosi’ semplice…- Angiol si e’ alzato ed ha girato per la stanza senza far rumore. - …Sei vivo, tu sei carne e ossa, come ME… … Ma c’e’ un altro mondo….


                Capitolo 4;

Ha aperto gli occhi, ma non ha visto niente davanti a se’. Li ha chiusi e poi li ha di nuovo riaperti. Tutto intorno,dal bianco al nero, era di color rosso. Ha fregato gli occhi con le mani, premendo un po’ i globi oculari. Stanotte ha visto un sogno strano. Ha visto suo fratello. … E’ stata la prima volta, durante i lunghi anni dei viaggi, che ha visto in sogno suo fratello Michele. Stava davanti alla finestra e guardava il veliero con tristezza. La finestra col fratello minore si allontanava e si avvicinava e nonostante una triste espressione del viso della persona che stava davanti alla finestra, lui stesso in questo sogno si sentiva felice e allegro. Si sentiva un bambino, dimenava una mano, come se il fratellino lo stesse salutando, mentre partiva per un viaggio gradevole... La nave si dondolava un po’… ma si sta sempre dondolando, in ogni caso, le pareti della cabina si abbassano e poi si levano.  Afanassy si e’ stirato con tutto il corpo, togliendosi di dosso le ultime ombre del sonno recente. Non voleva neanche ricordarsi tutto quello che c’era nel suo incubo notturno – c’era troppo color rosso... La schiuma del mare e il ponte… le sue mani e… Afanassy si e’ alzato bruscamente, con una ferma intenzione di non tornare piu’ ai pensieri sentimentali. Lo aspettava un altro giorno difficile con  numerosi e noiosi doveri. Il cuoco sulla nave non e’ sicuramente l’ultimissima persona nello spazio chiuso. Tantissimo tempo fa, quando ha iniziato a girare il mondo col bellissimo veliero leggendario, sognava  altre cose... All’inizio sembrava che i suoi sogni si stessero avverando... L’infinito specchio dell’oceano, qualsiasi superficie acquatica all’epoca gli sembrava oceano, porti sconosciuti, pieni di gente schiamazzante, con delle ragazze abbronzate, sempre allegre e di facile costume; frutta e verdura sconosciuta di tutti i colori e le forme possibili ed immaginabili che vedeva per la prima volta in vita sua, monticelli di polpi inseccati e di altri prodotti sconosciuti sui banchi di piccole citta’ sporche, roba di colori vivaci, gioielli con pietre sconosciute... Tutto era interessante e gli faceva allegria anche  il regolamento rigido della vita sulla nave con l’alzarsi di buon’ora, schieramenti e vedette, con un infinito sbucciare delle patate – tutto lo intrigava e ispirava a fare gli atti eroici. … Andava sempre d’accordo con i marinai e cadetti che facevano la pratica navale sulla sua grande barca. Ha imparato i nomi di tutti gli alberi ed i numerosi termini specifici, di cui andava molto fiero. … La tristezza ed il tedio si sono avvicinati nel modo impercettibile, a poco a poco.  Le vastita’ d’acqua tristi e grigie; le soste nei porti son diventati monotone, simili l’una all’altra con l’attesa di chissa che cosa; le ragazze non erano altro che moleste accattone; dal cibo sconosciuto gli prudeva tutto il corpo. Il rullio gli faceva venire la nausea, gia’ prevedibile, e per questo motivo ancora piu’ seccante.Con un sorriso si e’ ricordato, come scriveva le risposte alle ingenue domande del suo fratello minore che riguardavano i miracoli. Se aveva visto “... degli ANGELI sopra la sterminata vastit;a’dell’oceano in una notte buia senza sonno …”?  Com’e’ bello: «…degli ANGELI sopra la sterminata vastita’ …” No, degli ANGELI non ne ha visti, oppure non ci ha fatto caso... Durante le notti d’insonnia non erano gli angeli che lo interessavano …  Era sempre mosso o insieme con la nave o da solo. Sebbene… questo sonno,… perche’ lo stava turbando cosi’ tanto? Dopo aver bevuto tanto, uno puo’ delirare su qualsiasi cosa?  Basta farneticare, e’ ora di andare dal capo squadra, fra poco e’ l’ora della colazione, poi vengono il pranzo e la cena, la cena di festa.

Oggi il nostromo compie gli anni e bisogna peparare qualcosa di particolare. Il cuoco stava pensando come accontentare il nostromo sempre scontento. Al posto della cena di festa gli avrebbe regalato piu’ volentieri i calzini nuovi siccome i calzini di nostromo, anzi i loro parametri organolettici erano diventati ormai il patrimonio di tutto l’equipaggio. Senza desiderarlo, uno sentiva quest’odore dappertutto, dove si trovava il loro possessore. Fare un’allusione o dire qualcosa poteva solo una persona che voleva imbattersi in parolacce ben selezionate con la dimostrazione dei pugni e gesti di scherno, lo spruzzare della saliva e un odore intenso sempre degli stessi calzini intorno. Perche’ a lui stesso, uno che esigeva dall’equipaggio la pulizia totale della coperta, della cambusa e di tutto quanto intorno, perche’ mai non gli dava fastidio questa puzza soffocante? E quando si toglieva le scarpe nella sua cabina?   
  …Dunque, la pappa, il caffelatte, le patate, le carote, per la sera -  riso con carne e verdura, salame, vodka, il nostromo ubriaco, vice comandante sobrio e noioso, carte, un solito film stupido, visto gia’ decine di volte, il mare di notte buio e pacifico… Speriamo che Iddio ci mandi il tempo buono e la vedetta calma. Non avevo nessuna voglia di correre per il ponte dall’albero di prua alla mezzana  insieme ai marinai colla pioggia e il vento.…Quindi, «…se aveva visto qualcosa di singolare  nei suoi viaggi marini…» che differenza c’e’ in fin dei conti?.. Che senso ha pensarci?  In quei giorni quasi dimenticati, quando vivevano tutti quanti alla stessa casa, ed era ancora viva la sorella maggiore, allora i loro rapporti non erano un gran che.  Anche se Afanassy, chiamato dai famigliari col diminutivo di Afonia non e’ che ci metteva tanto per migliorarli... All’epoca prendeva sempre in giro suo fratello, quando lo poteva fare, si burlava e lo picchiava anche … E tutto questo perche’, l’ha capito solo adesso... aveva sempe paura del suo fratello minore Mikhail... Si’, si’... Aveva sempre una gran paura. Questi capellini biondi da bambino sulla sua testa piccola, questi grandi occhi scuri che guardavano direttamente nell’anima – tutto lo spaventava. E in piu’, a volte, di notte, quando non riusciva a prender sonno e ogni cigolio sembrava un passo del malintenzionato, lui - Afonia, distingueva benissimo attraverso le pareti vecchie e intarlate che il fratellino stava parlando con qualcuno, stava parlando con una voce piana e monotona...   L’avra’ fatto in sonno?... Ma … aveva paura di ammettere, ma aveva sentito… una volta aveva sentito, come se qualcuno stesse rispondendo a suo fratello.… E’ stato molto sgradevole… Non riusciva a distinguere le parole, solo le intonazioni di una voce grave e rauca, se fosse maschile o femminile – non era possibile capirlo. … Certamente erano le fantasie della mente infantile impaurita dei suoni spaventosi di una notte infinita…. O se no, era una preghiera che arrivava dalla cella di Giaccone in tutte le camere di una casa vuota e vecchia? Il giorno dopo cominciava a terrorizzare il fratellino con una nuova rabbia. Lo chiudeva in camera, disegnava, nei suoi libri pieni di spaventosi esseri alati, varie schifezze…. Da un po’ cercava di dimenticare, tutto cio’ che era collegato con quegli avvenimenti. Perche’ gli veniva in mente adesso?;
  - Eh, cuoco, che cosa di festivo si programma per stasera? Spero che tu non abbia dimenticato che oggi e’ il miglior giorno dell’anno e della tua vita?- Il nostromo ha ficcato la sua testa dall’alito da avvinazzato che odorava inoltre di alghe marine dentro il vano della porta della cambusa. Per fortuna, i suoi piedi odorosi sono rimasti fuori. – Non dimenticare di prendere dal  magazziniere i rinfreschi,- il viso del subalterno ha ridacchiato ed ha strizzato l’occhio, perche’ era uno scherzo… perche’ il nostromo intendeva una buona dose di alcol.- Mi ricordo tutto, non ho dimenticato niente. Caro George Petrovich, i miei migliori auguri per i trent’anni!Afanassy non aveva per niente un’intenzione di cavarselo con uno scherzo. Era privo di senso e anche pericoloso. Sulla nave potevano scherzare solo i quadri dirigenti, ma con il nostromo non si permetteva di scherzare neanche il comandante. George Petrovich, in realta’ Eugenio, capiva solo i propri scherzo, ma non sempre neppure questi. Qualche volta dopo aver scherzato si irritava subito e l’umorismo finiva spesso con le solite parolacce. J.P., detto Villanzone, come lo chiamava tutto l’equipaggio, non poteva essere messo in imbarazzo neanche dal vice-comandante. Il primo ufficiale in questi momenti si voltava oppure addirittura usciva fuori. Afanassy ha sorriso dentro di se’, perche’ si e’ ricordato di un aneddoto che spiegava come mai Eugenio si e’ trasformato in George. Gli piaceva tanto questo nome nuovo, sembrava terrificante e poteva appartenere solo ad un esperto. Sembrava pu’; importante a se stesso! Nei rari momenti quando si metteva a confidare le sue cose intime, confessava che da piccolo voleva diventare un pirata e probabilmente questo nome d’oltremare lo avvicinava al suo sogno antico. Anche se prendendo in considerazione tutto quanto, “pirata” e’ rimasto bambino finora… Per lo piu’, a G.P., si facevano gli auguri di trent’anni gia’ da un bel po’, anche se lui aveva gia’ sicuramente piu’ di trentacinque. G.P. non capiva le battute degli altri, come non riusciva a definire le rozze lusinghe. Quando si menzionava la sua eta’ di trent’anni, rideva sempre, contento di questi complimenti a basso costo.Afanassy non ha dimenticato nulla…. Il cuoco era concentrato e pronto a lavorare come al solito…. Il festeggiante l’ha distratto per un po’ dalle riflessioni tristi… In realta’, il nostromo non e’ poi cosi’ cattivo...
Gia’ da molto tempo Afanassy non pensava a suo fratello, non gli venivano in mente ne’ una vecchia casa goffa su una via tranquilla, ne’ i suoi familiari. Ma oggi e’ successo qualcosa, qualcosa e’ avvenuto. …   Ha ritoccato il suo passato.  Ma tutto cio’ che ricordava era, di natura, senza gioia,  dava fastidio, era superfluo.  Ogni volta, quando chiudeva le palpebre, vedeva il rosso davanti agli occhi. Probabilmente ieri ha alzato troppo il gomito.  Tutto era il solito, ma allo stesso tempo c’era qualcosa che non quadrava. E’ uscito sul ponte per prendere una boccata d’aria senza i cattivi odori pesanti e superflui e dare un’occhiata sull’increspamento dell’acqua.  Ma… la nave si dondolava un po’ troppo… per lo meno c’era questa sensazione quando lui era in cambusa. Fra un po’ arriviamo al famoso CAPO HORN. L’acqua dal verde scuro si e’ trasformata in azzurro chiaro. Eravamo gia’ nelle acque dell’Atlantico nella loro parte settentrionale. E’ gia’ da tanto che voleva venire qui! Qua spesso il mare e’ molto agitato, si vorrebbe evitarlo. Si dice che lo stretto di Drayk puo’ sembrare un inferno. Ma chi lo sa come e’ l’INFERNO in realta’... Chi lo sa, non lo potra’ piu’ raccontare…
 
La cena, praticamente pronta, stava sul fornello per giungere al giusto punto di cottura, nel quadrato si stava apparecchiando la tavola. Oggi e’ un giorno particolare, oggi il nostromo ha il motivo per essere briaco…  Il cuoco della nave fumava, sputando nella schiuma marina.

A traverso c’era solo l’acqua ed il cielo… Si sono intrecciati tra di loro con gli squarci di basse nuvole dell’Atlantico e piu’ il buio intorno alla nave diventava denso, piu’ aumentava l’increspamento del mare, che mandava i riflessi fosforici. Laggiu’ dove il mare si univa al cielo come una palpebra di un uomo infiammata, rosseggiava con una strisciolina stretta un residuo della luce solare. La previsione prometteva il vento moderato. Le vele si son gonfiate, i pennoni si son tesi e gli alberi facevano degli scricchiolii di legno asciutto. Si sentivano i comandi del nostromo, sul ponte si davano da fare i marinai. Afanassy ha sentito,  come qualcuno gli ha messo la mano sulla spalla. - Il vento si rafforza. – ha pronunciato una persona invisibile.-  Potrebbe finire in una tempesta.- Chi sei?- il cuoco si e’ voltato ed ha visto davanti a se’ uno sconosciuto che aveva addosso un classico vestito scuro.- Perche’ sei in borghese? Sei uno degli ospiti? Non ti ho visto prima sulla nave. …..Secondo te sta arrivando la tempesta?  …Non e’ quello che ci vuole, - ha terminato Afanassy, senza aspettare la risposta alle sue domande, un po’ sconvolto del fatto che l’hanno colto alla sprovvista con i suoi pensieri allarmati. Allo stesso tempo cercava di discernere nel buio che calava il viso della persona a lui avvicinatasi. Era un uomo di statura media, dai capelli biondi e un fine viso pallido, i suoi occhi erano scuri nel buio e non si poteva capire che colore avessero in realta’.- Stavi pensando al passato? … Ci vediamo a cena. – Ha detto lo sconosciuto dopo aver fatto la pausa, come se si stesse scusando per la sua invasione nella vita privata di uno che stava fumando da solo e si e’ mosso col suo passo leggero senza far rumore nella direzione della plancia, senza aspettare la risposta di cui non aveva bisogno.
Afanassy con aria smarrita guardava un biondo snello andare via e capiva di non poter ricordare questa persona. - Non ci sara’ la tempesta oggi! Oggi festeggiamo il compleanno del nostromo! -  E’ stato un marinaio, magro, da un grosso pomo di Adamo a gridare dietro a una siluetta che andava via.  Probabilmente stava nelle vicinanze ed ha sentito tutto il discorso. - Ma chi e’ quello? – Afanassy si e’ rivolto ad un giovane marinaio, senza poter staccare gli occhi dalla figura oscura.- L’ospite del capitano.- Sta da tanto sulla nave?- Dalla partenza… L’avrebbe dovuto vederlo nel quadrato,- ha comunicato il magrolino e sul suo viso e’ apparso un sorriso autocompiaciuto perche’ era cosi’ ben informato.;- E’ vero, il marinaio sa tutto, perche’ si trova sempre al centro degli avvenimenti,- gli ha fatto gioco il cuoco. - …Ma io non l’ho mai visto nel quadrato… Bo’… me ne saro’ dimenticato… si’… si’ …. Si’,… - ad Afanassy sembrava ga’; che in realta’... conoscesse questo viso pallido dai lineamenti fini,- si’, si’, si’ … l’ho gia’visto, l’ho visto da qualche parte… esatto…«Oggi e’ una giornata assolutamente strana,- ha pensato dentro di se’,-  ho un’impressione, che qualcuno mi sta studiando.…  Come se stessi sempre sotto uno sguardo fisso di qualcuno.… Mi sembra di averlo gia’ sentito prima. … Sentivo un’ansia dentro di me, una specie di tensione…»Probabilmente, riflettendo, ha pronunciato qualcosa ad alta voce, perche’ un marinaio magro l’ha fissato con una certa paura.“… nei minuti cosi’ mi sembrava che qualche occhio curioso mi stesse osservando in modo fisso… Ma questa depressione la avevo piu’ che altro in primavera, quando e’ particolarmente difficile fare a meno delle donne…” Ma perche’, non riusciva mai a capirlo, a volte l’anima si agita da sola, anche se sembra che tutto vada bene… C’e’ il lavoro, c’e’ il tetto sopra la testa, c’e; anche una donna amata, per lo piu’ l’unica sulla nave che nonostante tutto appartiene proprio a te.
Lei, la sua donna, non doveva stare qui, ma prima e’ successa questa storia seccante. ;Il medico della nave era un tedesco di origine. Alto, snello, bello, una persona ideale da tutti i punti di vista, era un rimprovero personalizzato per tutti i peccatori che lo circondavano. Durante un lungo passaggio invernale si e’ ammalato lui stesso.  Prima, tranquillo e paziente, guariva tutti quanti sul veliero, e avra’ avuto anche successo perche’ mai e’ morto qualcuno dell’equipaggio per la sua noncuranza.   Era difficile capire se la gente resistente e navigata guariva da solo, oppure erano i suoi impacchi che l’aiutavano. Pero’ una volta, acchiappato un semplice mal di gola,  non riusciva mai a guarirsi.
Sempre avvolto in una sciarpa, con la voce rauca e una terribile tosse, ovunque apparisse, il povero medico faceva venire le canzonature da tutto il mondo e le osservazioni beffarde del tipo:    
  “… Un tedesco non puo’ stare in Russia cosi’ a lungo, e’ ora di capitolare…” oppure “…Dottore, deve provare cio’ che mi aveva prescritto poco fa. Non abbia paura, la cosa piu’ importante e’ berci sopra una buona porzione di vodka, in questo caso le medicine non le faranno niente male… Guardi, son sempre vivo…”. E sempre si sentiva il solito ah- ah-ah...
Cosi’ il povero esculapio, dopo aver sofferto per un mese intero, alla fine, e’ stato lasciato in qualche porto, e sulla nave con la massima urgenza e’ apparsa una signorina. I marinai si inventavano le malattie e andavano da lei tutti i giorni senza smettere, era sfinita dal lavoro,  ascoltando per delle ore le lore sciocchezze a volte prive di fantasia. E cosi’ tutti i giorni, finchee’ il nostromo ha annunciato, che prima lui avrebbe visitato ogni malato e a chi serve avrebbe messo un clistere, e solo dopo, i gravemente malati   avrebbero potuto essere visitati dalla povera dottoressa…   Forse la giovane dottoressa si e’ messa con il cuoco, perche’ lui non e’ mai andato a farsi visitare?…;Afanassy si e’ ricordato delle loro relazioni e si e’ sentito meglio.  Questo signore, un “ospite” sconosciuto, ha occupato tutti i suoi pensieri.  “E allora? Che c’entro io?”- pensava Afanassy  con irritazione. “Ma dove l’avro’ visto? In quella piccola cittadina, dove abbiamo fatto la sosta per piu’ di un mese?” …
Questa volta la nave ha richiesto una lunga riparazione, e l’equipaggio per una schiera infinita dei giorni si occupava di quello che poteva. Probabilmente laggiu’, quando e’ sceso in citta’, ha incontrato questo signore che ormai aveva occupato tutti i suoi pensieri. …
 Quella cittadina, una piccola cittadina sporca, di quelle che si trovano in abbondanza nei paesi orientali, gli ha fatto una sorpresa incomprensibile, un avvenimento, di cui Afanassy cercava ormai di dimenticarsene a tutti i costi.… Pero’ giusto oggi la memoria non gli obbediva…Preso contemporaneamente dalla curiosita’ e dalla uggia, al secondo giorno della sosta e’ sceso alla riva per “prendere una boccata d’aria”. Dopo aver sentito le istruzioni del nostromo che non si poteva allontanare troppo dal lungomare come non si poteva anche tornare col minimo ritardo, ha sogghignato dentro di se’, si e’ scambiato un’occhiata maliziosa con il meccanico che gli stava vicino ed e’ partito a far passare la malinconia.
Siccome all’equipaggio era strettamente proibito di mangiare o bere qualcosa nelle bettole del porto, la maggior parte delle persone si e’ indirizzata direttamente la’…
Dopo aver assaggiato il pollo al limone, fatto abbastanza bene da un padrone dagli occhi a mandorla e la pelle scura della taverna, puntata ai turisti, Afanassy ha deciso di fare un giretto per le viuzze strette nella zona della piazza principale del porto. Tutte quante erano tortuose, ombrose e fresche, simili l’una all’altra con la propria sobrieta’ed antichita’. Era evidente che nessuno le aveva mai aggiustate, verniciate, o rinnovate, ma anche col passar dei secoli, non ne avevano un gran bisogno. Le finestre della case in terracotta erano chiuse con le imposte di legno. Alcune invece erano spalancate, e allora sullo sfondo delle pareti imbiancate si vedevano le teste coperte delle donne o degli uomini. Sembrava che gli abitanti curiosi per delle ore guardassero sulla strada sotto le loro finestre. Dopo aver visto un passante sconosciuto dalla pelle bianca, le donne sparivano dentro le abitazioni, gli uomini ed i bambini, invece, agitavano amichevolmente le mani, a volte gridavano qualcosa, mischiando le parole inglesi con quelle arabe. Afanassy passava di fronte alle botteghe variopinte, nelle quali si vendeva un sacco di roba inutile, dalle quali saltavano fuori gli imbonitori, che portavano addosso dei bianchi e sporchi vestiti tipo dalmata. Giravano sotto il naso del passante gli stracci multicolori o le statuette degli idoli locali. A volte al passante “bianco” sembrava anche di avere un serio bisogno di qualche piccolo rappresentante panciuto del pantheon locale, visto che glielo imponevano con tanta arte e maestria. Su una delle viuzze, ha osato  entrare in una taverna simile alle altre dove ai tavolini intrecciati, abbastanza decenti, stavano degli aborigeni melanconici, che fumavano i loro narghile’. Per l’aria stava un odore aromatico di un miscuglio dei tabacchi alla frutta e degli oli aromatici. Dappertutto ronzavano le mosche, stavano da tutte le parti, per terra e sui tavoli, sulle pareti ricoperte con dei tappeti di colori vivi… stavano dappertutto, ma non davano noia a nessuno dei presenti. Da dentro del locale e’ apparso un uomo anziano vestito di nero e si e’ avvicinato al nuovo arrivato. Con troppa disinvoltura ha passato con la mano il viso del nuovo cliente, lasciandogli sulla guancia una traccia vischiosa e resinosa dall’odore di olio di cannella.  Afanassy si e’ seduto su una sedia coperta da un cuscino morbido e variopinto, e subito ha sentito nelle mani il bocchino di narghile’. Poi si ricordava a fatica quello che gli e’ successo dopo…Su di lui sono scese le immagini sconosciute e moleste, si intrecciavano fra di loro, diventando o torbide, o trasparenti.  Nessuno gli prestava una minima attenzione, e un “bianco” invece, o vedeva delle siluette ballare intorno a se’, o precipitava oltre alla coscienza. Lentamente ma senza nessuna difficolta’ cominciava a percepire l’esistente indipendenza dalla realta’, la percezione di un altro mondo, dei sentimenti, dei sentimenti che stavano ad altro polo della percezione…
   Si sentiva volare, si sentiva muoversi libero in uno spazio morbido ed illimitato! Intorno a lui stavano gli esseri sconosciuti  con bei visi chiari. Lo sorregevano per le mani, si lanciavano a turno in altezze spaventose, per poi calare nello spazio vischioso, come dentro le nuvole… Afanassy sentiva anche le loro voci, ma non riusciva a capire le parole.…. D’altronde non lo voleva neanchó…Tutto lui, fino all’ultima cellula della pelle, si manifestava come felicita’, una felicita’ piana ma esaltata, che non aveva mai conosciuto prima sulla terra…
 Vedeva chiaro – prima o poi ogni persona si scontra con la comprensione di questa oscurita’, ma ognuno a suo tempo e facendo la propria strada...
Nonostante un profondo distacco dalla realta’, la persona immersa dentro  cercava di capire comunque che cosa gli stesse succedendo? Sara’ stata una droga? Sicuramente no … Conosceva bene lo sballo pur non essendo un tossicodipendente.…  Tutti gli psicofarmaci a lui noti non potevano creare un quadro talmente complessivo di una realta’ diversa….  Tutto quello che sentiva in questi minuti, era direttamente collegato proprio con lui, con la sua parte ETERNA … Con la sua natura….    Con le cose con le quali vivra’ per sempre…

ETERNITA’, questa era la cosa che si e’ schiusa allo straniero venuto qui a caso,

ETERNITA’…  E questi visi belli e pallidi, che gli stavano intorno, sono comparsi al “volante” come un dato di fatto.… Come il presente.
I maestri olandesi dei tempi antichi dipingevano dei visi cosi’ sulle loro tele, che raffiguravano i temi eterni del mondo angelico… Questi visi apparivano come macchie chiare agli angoli delle composizioni, fatte ad olio,  scure dalla lacca antica e coperte delle crepe.… Afanassy si ricordava bene delle sue impressioni infantili dei musei polverosi quando lo guardavano con la massima indifferenza  dei bei esseri alati, le ninfe mezzo nude, che giocavano tra i vecchi alberi secolari, cascate e bellissimi oliveti.  Ma solo in questo momento nella sua mente sono apparse queste associazioni…
Capiva perfettamente che a differenza di uno sballo normale della droga, non avrebbe mai dimenticato queste sensazioni…  Stranamente non sentiva nessun stupore. E’ venuto un po’ dopo, quando il “viaggiatore” si e’ trovato in un luogo sconosciuto su un cumulo delle pietre. Non vedeva intorno niente a lui noto, solo l’aria calda e soffocante, l’odore aromatico del sandalo e dei fellah sporchi e mezzo nudi….  Alcuni bambini scalzi si sono ammucchiati vicino al viandante dalla pelle bianca che stava disteso ai loro piedi. Lo additavano e parlavano di qualcosa. Non si ricordava quanto tempo e’ passato dal momento in cui era sceso a terra, pero’ capiva perfettamente che doveva affrettarsi.… Ma per andare dove?! Perche’ affrettarsi?! Dove doveva andare?! Tutto intorno a lui era sconosciuto, c’erano delle casette bianche in argilla non finite, le botteghe assolutamente uguali, con dei venditori annoiati dalla pelle scura che avevano un’aria di chissa’ quale importanza….  Lo smarrito non conosceva neanche il linguaggio locale. Il sole pero’ splendeva ancora, anche se era gia’ sceso troppo basso  all’orizzonte collinoso. Quindi e’ rimasto fuori di se’ non per tantissimo tempo, siccome da queste parti il buio arriva molto presto, non lasciando al crepuscolo nemmeno un’ora.
Afanassy e’ riuscito a giungere alla nave “nativa”, quando faceva gia’ buio pesto. Era evidente, che lo stavano cercando…. Non ha fatto sapere a nessuno il vero motivo del suo ritardo, a dire la verita’, lo interessavano ben poco le grida ed i possibili castighi.… Quell’altra sensazione nuova e sconosciuta… la cognizione di un altro mondo, avvincente e inevitabilmente molto piu’ grande del mondo conosciuto ed abituale….
   Tutto gli era uguale, ma era riuscito a toccare quello, quel mondo eterno, spaventoso  e attraente allo stesso tempo.  Tutto gli era proprio uguale, ma una volta sentita questa realta’ vacillante, sapeva con certezza, che vedeva adesso la realta’ da un altro punto di vista.  Non voleva, che questo suo stato gli passasse, si dimenticasse, volasse via, come la nebbia narcotica dell’ hascisc… “Voglio che rimanga, - rifletteva a questo punto uno una volta conosciuto il sacramento,- non voglio perdere la sensazione del passaggio all’eternita’…” Non ha neanche controllato quel giorno memorabile, se non gli fosse sparito qualcosa dalle tasche.… Sicuramente e’ sparito qualcosa.…  Anche se Afanassy non portava mai dietro niente di considerevole, ma in ogni caso questo fatto non lo disturbava proprio per niente. Pero’ adesso Afanassy non voleva ricordare niente….  Non sentiva piu’ neanche l’entusiasmo di prima….    La sensazione dell’eternita’ dentro se stesso adesso lo irritava e lo spaventava….  Il suo stato d’animo attuale spiegava sempre con quel avvenimento, quando ha permesso al furbacchione sporco di sbronzarlo di nebbia narcotica. Quando lui essendo in fin dei conti un “bianco” si e’ permesso di lasciarsi come un imbecille nelle mani di un “fellah ignorante...”. Si e’ sentito mancare pensando a quell’incidente o magari... aumentava lo sballottamento? Il cuoco della nave e’ tornato in se’ da un urto forte ed ha sentito l’acqua salata sul viso e sulle mani. Ad improvviso ha sentito con una specie di meraviglia, che anche tutti i suoi vestiti erano gia’ inzuppati dagli spruzzi che stavano per aria, e che i marinai scavallavano per il ponte, affrettati dalle grida brusche del nostromo. Quindi tutto cio’ voleva dire che si stava avvicinando una tempesta. Il mare ribolliva, come se fosse impazzito. Ancora mezz’ora fa era difficile pronosticare questo procedere delle cose. L’acqua schiumava e ringhiava, prima montando la nave all’altezza di una casa a molti piani, facendole vedere come ad un turista, le sue proprieta’ sconfinate, oppure facendo calare il veliero nella profondita’ dell’inferno marino. Ad Afanassy sembrava anche di sentire un riso diabolico ogni rialzo e caduta della nave…
Tutte le vele, sia inclinate che diritte, erano tolte, ed erano ammucchiate sui pennoni, simili alle taccole grigie.  La nave andava giu’ con tutte e quattrole  macchine a tutto andare, cercando di far rotta allo sballottamento… e braccheggiando come un bassotto ben addestrato…
Il cuoco capiva perfettamente che essendo parte dell’equipaggio, doveva correre insieme agli altri marinai per il ponte bagnato,  fissare gli attrezzi, eseguendo gli ordini del nostromo…  Lo capiva bene, ma non riusciva a staccare le dita intorpidite dalla falca scivolosa. 

Non per una volta la nave si trovava in una posizione in cui il mare non prendeva in considerazione la sensibilita’ delle sue vele, quando quattro alberi nudi, privi del loro romanticismo, opponevano da soli la resistenza all’uragano e alla pioggia salata.
Ogni volta, quando si inclinavano cosi’, come se si vergognassero della loro nudita’, come se cercassero di avvolgersi  in un’onda alta e robusta, sostituendo con quella le vele poco affidabili, vanagloriose e traditrici.
  Afanassy stava guardando dentro l’acqua salata, come se ci vedesse dentro la sua riflessione, come se sentisse attraverso il fragore delle onde e le risate furiose del mare il proprio nome,… gli sembrava addirittura che lo stesse chiamando qualcuno… “…Mi interessa perche’ non ho nessuna paura? Perche’ sento la gioia? Secondo me sento una vera e propria gioia… Perche’ mi reggo cosi’ fortemente?.. Chi e’ che mi chiama?..  Qualcuno dall’equipaggio?.. Il vice comandante?.. Il nostromo?.. Io devo ………….. … Non voglio…;- Anch’io penso che non serve a niente.
Afanassy si e’ voltato. Il parlante gli stava dietro. Era sempre lo stesso “OSPITE DEL CAPITANO” …  Guardava l’acqua con lo sguardo tranquillo e annoiato, come se vedesse tutti i giorni questa follia di schiuma… 
-… Guarda quant’acqua… Aumenta sempre… Perche’ cosi’ tanta?... A cosa ci serve avere tutto questo mare?....- Deve andar via…  Vada nella sua cabina, e’ pericoloso qua! – Afanassy ha fatto un movimento con la mano, come se volesse scacciare un interlocutore che non serviva a niente.- Ma che differenza c’e’ per te, dove vado ad inghiottire acqua: tra dieci minuti sul ponte, oppure tra venti minuti nella mia cabina?...- nella voce del suo interlocutore si sentiva ironia.Proprio in questo momento la nave e’ cominciata a dondolare come se fosse un giocattolo, come se una mano invisibile di qualcuno gli stesse lavando i bordi sotto un getto d’acqua. Sbandava o dall’una o dall’altra parte, la massa schiumosa e bollente. Afanassy appena appena e’ riuscito a trattenersi da uno spintone troppo forte e si e’ appigliato ancora di piu’ alla falca di metallo con le sue dita bagnate e fredde. Vagamente come in un sogno, sentiva le grida: «u... o.. m... o... f... u...  o...  r...   i…b…o…r…d…o…».
Da sotto della sua palma gocciolava il sangue rosa, che veniva subito lavato via  da un’onda in arrivo.  Ad improvviso nella sua testa e’ venuta una strana supposizione, si e’ voltato lentamente – “L’OSPITE DEL CAPITANO” era assolutamente tranquillo, non si reggeva a niente, non faceva nessuna impressione allo sballottamento terribile. Afanassy gli voleva esprimere la propria meraviglia, ma una volta aperta la bocca, ha subito inghiottito una buona quantita’ di acqua salata. Ma non per questo motivo non e’ riuscito a proferir parola…  Una volta giratosi ha visto l’espressione del viso della persona che gli stava accanto, e soprattutto i suoi occhi… Negli occhi di uno “insensibile” allo sballottamento si rifletteva l’oceano! Tutto… tutto quanto … Non era possibile guardarci dentro, e non solo perche’ il mare era troppo mosso, ma perche’ sembrava che gli occhi stessi producevano una burrasca.   Allo stesso tempo questi occhi non esprimevano nessun sentimento, e non era chiaro: se loro stavano guardando il mare oppure al contrario il mare stava guardando loro.
 Cercando di penetrare negli occhi dello sconosciuto, Afanassy ha sentito che il mare stava gia’ intorno a lui, che stava gia’ dentro di lui, che ci annegava… Le dita gli si son aperte, come stessero obbedendo ad un ordine fatto dal cielo… Ma non c’era nessuna paura, come non c’era neanche un rimpianto…
  Ancora un po’, e stava gia’ dondolando tra le onde vischiose, non ne opponeva nessuna resistenza, anzi, le prendeva … le prendeva dentro di se’… si scioglieva nelle onde senza le rimanenze… Non si dibatteva, non si affacendava, era tranquillo come mai in vita sua, e solo un pensiero, l’ultimo, il piu’ importante per lui turbava quest’armonia: « dove… dove mai… io… ho potuto vedere… questa persona…» Raccattato da un’onda, ha visto ancora una volta il clipper che tremava e agonizzava e una sagoma snella e oscura sul bordo... L’oceano si divertiva entusiasta con la sua vittima sguazzante, sospirando e gemendo perplesso: “Ma perche’ mai nessuno si rallegra con me?!.”  Certamente non gli bastava questo divertimento, e sempre con una nuova gioia si buttava e si buttava sulla nave stracciata, ma sempre testarda. Quando un’onda immensa ha fatto salire un annegato alla massima altezza, quasi al cielo, ha visto per un’altra volta: laggiu’, sotto, tra le mura vive gigantesche c’era una piccola nave, che accanitamente cercava di navigare…  Vedeva ancora…  vedeva l’acqua, ma sentiva solamente il silenzio…
 

                Capitolo 5
La mattina di oggi era per lo meno piena di sole…  Gli sprazzi gialli baluginanti si spargevano dal vano della finestra per le pareti ed il pavimento, per il letto ed il tavolino… Come se mi stessero rovistando...  si spostavano striscioni sui miei passi,  come se mi volessero sollecitare a fare i miei affari mattutini.
Mi sembrava che ieri non fossi da solo, oppure era sempre un sogno? Ma no, ecco due piccole tazzine sul tavolino vicino al divano.  Ma dove stava il mio ospite notturno, dov’era Angiol?  Quando ha fatto in tempo di sparire?  Qualcuno suona alla porta?  Mi sono avvicinato alla porta , che purtroppo era situata a pochi passi dalla camera da letto…La porta non era chiusa con la serratura interna… No, dietro la lente dello spioncino ci sono solo le porte travisate dei vicini… e nessuno. Sara’ l’acqua che si versa nel lavandino… e’ semplicemente il rubinetto non chiuso ermeticamente…
 Mi sono indirizzato verso il bagno e a questo punto ha suonato il telefono:- Mikhail, buongiono caro mio…- parlava una vecchia voce stridula,-  Mi riconosce?  (altro che!)  E’una sua paziente…  Abbiamo un appuntamento alle quattro del pomeriggio... Sa…  le racconto adesso… Oggi ho avuto un sogno strano: c’erano tante zebre bianco-nere… le zebre dappertutto… selvaggie... in liberta’…  Mi ascolta?  Penso, che si tratti della mia libidine insoddisfatta... Mi capisce, non sono piu’ giovane…  la vita e’ volata via, le zebre, sono i miei sentimenti inconsumati… e’ molto interessante… - Isolda Vladimirovna, buona mattina. Certamente l’ho riconosciuta subito, sto gia’ per uscire di casa… Sicuramente quello che mi sta dicendo e’ molto interessante.  Fra poco la vengo a trovare e lei mi raccontera’ tutto… Penso che lei semplicemente abbia mangiato dei latticini prima di andare a letto, non le ha mai fatto bene, vero?  Insomma un sonno cosi’ vuol dire affacendarsi per un nonnulla. Comunque in un certo senso lei ha ragione… si’, si’ …-…Mi aiutera’ a vederci chiaro nella mia vita? “Dio mio, non son capace di vederci chiaro  tra le tazze di caffe’, un flusso d’acqua e il campanello della porta!..”- Verra’,  come d’accordo,  e parleremo di tutto cio’ con calma…-  … Mi raccomando, sia puntuale, e’ molto importante… Ho riattaccato il telefono e mi sono guardato intorno con l’aria smarrita.  Isolda Vladimirovna…  Son gia’ cinque anni che ascolto le fantasticherie di una vecchietta esaltata, ma e’ il mio lavoro... La stramba mi paga e non male…  Ci vediamo una volta al mese.
E’ poco probabile che lei si inventi i propri sogni — ha piu’ tempo di vedere queste storie durante il suo sonnecchiare, che inventarle in poche ore della veglia…
…Dunque, due tazze da caffe’… La porta e’ aperta... probabilmente e’ uscito, mentre stavo ancora dormendo… non mi ha svegliato… non mi ha salutato… E allora… che cosa vuol dire cio’ che e’ successo ieri…   Uno scherzo assurdo… Ma, mi sento abbastanza vivo.  Adesso facciamo una colazione leggera e si parte.

La macchina ha rugliato nel modo abituale e facilmente si e’ messa in moto, cambiando i paesaggi dietro alle finestre. Ma dove sara’ adesso il bello che aveva condiviso con me due giornate pazze? Mi faceva rabbia il fatto che sentivo la sua mancanza. Allo stesso tempo, dirigendomi verso l’autostrada e andando per le vie della citta’,  sentivo in modo fisso l’invisibile presenza del mio amico notturno, andato via...
Che cosa diceva della vita che mi rimaneva ancora?   Probabilmente, io … mi e’ rimasto ben poco…  Interessante, che cosa avrei potuto rinnegare, che cosa avrei potuto affrontare, se avessi la scelta…
La starda passava per un bellissimo bosco, tanto bello, quanto meraviglioso… simile a un giardino… L’antico giardino secolare. Secondo me cosi’ poteva essere il giardino di EDEN… Non pensavo neanche, che dalle nostre parti ci fossero dei posti cosi’ belli! Gli alberi erano come fatti di cera, umidi dalla nebbia di una mattina fresca, e allo stesso tempo illuminati dal basso sole primaverile…
 Come va bene la macchina, senza nessun rumore, sembra che anche lei ammiri il paesaggio…  Mi piacerebbe fermarmi qui per un po’ nonostante la mia indifferenza alla vita di campagna… Rimanere qui… fare una bella passeggiata in compagnia delle ninfe e delle villi… Se quelle esistono in realta’, sicuramente vivranno qui…Ho fermato la mia macchina, e i piedi mi hanno portato da soli sotto la “rete” delle chiome cespugliose e ombrose…   
Il suolo si e’ rivelato stranamente malleabile  e friabile sotto le mie scarpe.
 Se qualcuno mi avesse chiesto: “Ma sei vivo ancora?”, avrei risposto: “non lo so…” , talmente mi era facile camminare…  … ma strano, facevo un passo e sentivo un rumore non simultaneo causato dal contatto con il suolo. Un passo e un rumore... un rumore... Un passo... e un umore... rumore... rumore.. Mi son fermato ma c’era sempre …UN PASSO E UN RUMORE…  UN PASSO E UN RUMORE… Non sono i miei passi!…
Mi sono addossato all’albero, avendo una gran paura di volgermi. I passi si avvicinavano. Ma cosa vuol dire se qualcuno sta camminando per un sentiero nel bosco?.. Cosa vuol dire se qualcuno passeggia per un giardino primaverile, cosi’ simile a quello di EDEN?..  Al riparo dell’albero, cecavo di trattenere il tremito delle gambe. Perche’ mai? Gli ultimi avvenimenti mi hanno trasformato in un nevrastenico,… Sara’ Angiol? Ma in che modo mi ha potuto rintracciare?! Mi perseguitava… Ma perche’?! Perche’ tutta questa girandola?...  Non sarebbe molto piu’ facile chiamarmi al telefono, soprattutto perche’ conosce il mio numero…  Nella tasca del mio cappotto, come una derisione, ha suonato il cellulare. Nella mia mente ha baluginato un codardo pensiero infantile:
 Se questo suono potesse spaventare l’eco non molto gradito dei passi? E se chiama quello che mi sta perseguitando? Il telefono suonava, senza ammutolire, strappando il silenzio, come se fosse un vecchio tessuto,  ma io non riuscivo a costringermi a rispondere…Sarebbe bello voltarsi e…  non vedere nessuno… oppure vedere qualcuno – per esempio uno spazzino con la tuta arancione e una scopa di metallo in mano…
 I passi si son sospesi… Io senza voltarmi indietro, ho fatto un cerchio, come una lepre, ho iniziato a correre indietro verso l’autostrada e la mia macchina…
La mattinata era guastata, almeno il suo bellissimo inizio. Forse mi serve tornare a casa e andare di nuovo a letto?  La giornata la si puo’ iniziare ancora una volta…  Ma chi mi perseguitava?  Tornare e guardare?  Ma qualcuno mi andava dietro?!! Non potevo ingannarmi… Forse mi conviene dare un’occhiata dalla finestra della mia auto…  Con il pulsante ho schiuso per un po’ la finestra e ho dato uno sguardo di sbieco —    avendo sempre paura di guardare direttamente dalla parte del bosco…   Sciocchezze…   non c’e’ nessuno, per lo meno, nessuno e’ uscito. Sara’ stato un’eco.  Si’, si’, proprio cosi’… Capivo perfettamente che nessun eco puo’ essere cosi’ privo di sincronia  …
Ad un tratto il mio corpo ha fatto un salto, prima che avessero reagito i sensi. Mi ha fatto sobbalzare un rumore forte e un battito che si sentiva dalla parte del bagagliaio della mia macchina. Ho fatto un soprassalto ed ho urtato la testa contro il soffitto, grazia a DIO, imbottito di velluto morbido.
Il rumore cresceva diventando tenace.;“Guarda, ma guarda indietro! Avrai ordinato la pizza ieri sera?!    Sara’ quella! Dai, su, guarda! Sara’ leggermente indurita, pero’ all’aria aperta.… Ehi! Ti servira’ per dare da mangiare agli uccellini. Sicuramente il venditore della pizza la usa per battere il tuo bagagliaio… E’ molto servizievole, il portatore della pizza…»;E’ gia’ da un po’che non sentivo questo “rumore di qualcosa di arruginito”! Io, voltarmi!? Mai e poi mai!! Altro che! Non mi son voltato, perche’ non riuscivo a costringermi …   Il mio piede destro si e’ mosso in un attimo da solo,  ha premuto a tutto gas, grazie al SIGNORE, la chiavetta di accensione era gia’ girata.Da destra e da sinistra passavano gli alberi, diventando una massa continua, stringendomi da tutte e due le parti, come nella morsa.  Di nuovo il mio amico importuno?! Ma cosa cavolo c’entra il portatore della pizza?!! Non sara’ cosi’ matto… non mi sara’ addormentato nel bosco sotto un albero?..  Non voglio sapere chi era lui. Sara’ stato un poliziotto.  Oppure uno spazzino nella tuta arancione… oppure sara’… LUI?..  ANGIOL?..  AN?..  e allora? A cosa mi serviva? Non posso confessarmi neanche a me stesso di aver paura di un bell’uomo dai capelli biondi, che mi era diventato cosi’ vicino nelle ultime ore della mia esistenza… Qualcuno mi aveva detto che non si puo’ amare una persona di cui hai paura,… ma lo amo! …e ho paura di lui.… Ma di che cosa devo aver paura?!  Del souffle’ di carota?!! Oppure delle mie fantasticherie che riguardano le sue ali… Ho paura che mi trascini sul suo letto, anzi nel mio letto,  laggiu’, dove stanno due ninfe che odorano di cannella che incontrano gli ospiti a braccia aperte…  pero’, ahime’, non per i divertimenti carnali… Ne ho paura… ma… lo voglio… voglio… si’…;
  Sull’autostrada ho acquistato una velocita’ pazza,  meno male che era abbastanza diritta, ho deciso di rivoltarmi camminando in modo molto veloce, cercando di non dare uno strattone al volante. Certamente non ho visto nulla. Quel posto gia’ da un bel po’ si e’ nascosto dietro la curva della terra rotonda…  Dalle ruote usciva solo una striscia di asfalto che diventava piu’ stretta verso l’orizzonte... Non ho visto niente… ma ho sentito…   ho sentito — UN RUMORE        …  Un battito regolare e pesante sul corpo… da qualche parte di dietro della macchina.… All’esterno!  L’unica cosa che mi son permesso era premere il gas in una maniera tale che mi e’ venuto un crampo al polpaccio.… Era l’unica cosa che mi son permesso.… Scappare dal battito nella propria auto? Oppure ; un suono dentro la mia testa?!..
 “Dai, cervello, spiegami! Sei capace di spiegare tutto!” – mi son rivolto a me stesso.
Un bosco, il bosco, intorno a me passava in rapida successione, un bosco assolutamente scostante, freddo, ostile, per niente simile ad un giardino...

Davanti a me ho visto le luci delle singole casette come di una favola di un paesino a me noto. Io facevo andare un’auto a tutta birra, senza fare minima attenzione alla segnaletica stradale. Grazie a DIO, il battito e’ cessato…  Saro’ semplicemente stanco… ho un attacco di emicrania… questo rumore, sara’ un rumore nelle tempie… sara’ cosi’… e comunque – mi sono asciugato il sudore appiccicoso dalla fronte e dalle tempie con una mano leggermente tremante…La mia paziente abitava in una piccola casetta eseguita con cura, la cui architettura faceva pensare a quella finlandese. Sulle finestre c’erano le imposte, che non si chiudevano mai. Sui davanzali stavano tantissime piante. Le pareti erano ricoperte dei pezzi di ricordi in forma di cartoline e fotografie.La vecchietta che portava le pantofole lanuginose di pelliccia, mi ha accolto cordialmente, anche se era un po’ distratta.  Io pur non essendo nella mia forma migliore ho notato subito che la paziente ultimamente ha ceduto molto. A dire il vero, mi era ben difficile dare un’espressione attenta al mio viso. Nonostante tutto la padrona di una casetta finlandese non ha notato niente come conviene alla maggior parte dei vecchi egoisti che capiscono ben poco i sentimenti delle persone che li circondano, ed ascoltano i loro interlocutori in modo assai distratto.… E non perche’ sentono male…  Non interessa loro.…  Per lo piu’ interessa loro la propria persona! E’ come una vetrina di un negozio che si fa vedere dappertutto da tutti quanti. E guai chi sara’ disattento a quello che era stato proposto! E cosa deve dire il medico! E’ il mio lavoro – ascoltare le insinuazioni mistiche degli egoisti annoiati. Si’… anche questo e’ mio lavoro… e puo’ essere anche cosi’….;Anche se io dovessi in questo momento rivolgermi al medico (buttarmi sulle ginocchia, acchiapparlo al bordo del suo vestito e scoppiare in lacrime, implorando pieta’…),  mi son messo su una piccola,  anch’essa lanuginosa seggiola, e mi son preparato ad ascoltare…;ero pronto ad asoltare, ma allo stesso tempo sentivo come un velo di esumazione che mi stava coprendo…  Questo battito non cessava.  Da qualche parte vicino, o nella mia testa, o sul cofano della mia macchina, lasciata sul praticello vicino alla casa, ma questo battito era insistente e terrificante  e terrorizzava la mia coscienza che si stava addormentando…
 Comunque ho fatto in tempo come se partecipassi nella trasmissione in diretta alla TV di fare un segno intorno all’orecchio, come per dire “parli, la ascolto attentamente”... ;…Mi son visto sdraiato su un letto sconosciuto, e intorno a me si affacendava un mucchio di persone. Laggiu’ c’era anche mio fratello Afanassy. Si e’ inchinato proprio sopra di me, mi sussurrava qualcosa, praticamente senza aprire la bocca. Ho cercato di dirgli di parlare piu’ forte, siccome non lo sentivo quasi per niente… Lui si e’ piegato per raggiungere il mio orecchio e mi ha mormorato: “… So nuotare bene, nuoto molto, ma molto bene… anche tu… anche tu nuoti abbastanza bene, e riuscirai, sicuramente, riuscirai a venire a galla…”Mi ha preso per il gomito e mi ha stretto talmente forte, che io ho sentito addirittura un dolore al gomito.;- Afanassy, che cos’e’ che batte? Tu senti questo battito continuo? Che cosa puo’ essere, Afanassy? Ma lo sente qualcuno tranne me? Oppure solo io?.. Avro’ le allucinazioni? Sono venuto a dare una consulenza ad una mia vecchia paziente, ma mi conviene gia’ di prendere le lezioni   di amore per la vita da lei stessa. Non vedi da qualche parte uno spazzino nella tuta arancione oppure un portatore di pizza? Anch’io non li vedo da nessuna parte…  Ma qualcuno dovra’ battere, si’o no?!!- Ti diro’, Mikhail… Tu sai che io nuoto molto bene…Dio mio, inizia di nuovo!- Sento questo suono, EMME! – ad un tratto ha bisbigliato Afonia come un congiurato, chissa perche’ guardandosi indietro, -  lo sento… lo sento…  tac…   tac… tac…  tac… tac… E’ il battito del tuo cuore…
EMME?!! Il mio cuore?!! Non credevo ai propri orecchi!!
      -…Alzandomi ogni mattina a gran fatica, penso sempre a com’ero prima… Le zebre dei miei desideri mancati, mi perseguitano sia di giorno… - una voce acuta un po’ rauca e’ entrata nelle mie visioni,  ed ho cercato, senza cambiare la posa, di ascoltare le parole che stava pronunciando.- Guardi che zaffiro mi sono acquistata!- mi ha comunicato la voce, cambiando il tema di conversazione, senza nessun pretesto,  - mi portera’ alla fine, la benevolenza di Dio, la felicita’ e la pace. Lei cosa pensa degli zaffiri? — E la vecchietta mi ha portato proprio sotto il naso una pietra, presa da chissa’ dove. Me l’ha portata talmente vicino al viso, che mi sembrava  che me la volesse inserire direttamente nell’occhio…- Sono nato in gennaio e la mia pietra e’ il granato,- ho risposto io automaticamente, scostandomi per quanto fosse possibile dalle mani senili, che tenevano un corindone azzurrino dalle dimensioni spaventose. Che felicita’ credere  alla benevolenza divina della pietra!! Si puo’ vivere solo con questo.- Mi dica per favore, Isolda Vladimirovna, non sente per caso nessun rumore? Come se qualcuno stesse battendo il ferro?..;- Si’, si’, caro mio, sento sempre peggio. Il che proviene dal silenzio costante che mi circonda… Un battito? No, non sento nesssun battito…  Pero’ vedo il sangue sul suo gomito! Caro mio, si e’ ferito?! Ma quando?!- Ho paura che debba proprio andare… MI dispiace molto, ma non riusciamo a fare oggi una seria conversazione, non ha senso di continuare…;«Ma in che cosa vedi il senso? Eh?! C’era il senso di venire qua oppure ci sara’ un senso di partire da qua?!!  Probabilmente volevi impiccarti, ma hai fatto confusione tra il collo e il gomito, furbacchione…»
No, no, mancava solo questo!! Non questa voce stridula e noiosa. Ma cosa mi prende alla fin fine?!!  Basta, non voglio piu’ sentirlo! Basta cosi’!;- Dunque, Isolda...-…Vladimirovna…- Si’, chiedo scusa, Isolda Vladimirovna…  La chiamero’ uno di questi giorni, e ci mettiamo d’accordo,… su quando tornero’ a visitarla…-  ho pronunciato io, senza preoccuparmi che mi alzavo troppo in fretta, e stavo gia’ praticamente indietreggiando verso l’uscita.;- Ma non potra’…- Che cosa?!! Che cosa ha detto?! La mia paziente mi stava gia’ aprendo la porta d’ingresso, salutandomi con la stessa gioia di mezzora fa… Mezz’ora? Oppure…  Quanto tempo  sara’ passato? Si’, prendendo in considerazione tutto quanto e’ passato moto piu’ tempo.-Si’, si’, caro mio, la saluto, le dico “arrivederci”… Guarda, mio tesoro, oggi fara’ ben caldo, si’, cara mia, vieni piu’ presto a mangiare… - le ultime parole non riguardavano piu’ me, ma un piccolo cagnolino che si e’ avvicinato al terrazzino con un abbaiare gioioso.
- Ha detto che “… non potra’”… Che cosa non potra’? Ma Isolda Vladimirovna mi ha gia’ voltato le spalle, e parlava con il cagnolino, con la stessa animazione che c’era nella nostra conversazione… sicuramente le era indifferente, con chi parlare. Bastava che la conversazione toccasse solo lei. Mi sono sentito smarrito, come un bambino lasciato dai genitori in una grande citta’ a lui sconosciuta. Volevo trovare un angolo appartato, ficcarmici dentro, avvolgermi negli stracci, rannicchiarmi ed addormentarmi per sempre…“…Non potra’…”??!   Ma cosa vuol dire?  E chi di noi sente male?!! Meccanicamente ho preso il posto nella macchina e l’ho messa in marcia, senza fare troppa attenzione all’abbaiare del cane nei miei confronti.“ Fermo, Miscia, non si fa cosi’, sei troppo sensibile per fare lo psicanalista”…  Si’, ma c’e’ qualcosa che non va in me… Sara’ stato AN ad influenzarmi cosi’? Ma perche’ mai? Non avro’ mai visto degli uomini giovani e belli, un po’ “fuori di se”? Oppure non mi hanno mai fatto un’impressione cosi’ forte?    E poi, quando ha fatto in tempo per andare via? Di notte, mentre dormivo? Ma non mi ricordo di aver dormito!  Non posso distinguere il sogno dalla realta’?!! Tutto il giorno di ieri sembrava una realta’ malata… e l’altro ieri anche… E… Da quando ho iniziato a percepire questa realta’ insana?     Dal momento in cui mi son svegliato e ho visto la luna? Oppure ancora prima quando… quando …  Ma cos’era prima?.. Ma perche’ devo rievocarmi tutto questo?.. An mi aveva detto… mi ha detto che qualcuno era morto?..  Ma chi? Perche’ mi ha emozionato cosi’ tanto? Certamente mi ricordo di tutto, ma le allusioni che mi aveva fatto sono assurde, e’ un assurdo totale… Questo ragazzino e’ veramente anormale…   Sto di nuovo pensando a lui… Il discorso dedicato alla Gianna? Ma cosa poteva sapere di lei? L’odore di cannella…  Forse… Saro’ innamorato…  Innamorato di quest’uomo?..  Oppure c’e’ un’altra cosa che mi preoccupa?..   Per me non ha importanza, se lui e’ un uomo o una donna?! Ma puo’ esserci sul serio?   Sara’ una psicopatia!! Il sesso e’ determinante nei sentimenti del genere. In quali “sentimenti”? Non sento per lui una voglia sessuale, e’ un’altra cosa…  io… ma lui, chissa perche’, mi e’ necessario come l’aria! Diavolo! Non puo’ esserci! Alla fin fine non posso lavorare, non posso concentrarmi su niente! Sento dei battiti strani, sento che qualcuno mi perseguita… i portatori della pizza, gli spazzini con le tute color arancione!!.   Sara’ veramente il mio cuore che batte?..  Ma perche’ mai? Perche’ mai ho deciso che “batte il mio cuore”? Sicuramente mi saro’ addormentato di nuovo con tutto gusto. Dove ho graffiato il mio gomito?  Probabilmente quando mi ero addormentato… Tutti questi sentimenti e emozioni mi fanno venire in mente il souffle’ di carota — molto volume, un colore vivace— E NESSUN PIACERE!!  Tutta la vita di oggi mi fa pensare al SOUFFLE’ DI CAROTA…;   
  La macchina andava senza far rumore tra gli sprazzi di sole, i rami ombrosi degli alberi vicini alla strada. Non c’era nessun rumore, non sentivo piu’ quei colpi ritmici sulla mia macchina. Alle otto di sera dovevo fare una visita ad un altro paziente. Se cancellassi l’appuntamento? Bastava fare un numero per cancellare tutto.  Sicuramente oggi non potro’ essere utile a nessuno.Sara’ il caso di andare dalla sorella? Lei come sempre accogliera’ cordialmente suo fratello, mi fara’ il pane tostato all’aglio che mi piace cosi’ tanto, che mi fara’ scricchio ai denti,…  le raccontero’ TUTTO… Tutto che cosa?!! Che cosa le raccontero’?  Che ho incontrato un uomo simile ad un ANGELO?.. “Lisa, che gioia ho finalmente incontrato un ANGELO!!! Evviva!!!” Oppure: “Lisa, mi sono innamorato di un uomo fantastico, senza di lui non posso vivere.  Appena chiudo gli occhi, vedo subito il suo viso, i suoi zigomi alti, senza un minimo segno della barba, (lo puoi immaginare, Lisa, , senza un minimo segno della barba?!!), i suoi occhi scuri e languidi, occhi fantastici! Lisa, nascondono dentro un UNIVERSO…
Mi parlano dell’ ETERNITA’!!  Si’, Lisa, son uscito di senno, come sei riuscita ad indovinarlo? Sembro proprio un pazzo? Si’. Non mi sento molto stabile… Anzi con il fisico va tutto bene…  e per cio’ che riguarda l’anima invece… sono venuto proprio per questo, Lisa…”;…Giusto, mi conviene fare un salto dalla sorella. Cinquanta chilometri al sud, in fin dei conti solo una mezzora di macchina per una strada molto buona… Che devo fare a casa adesso?  Perche’ mi affretto cosi’ tanto per tornare nel mio appartamentino piccolo e afoso? Ho addirittura lasciato la mia paziente prima dell’ora prevista… Bastava ascoltare ancora per un’ora la storia delle zebre, e mi avrebbe gia’ pagato la visita. E’ chiaro che mi sarebbe stato ben difficile aiutarla…  Come si fa ad aiutare una donna anziana ed insoddisfatta, a meno che non si tratti proprio dell’aiuto di carattere fisico, ma cio’ non fa parte dei miei obblighi, e sicuramente lei non ne ha nessun bisogno…
Basta un po’ di attenzione… attenzione … qualche buona domanda, che le fa venire la voglia di rispondere… Mi trascina la voglia di tornare a casa, perche’…  piu’ che chiaro il perche’ — spero che LUI venga. Verra’,  si mettera’ nella poltrona, che avra’ gia’ dimentcato il calore del suo corpo, accavallera’ le gambe ed accendera’ una sigaretta… 
LUI fuma? Questa e’ la cosa che mi sembrava assurda e non inerente. Non lascia delle cicche…Ieri sera non ci ho fatto caso. Ma come fuma?!  Stamattina ho svuotato  un portacenere che era pieno di sigarette bruciacchiate e sgualcite, ma intere… Ma si sente sempre il fumo dentro… Le avro’ fumate tutte quante io in due giorni? Ma si’, lui fumava, me lo ricordo con esattezza, come mandava il fumo dalle sue narici fini… MA non gli stava bene, non gli sta bene fumare, non lo deve fare…  Devo dirlo ad AN, quando ci rivedremo…  Sono curioso di sapere perche’, secondo me, non deve fumare? Ma LUI deve sapere dove vivo?!! Vagare di notte in cerca di me?!! Oppure ho finalmente incontrato un ANGELO, un ANGELO onnisciente... un ANGELO che fuma… Vuol dire come son io, cosi’; il mio ANGELO … Bene, posso ancora scherzare, almeno con me stesso…«Si’, caro mio, puoi ancora fare tantissime cose con te stesso, ti conviene raccontarle?..»- Ma va al diavolo!!
«E’ l’unica cosa che mi puoi rispondere a questa domanda delicata?»
- E’ quello, che ti posso rispondere a qualsiasi tua domanda…
Sono proprio stufo della maledetta canaglia, domani stesso andro’ da uno psichiatra nella mia stessa clinica. Ci andro’ di sicuro… Quando mi vedono, mi diranno: “Salve, dottore”. Ed io gli rispondo: “Cari amici, purtroppo non sono piu’ sano e salvo, mi sono gravemente ammalato! M sono innamorato di un ANGELO! Adesso lo sogno continuamente …  vivo solo di lui, anzi senza di LUI – non vivo…  Ma mi dovete capire – non voglio stare con lui fisicamente, assolutamente no, Dio me ne liberi! Sento solamente, chissa perche’, che devo stare con LUI! Adesso -  devo sempre stare con LUI!! Egregi signori, sapete cosa vuol dire PER SEMPRE?!  Capito nel senso che intendo io. Ma… come potete sapere cosa vuol dire  - PER SEMPRE?.. Prima non lo sapevo neanch’io. Ma sono uscito fuori una notte buia - e… son venuto a saperlo!! Non c’e’ nessuno a cui lo posso raccontare, per questo motivo son venuto da voi, cari colleghi. Siete professionisti, vero?  Quindi, questa creatura divina mi vuole portare via, amici miei!! Mi fa delle allusioni, per cosi’ dire… E fra poco vi lascero’. Lo volete sapere com’e’ LUI, ANGELO? E’ simile a noi… Fuma anche! E sapete che cosa mangia LUI? Che cosa ci piace, a noi due? Non riuscirete mai ad indovinarlo — un piatto divino — e’ un… D’altronde, non ha importanza…  Non e’ facile capire che lui e’ proprio LUI! Ma io l’ho saputo fare, cari amici miei, preziosi colleghi…  Pare, che anche il Ministro del Ciel  ha distinto chi sta di fronte a voi,..  ed ho ancora tempo per comunicarvelo… E intanto, curatemi con le vostre medicine psicotropiche, perche’ io possa finalmente, impazzire sul serio! Che, vi sembra che io stia cosi’ male? Perche’ mi guardate cosi’ meravigliati?”; Mi sono scosso, scacciando questa voce, ed il mio monologo anche, avendo dentro me stesso una seria paura di sentire qualche risposta alla mia domanda cretina, mi sono scosso in un modo tale che ho girato il volante in modo assai brusco. La macchina ha cavillato, ed ho sentito sotto le gomme il fruscio della ghiaia sulla striscia lungo la strada.  Proprio cosi’ i nostri sogni si trasformano in una realta’…  Mi mancava solo di finire in una fossa a causa delle discordanze interne! Riflettendo non ho notato neanche di aver gia’ fatto meta’ strada per venire da Elisabetta, la mia ormai unica sorella.  Ci frequentavamo come prima non molto spesso, nella maggior parte dei casi per telefono. Ma i nostri rapporti negli ultimi anni sono diventati proprio calorosi e disinvolti. Se ci vedevamo, succedeva solo nei momenti in cui era necessario a tutti e due, oppure ad uno di noi. Durante le nostre lunghe e piacevoli conversazioni non toccavamo quasi per niente, il nostro passato: l’infanzia, e un fratello ed una sorella ormai perduti. A volte ricordavamo Afanassy, ma ormai aveva la propria vita di mare lontana da noi, nella quale non faceva entrare piu’ nessuno.
      - … Si, Michelino, ho un po piu’ di un’ora di tempo. Verso sera devo andare all’ospedale. Quella persona, son gia’ tre giorni che e’ in coma… Non torna in se, nonostante che abbiamo fatto tutto quello che si poteva fare…  Oggi e’ il mio turno, assistero’ al suo letto…- Perche’ ti e’ cosi’ caro, Lisa? Avrete investito in lui troppe medicine? - Non scherzare cosi’, Michelino. Mi e’ molto caro. Mi e’ caro… come te… Ma non ne parliamo adesso, parliamo invece di te. Come sta il mio fratellino? Che cosa sogna? Sei venuto cosi’ spontaneo, ti sara’ successo qualcosa? Spero che non sia successo niente di straordinario?- Aspetta, aspetta, “…COME ME”?!! Ma cosa vuol dire “…come me”…? Avro’ sentito male?”  un paziente che ti e’ caro come me?!!  - Probabilmente comincio ad avere i problemi con l’udito, o con la testa, avro’ una malattia mentale…

- Lisetta, sai, c’e’ qualcosa che non va in me… Sento quello che non voglio sentire proprio per niente…;- Dunque, c’e’ qualcosa che non va anche in me, siccome sento molto spesso cio’ che non vorrei mai sentire.
 - Non mi prendere in giro, Lisa, non intendo per niente le solite chiacchiere che riguardano le amiche ed i capi... Che cos’e’ questa musichetta?  Sara’ Àndrea Bocelli ? O sbaglio?Ho fatto un giretto intorno a una piccola camera chiara, dove si vedeva lontano un miglio, ci abitava una donna. Una melodia umana mi ha rassicurato per un po’. Una palma di colore verde vivace in un tino di ceramica, una gattina di vetro trasparente su una etagere a chiocciola mi hanno fatto tornare all’equilibrio mentale.

- Nella tua casa si sta molto bene, Lisa. Il tuo mondo e’ accogliente ed armonioso. Forse proprio per questo stai sempre senza un uomo, non ammetti qua una continua presenza maschile. Non ne hai bisogno, piccina. giusto? Mi sono voltato a guardare mia sorella. Sorrideva con il fior delle labbra. La sua testa bionda si e’ inclinata con un gesto di civetteria maliziosa. Cosi’ sembrava giovanissima.- Com’e’ che mi hai chiamato? “Piccina”? Ma ti ricordi, chi mi chiamava cosi’? E’ il termine di Giaccone, che Dio l’abbia in gloria, mi chiamava sempre cosi’ – “piccina”… Come mai Michelino mio te ne sei ricordato? Non sai che cosa e’ successo jn me in questi giorni, io invece non mi meraviglio piu’ di niente… Meno male che non l’abbia chiamata Gianna… Gianna.- Senti, ma ti viene in mente qualche volta la nostra Gianna? – Invece della risposta ho fatto una domanda, inusuale.
- Ti abbandoni nei ricordi, veramente c’e’ qualcosa che non va in te, Mischa. Ho ragione?-  Mi ha chiesto lei, abbassando un po’ la voce senza una minima idea di rispondere alla mia domanda cretina. Sentiva con la sua fine anima femminile che era meglio non toccare questo tema… Chi sara’ uno psicologo di noi due: io oppure lei!
 - Vuoi un altro te’, ti piace il te’ al gelsomino, giusto? Abbassa un po’ la testa, che aroma, lo senti? Non fare smorfie. Mi ricordo sempre la tua malignita’ se andavo proprio fiera di qualcosa cucinato da me, annusavi il mio capolavoro culinario e arricciavi il naso… Mi arrabbiavo da matti e gridavo: “…non e’ vero, e’ molto buono!” A volte cercavo anche di fare un colpo sulla tua testa insopportabile… Oggi e’ veramente una giornata strana, stiamo vagando per il passato, non mi ricordo di averlo fatto prima, o sbaglio?    Ha steso le braccia davanti a se’, aveva le dita intrecciate, il che era il segno della sua ansia.
- Probabilmente dovresti semplicemente sposarti? – ha aggiunto lei.- Il tuo gelsomino sa di eleganza e graziosita’. Io arriccio il naso invece semplicemente perche’ il vapore della teiera e’ caldo.- E cosa dici per quanto riguarda di sposarsi?- Sei una maga, mi sembra di essere innamorato sul serio… per la vita e per la morte, in senso diretto della parola…- Allora sposati, vedrete insieme i vostri sogni, e poi ve li racconterete alla tazza del caffe’ mattutino, - ha cercato di scherzare, senza capire, com’e’ doloroso per me questo tema.- Non e’ possibile, Lisa, te ne spiego dopo il perche’…  - Vedo che sei depresso, sei troppo stanco. Devi riposarti, dormire bene, prendere delle forze…- ... Seguire un vecchio alato nella corona di papavero... No, cara mia, dormendo una persona non si riposa. Durante il sonno sia il cervello che il sistema nervoso di un uomo lavorano anche meglio del solito. – Ho notato che la sorella, come per ischerzo, ha strabuzzato gli occhi ed ha unito le soppraciglia, dimostrando in questa maniera, che e’ pronta ad ascoltarmi e anche, puo’ darsi, apprezzare una nuova lezione del ciclo: “Il sonno ed i sogni”...;- Quando una persona si reca negli abbracci di Morfeo, -  ho continuato io impassibile,  - avvicina il suo “orologio” interno, quello biologico, all’orologio esterno, quello naturale. Durante il vegliare, questo “orologio” o ritarda o va avanti... in modo individuale. Per questo processo bastano quindici-diciassette ore. Per riavere l’equilibrio— sei-otto ore. E per riposare ci basta sdraiarsi sul divano o sedersi in poltrona. E’ cosi’, sorellina…- Ma se una persona lavora molto fisicamente  va a letto per riposare indipendentemente dall’ora del giorno?- Si’, e’ cosi’, quando si lavora molto o mentalmente o fisicamente,   l’orologio interno di una persona, per cosi’ dire, perde l’equilibrio prima, e bisogna aggiustarlo, usando la lingua comprensibile…- Interessante. Grazie per una lingua comprensibile. — Ha sorriso, e sulla guancia destra e’ apparsa una fossetta.– Ma tutto questo non e’ altro che una teoria…- Non ho ancora finito…  Un uomo durante il cosidetto sonno, va con l’anima per il mondo fine. In quei momenti la sua sostanza contatta  le anime simili, ma capita anche con gli spiriti estranei. Il suo corpo nel frattempo rimane a sbuffare tranquillamente nel letto, e’ collegato con la sostanza con un sottile filo d’argento che non permette loro di separarsi... Per rimanere dormiente e non andare nel sogno per sempre… Questo filo e’ la famigerata serotonina, l’ormone del sonno, che sostiene la persona nello stato contiguo…- Ma a questo filo capita di strapparsi?..- Sai, cosa capita? L’anima va nei mondi lontani e per tantissimi anni non riesce a tornare… Per dieci o anche vent’anni. Che cosa fa nei suoi giri, non lo possiamo sapere… E comunque, di seguito ritrova la sua dimora, il suo involucro. Tutto questo si chiama il sonno letargico, “la vita inferiore”. Puo capitare dopo una trauma di carattere fisico oppure spirituale, o dopo una malattia…  allora questo “gene del tempo”,  questo “orologio”,  di cui ti ho parlato, non e’ in grado di sintonizzarsi con il ritmo necessario per la vita. Se uno si priva del sonno a forza, comincia a vaneggiare in realta’, cioe’ rimane ossessionato dalle allucinazioni. Ma se il filo si spezza, perdiamo quest’infelice, o al contrario felice, per sempre…- Lui… muore…- Hai ragione.  A volte questo filo, questa ragnatela, il filo di Arianna,  e’ troppo solido, e sai cosa succede in questo caso? Lisa mi ascoltava attentamente, dimenticata la sua solita ironia.- Una persona non puo’ addormentarsi? Insonnia!!- Niente affatto. La tua insonnia proviene dal caffe’ e dai melodrammi prima di andare a letto... Ho scherzato. L’insonnia di una persona normale, e’ un inganno, che gli danno alcune sostanze. Lo stesso caffe’, per esempio…- Io invece ho un te’… Bevi, bevi, se no, si raffredda…- si e’ messa a ridere, ma io sentivo, che le e’ interessante.- si’… ecco il caffe’, caffeina, per esempio, “dice” al nostro organismo che va tutto bene, l’orologio e’ aggiustato, si puo’ continuare a vegliare. In realta’ non e’ cosi’, per questo motivo il caffe’ a grandi quantita’ fa male. Ancora peggio il concentrato, tratto dalle sostanze naturali, oppure uno psicotropico artificiale, cio’ che chiamiamo droga. Non a caso si chiama con la parola dalla stessa radice che il sonno, MORFINA! Morfeo - SONNO, e MORFINA – droga…Mette in marcia un meccanismo, che detta al cervello, usando le semplici parole, che il suo stato d’animo corrisponde completamente a quello naturale, e non serve nessun sonno, si puo’ lavorare senza smettere per una settimana o di piu’,  lavorare come una macchina.  Puo’ suscitare la morte dell’organismo…  la persona non ha ristabilito l’equlibrio di natura. Ecco, vorrei tornare al nostro discorso di prima… Se il filo, di cui ti ho parlato, e’ troppo robusto, puo’ portare dietro a se nei suoi errare e vagare il corpo impotente, e cosi’ vediamo un sonnambulo, il cosidetto lunatico.  Cosi’… Una persona si muove e non lo sente, perche’ la sua anima e’ lontana, ma non cosi’ lontana per non tornare praticamente all’ora del risveglio. E poi ci sono anche delle persone che non dormono proprio per niente.  Siccome, per fartelo capire bene, il loro orologio biologico e’ sincronizzato con quello naturale, sempre, non deve essere “aggiustato”, quindi non ha bisogno del sonno… Queste persone non dormono mai… Lo puoi immaginare, mai! - Vuoi dire che non si stancano mai?;- Altro che. Si stancano come tutti. Ma io ti avevo gia’ detto prima che la stanchezza e il sonno sono due cose diverse. I possessori di queste particolarita’ si riposano sdraiati oppure seduti in poltrona. Questi fenomeni sono un’altra prova di quello che ho detto per quanto riguarda le funzioni del nostro sonno! Il nostro SONNO, piccina mia, non e’ per il riposo, ma per il lavoro, per vivere ancora un giorno in conformita’ col girare della terra, ancora un giorno sotto il sole. Cosi’!- Dio mio, che estro poetico: “…ancora un giorno sotto il sole…” Non ti posso convincere, che ho capito tutto, ma grazie, mi hai spiegato molto. Da oggi in poi domiro’ piu’ attenta, conoscendo le cose, e non andro’ mai lontana per le vie di Morfeo. - Devo andare via, sorellina, grazie per il te’, non ti voglio piu’ rubare altro tempo.
 Il mio tentativo di uscire cosi’ veloce  non era per niente convincente, troppo frettoloso, e gia’ presa la maniglia della porta in mano, ho comunque domandato;- Dimmi, Lisa, ti e’ mai apparso, per esempio, in sogno Giaccone? …Ti viene mai in mente?;- Cosa vuol dire, “…per esempio, in sogno …”? No, non me lo ricordo proprio per niente. Appunto oggi,  il mio ospite mi ha fatto ricordare qualcosa…. E perche’ me lo chiedi? Mi si e’ avvicinata quasi rasente e mi ha guardato attentamente negli occhi. Non so che cosa ci ha visto, posso solo indovinarlo, ma Lisa ha preso nella sua mano la mia mano chissa’ perche’ umida, ed ha pronunciato con una voce sorda ed estranea:- Vengo a trovarti domani verso sera… Parleremo di tutto. Sono uscito nella via sterminata, non mi tratteneva piu’ nessuno, non capivo, perche’ mai sono venuto qui, e non sapevo dove andare adesso… Si’, via, a casa mi puo’ veramente aspettare qualcuno. Soprattutto perche’ non ha neanche bisogno delle chiavi, il mio caro amico sa benissimo anche senza quelle… Dunque, non ho detto niente a nessuno… Il mondo per me e’ cambiato, invece, ed io ho paura di confessarmelo. Dalla radio accesa si sentiva la musica, che accompagnava una voce maschile, non molto grande, ma di piacevole timbro morbido. La voce cantava del suo amore per la vita, che per se stesso non e’ una cosa nuova. “Perche’ non nuova, amare la vita cosi’, nel modo disinteressato — e’ un dono raro”.  Dove posso parlare con me stesso, e’ nella mia macchina.  La melodia mi cominciava gia’ a dare sui nervi, l’ho spenta con un movimento seccato. Preferisco il silenzio… 
Ma il silenzio non viene mai, il radioregistratore non mi ubbidisce.
I suoni che son diventati proprio spiacevoli come su una pellicola consumata, continuavano a starziare il mio udito… Gli ho dato il colpo con la mano
 - “… che …  per…  se ste…”, - ho sentito prima che arrivasse il benedetto silenzio.  Son stato costretto a strapparlo  con tutti i cavi e rivetti. Ho gettato il registratore sul sedile accanto, con una mano ho fatto il numero del mio paziente di stasera. Che cosa potevo rispondere alla sua domanda: PERCHE’? Perche’ il nostro appuntamento non avra’ piu’ luogo? Perche’ il medico si e’ ammalato di schizofrenia, ha gia’ allucinazioni di udito e di vista… a momenti arriveranno le allucinazioni di olfatto… Grazie a Dio, e’ arrivato il silenzio, posso abbandonarmi tranquillamente nelle mie riflessioni… Se il mio lavoro continua a procedere cosi’, fra un po’ non avro’ di che vivere…“…E perche’ vuoi vivere. E’ comunque un’occupazione molto noiosa…” “ La vita per me, brutto bastardo, non e’ solo camminare per la terra, mangiare, bere ed altre azioni di carattere fisiologico… La mia vita principale si svolge internamente… dentro me stesso… E’ un iceberg. Le sensazioni fisiologiche sono solo un piccolo frammento della vita da te menzionato, tutto il resto e’ una vasta esistenza,  sta dentro, in profondita’, infinito, chiaro, caro mio bastardo?” — E comunque lui e’ riuscito (?!) a tirarmi dentro una discussione surrealistica! «Proprio cosi’? Ti volevo proporre una gioia, e tu non ti fidi… non mi ascolti… Ho lottato a lungo per te, ma tutto e’ inutile… ».;
Ed e’ per questo che volevo il silenzio!
“Borbotti sempre del tuo amore, - continuava la voce rauca come dal vuoto, nonostante tutti i miei oltraggi,- dici di essertti innamorato di un uomo… Tempo fa ho cercato di spiegarti, cosa vuol dire – amare un uomo…  Ma tu hai sempre delirato e continui a delirare degli ANGELI! Alla fine te l’hanno rifilato…» “ Ma tu sai che adesso non mi interessi piu’, neanche per stizzarmi”, - cercavo di fare una voce indifferente.“… Neanche tu mi interessi… ADDIO... lasciami per la fine cantarti una canzone…  la tua preferita… che parla della vita…» “Davvero?!  Ma sara’ possibile, per la fine?! E’ difficile crederci! Mi sembra di rimettermi in salute… Non bisogna solamente…»
 Chi e’ quel cretino che corre per la corsia opposta con i fanali abbaglianti?!
Come e’ passato velocemente il tempo…  Fa cosi’ buio… perche’ vado senza aver acceso i fanali?
E’ impazzito, quest’autista, amatore della luce, gli suono il claxon, non mi sente?!!
“COMPRATE I NOSTRI FANALI, PRODOTTI DALLA “K& FIGLI”! NESSUNO POTRA’ ESSERE PIU’ LUMINOSO DI VOI!”
“Li ha comprati”, – una beffa assurda ha sfrecciato nella mia testa.
Qualche ombra informe, con due grandissimi occhi-proiettori si stava avvicinando a me con il far veloce ed inesorabile… Secondo me perseguiva uno scopo solo - abbagliarmi, mi “avvitava” questa luce abbagliante direttamente nel cervello…
«STOP»!! Automaticamente ho chiuso il viso con le mani, per un secondo solo, ho lasciato il volante… «STOP»!!.. “Ti chiedo… ti chiedo… togli… togli questi… luci del diavolo!!» Mi sono afferrato al volante, cercando di trattenere la macchina, che a mo’ di un giocattolo,  stava girando su una strada stretta dalle forze ignote…

….Si e’ sentito uno stridore, qualcosa mi ha dato un colpo nel petto,   come una scarica elettrica mi ha scottato il corpo…   La mia testa si e’ rovesciata indietro e si e’ picchiata contro il sedile senza nessuna sensazione del dolore, le mani si son rimesse da sole sul volante, che sentivo proprio dentro il mio torace…
Mi sembra di non aver perso i sensi… ho visto nei bagliori della luna e dei fanali che si trovano lungo la strada, che la mia macchina stava al ciglio della strada vicino ad un albero, ed il volante mi ha strettamente schiacciato nel sedile. Con uno sforzo, schiudendo le palpebre,  sono riuscito a vedere alla mia destra,  una siluetta torbida, che, inchinandomi alla finestra aperta,  mi diceva qualcosa…- Lisa… Lisa? Come mi hai trovato… si’… si’ …. Te l’avranno comunicato… staro’ qui da molto tempo … Aiutami, Lisa…  Aiutami …  tirami fuori da qui…   mi fa male qualcosa nel petto… Mi guardava in modo strano -  dolce e triste, poi ha preso la mia mano in quella sua ed ha iniziato a stringerla, in modo commuovente , come in prima infanzia, nei rari e felici momenti della nostra amicizia… Ho scosso la testa, come un bambino, non volendo piu’ sopportare il dolore e dimostrare il coraggio.- Com’e’ bello che qui non son solo, con me ci sta la mia Lisa e…  ancora… c’e’ qualcuno ancora … qui c’e’ tantissima gente…
 Perche’ mai quest’impressione?..   L’impressione della presenza… sara’ mio fratello?  Oppure…;- …AN…  AN? Sei tu? -  ho girato la testa alla sinistra, ed ho visto quello che volevo vedere nelle ultime ore della mia vita. Puo’ darsi che durante tutta la mia vita, una persona che amavo piu’ di questa vita… - AN … mi hai seguito…  mi hai trovato…  Come mai…  sei qui?..   Aiutami…  TU… Riuscirai a farlo, … togli questo peso dal mio petto…  Ti chiedo, AN … Lo sai… io…. Cosi’…  mi mancavi tantissimo, non mi e’ mai mancato cosi’ nessuno… Angiol non diceva niente. Mi guardava tranquillo, come non se fosse per niente meravigliato della mia situazione attuale…
  Attraverso la nausea, che arrivava gia’ alla mia gola e la vaghezza delle siluette, sono riuscito a notare, che AN era vestito di una cosa chiara e leggera. Una persona situata a sinistra,  si e’ avvicinata senza affrettarsi alla macchina, si e’ inchinata a me attraverso la finestra aperta, e senza nessun sforzo ha tolto il peso dal mio petto.  LUI era cosi’ vicino, che ho sentito il suo odore, leggero e quasi impercettibile, l’odore del vento fresco…Dio mio, com’e’ leggero…    respiro proprio bene… Mi son rivolto a Lisa ed ho detto abbastanza chiaramente: - Scusami, Lisa … sorellina mia…  devo parlare con questa… persona, - e mi son lentamente liberato la mia mano dalla sua palma…
La macchina si apre facilmente,  ed io ne esco addirittura troppo liberamente per le mie condizioni….AN mi guarda tranquillo, senza fare nessun altro movimento per andarmi incontro. Mi stende la sua mano con la palma in su, come invitandomi da qualche parte…- Finalmente, AN, mi hai trovato,- non mi vergogno piu della mia intonazione pietosa e lamentevole.- Si’, ti aspetto, e non son da solo…- e LUI ha fatto un cenno con la mano libera da qulche parte dietro alle mie spalle. - AN … - gli faccio un passo incontro, comprendendo, che non voglio piu’ nascondere cio’ che sento e non lo faro’ piu’… - AN, senti quest’odore familiare? Lo senti? Non e’ il tuo odore, tu sai di vento… hai l’odore del vento… E qua, invece, AN –  la cannella, proprio quella, lo ricordi?! — nella mia voce suonava una gioia fuori posto.- Guarda, chi e’ venuto da te, guardati indietro, -  e lui per un’altra volta ancora, senza far caso al mio impeto, senza nessuna emozione mi indica nella stessa direzione…
Mi giro la testa e vedo una ragazza, chissa’ perche’ molto familiare a me…  e nel cor mio nasce una sensazione sorprendente e gioiosa, che mi son separato con lei giusto ieri…
 Sta vicino a me, ma allo stesso tempo in lontananza…
La ragazza mi stende lentamente prima una e poi un’altra mano.
Vedo nel bagliore della luna il luccicare del tessuto argentato del suo vestito che fluisce dalle spalle, ma la luce dei suoi occhi raggianti, verdi con delle piccole macchie dorate, e’ piu’ forte del luccicare d’argento.
Come si puo’ vedere questa luce e perche’ brilla a questa distanza?!
No, no, io capisco tutto, non chiedo piu’ niente!! Il mio cervello che tortura sempre l’anima con delle domande, che mi complica la vita con delle riflessioni infinite, alla fine si tranquilizza, gli e’ dato comunque di capire  che il suo lavoro attualmente e’ privo di senso…- E’ Gianna, la conosci,…  ti aspetta, — ha detto Angiol con una voce monotona,- ti aspetta… e non solo lei…- Non solo lei?.. C’e’ qui anche mio fratello? Forse mi cerca mio fratello?  ... Il mio fratello maggiore,.. – che pensiero strano mi viene in mente.- Non c’e’ qui… - Ma perche’?- faccio io una domanda stupida, come se tutto il resto fosse assolutamente chiaro per me.- Non lo puo’ fare… per il momento…- Ma lui non e’ un prete…- Non gli e’ permesso…-…Perche’, per quello che ho visto allora… quando ero bambino… per il suo amore per quelli che sono come lui?.. Ma io… anch’io… anch’io- E’ un’altra cosa. Non indugiare, va. La tua strada non e’ con me…- Non con te!- Ho sentito ad improvviso una semplice rabbia umana,

-  Non con te?! Ma perche’ mi hai ingannato per tutto questo tempo?!!  TU sei un ANGELO?!! Dio mio! Sei l’Angelo della morte! tu sai esattamente il giorno e l’ora del mio trapasso!…  ma perche’ mai a questo punto mi rompi l’anima per tutta la vita, alludendo ognora alla mia scarsa duratura?!! Perche’ non mi hai ricoperto il cervello con il velo di dimenticanza del mio futuro decesso, perche’ io non soffra la paura ogni notte?!
Perche’ non mi hai permesso di trascinare la croce a me destinata tranquillamente nell’ oscurita’ beata e felice, siccome non mi e’ dato di cambiare niente?!

Il mio cervello si ribella, non volendo sottomettersi e cedere ai sentimenti ed alle sensazioni che affluivano, non volendo rendersene conto, che adesso non e’ lui quello che comanda, non e’ lui quello che mi possiede tutto intero… non mi possiede piu’…
- Anche noi ti amiamo,- ha pronunciato all’improvviso quello che stava vicino a me,- ti amiamo, come qualsiasi mortale sulla terra. Non l’hai sentito durante la tua vita? Non hai mai sentito, come di sera, perdendo le forze, di mattina ti svegliavi, riacquistandoli di nuovo? – con queste parole SI AVVICINA QUASI RASENTE A ME, mi mette sulle spalle le sue mani fini e mi da’ un bacio sulla fronte.
 L’odore di un vento leggero e fresco mi riempie l’olfatto, ed io sento, come dentro di me si apre una nuova vita, una vita inevitabile, allettante, piena di vento e di spazio… …Mi dirigo verso Gianna. Vado dalla mia sorellina amata, dal mio ANGELO terrestre. Le gambe camminano da sole senza nessun sforzo … sento una leggerezza sorprendente, non mi sono mai sentito cosi’ leggero…
La amo, la mia GIANNA!!  Lo amo, il mio ANGIOL!! Non ho mai amato nessuno cosi’ come amo mia sorella e…  ANGIOL… Si’, adesso lo so — LUI e’ cosi’. LUI e’ un ANGELO.  Nella mia vita ho avuto solo due passioni perenni – per mia sorella e per un ANGELO …  Tutte e due le piu’ forti  e tutte e due platoniche.
Nient’altro puo’ esserne paragonato …
Li amavo cosi’ tanto, perche’ li avevo persi, perche’ li cercavo… li ho cercati per tutta la vita… perche’ non ho mai potuto godere la loro compagnia pienamente… perche’ facevano nascere in me un AMORE … un’amore per se stesso… un amore come una sensazione della vita…
Ho sentito come le palme della “RAGAZZA D’ARGENTO” entrano in quelle mie,  e mi trascina dietro a se. Il SUO sorriso, uguale a quello di prima, tantissimo tempo fa, sempre morbido e tranquillo… Non si e’ cambiata proprio per niente…

 Mi rivolgo un’altra volta a guardare ANGIOL.  Non si muove e mi segue con lo sguardo…
 Vedo adesso come e’ maestoso LUI!
Come sono belle le sue lunghe vesti bianche, voglio buttarmi in ginocchia davanti a lui e baciare le falde del suo chitone…
Faccio un movimento, senza togliere le mani da mia sorella, muovendomi verso  un essere, che mi era diventato ormai il piu’ vicino sulla terra, con un’intenzione di sfogare i sentimenti che mi riempiono oltre misura.
 Ma mi ferma il suo sguardo,  imperioso, ma allo stesso uno sguardo da patrono, uno sguardo con cui non mi ha mai guardato prima!
- E’ ora, - dice con indifferenza il mio amico di poco fa, ed io sento una leggera folata di vento,  come se tutta l’aria si fosse mossa… e… vedo chiaramente cio’ che non avevo visto prima: vedo dietro alla siluetta a me cara, della mia guida straordinaria, due grandissimi ali, … Come mai non le avevo notate prima?!!  Una piuma leggera e lanuginosa, trascinata dal soffio, ha cominciato a girare e poi si e’ stesa ai miei piedi…
 Oppure sara’ tutto un colpo di nuca?..  Ma ad un certo punto tutti i dubbi mi lasciano,  ed io capisco — tutto quello che sta succedendo e’ la REALTA, distinta e determinata, senza un’ombra di sogno… “ Scusami,- dico io a me stesso per l’ultima volta,- la mia Mente, o meglio dire la mia Follia, che mi ha accompagnato in giro per questa terra…”
Finalmente e’ finito il mio “sdoppiamento”... SONO UNITO! La mia vita interna e quella esterna si sono riunite insieme in questo nuovo spazio illimitato che mi richiama. Si’… son vivo -  piu’ che mai sulla terra!! - E’ L’ORA…  E’ L’ORA …
 
                Capitolo 6

“… mi e’ nota da tempo la generosa amicizia maschile…”;- …Abbiamo fatto tutto quello che potevamo,… - un alto signore anziano in camice azzurro  ha tolto le mani dall’apparecchio, - il fonocardiografo faceva vedere le oscillazioni del suono del cuore nella norma … elettrocardiogramma nei limiti della norma… tanatogenesi non e’ chiara… capisco bene l’Epicrisi?
 … adesso non si puo’ piu’ capire perche’ e’ morto…

…Spegnete questa maledetta musica! Da dove esce? Ditelo all’infermiera di turno…  Scusatemi…, per favore, mi puo’ spiegare la carta clinica di questo paziente, voglio sentire proprio le sue spiegazioni.- Si’, ma noi tutti speravamo in un miglioramento…- Non voglio parlare delle vostre speranze, in qualita’ di primario voglio solo sentire da lei, medico curante, com’era l’andare di questa malattia, l’infermiera di turno la potra’ aiutare sicuramente, - ed il Primario ha guardato in modo interrogativo una bionda, il cui viso era bagnato dalle lacrime.-…Il malato, nello stato di coma, era stato portato tre giorni fa. Ha telefonato un passante che ha comunicato di aver trovato un uomo di media eta’, sdraiato per strada senza i segni della vita… Secondo scala Glasgow — 12 gradi, cioe’ gli ordini non si eseguivano, l’aprire degli occhi spontaneo, allo sgrido, si e’ verificata la reazione motoria diretta a uno scopo del dolore, il tono dei muscoli si e’ conservato… sopore.
C’era anche il disturbo dei ritmi cardiaci, ma insignificante… Diagnosi generale – coma di etiologia indistinta… - la parlante si e’ messa a tacere per un attimo, come se stesse cercando di ricordarsi qualcosa di importante.
- Allora coma o sopore?- ha chiesto un uomo in camice bianco stizzito.- …No, dottore, al secondo giorno si e’ notata una dinamica positiva, per lo meno ha chiesto da mangiare. Non posso dire che la sua coscienza era totalmente chiara… gli occhi un po’ riaperti, ma come ricoperti da un velo, come se stessero osservando qualcosa dentro di se, il globo oculare si muoveva, ma mi e’ sembrato… ma mi e’ sembrato, che il paziente stesse comunicando con qualcuno dentro se stesso, nel riconoscimento illusorio, allo stesso tempo le sue pupille non reagivano agli stimoli, ma nonostante tutto ha pronunciato molto chiaramente: “… ho fame…” … - l’infermiera ha taciuto per un attimo, guardando indietro, verso il medico. Quella a, sua volta, ha fatto di si’ col capo.- Abbiamo provato a dargli souffle’ di carota, ma, purtroppo, il paziente non ha potuto  inghiottire nemmeno una goccia… ha cominciato a scuotere la testa e si e’ sporcato tutto. Allo stesso tempo... stranamente… chiedeva della carne…  Alla fine ce la siam cavati con glucosio…- Come mai vi e’ venuto in mente di dare da mangiare al malato in coma con il cucchiaio?- Ci deve capire, dottore, il malato reagiva agli stimoli acustici. Quando battevo la parte metallica del letto, il malato scuoteva bruscamente la testa, come se volesse guardare dietro alla sua spalla. a- L’attivita’ cardiaca del malato corrispondeva alla noma, riceveva una terapia complessiva per l’etiologia non chiara: glucosio 40%, tiamina, bromidi, naloxon. ecc. … Nonostante tutto non e’ tornato in coscienza. —  A queste parole il medico curante, una bruna giovane robusta di bassa statura, ha fatto un movimento stanco della mano in direzione della persona nello stato immobile.- Mi e’ noto, Elisabetta, che il defunto e’ suo fratello, e lei ha vegliato praticamente senza assentarsi un attimo…- Si’, dottore, io… io… ho cercato, ho cercato di portarlo fuori da questo suo stato… Ma non ho fatto niente senza indicazioni del suo medico curante...La bassa bruna ha annuito ed ha aperto una grossa carta clinica “di etiologia incerta”.-…Qui sotto nell’astanteria, si trova il nostro fratello… mio fratello Afanassy, l’ho chiamato…  di nuovo. - Cosa vuol dire di nuovo? — Il primario con un movimento veloce si e’ asciugato la fronte con l’aiuto del manico del camice azzurro:
- Fatelo venire qua.- Prima che…che il malato…  ci abbia lasciati, lo tenevo per la mano, - ha continuato l’infermiera, - ed io sentivo, ma sentivo propri nel modo distinto, che lui la stesse stringendo… Il fratello mormorava il mio nome… non potevo sbagliarmi… LUI mormorava: “…Lisa… piccina…”, - l’ho sentito io, ma l’ha sentito anche la dottoressa...
Afanassy e’ entrato silenzioso, si e’ inchinato sopra il fratello e l’ha baciato nella fronte fredda.- Le mie condoglianze, abbiamo fatto tutto cio’ che potevamo fare… Mi hanno comunicato, che lei si e’ visto col malato prima della sua morte ed ha anche parlato con lui… come e’ accaduto? Afanassy si e’ avvicinato a Lisa, senza fare la minima attenzione alle domande del primario, l’ha abbracciata, ed ha sussurrato: ;- Lisa, siamo rimasti solamente in due,…  che cosa e’ potuto succedere in quelle due ore, che son stato fuori? - Nostro fratello, Michele, LUI ci ha lasciati… Mi sembra che l’abbia fatto consapevolmente… Quell’iceberg, quella sua parte, che stava dentro di lui, era piu’… ma molto piu’ grande di quella fisica che poteva tenere Miscia qui con noi,… - Lisabetta, sentendo, che non poteva piu’ parlare in modo chiaro, si e’ rimossa dolcemente dagli abbracci e si e’ avvicinata al defunto…
-  Capisci, lui e’ semplicemente andato via… l’ho sentito, quando Mikhail mia ha tolto la sua mano in modo molto chiaro… Mi ha sussurrato: “…scusa…”, e poi, per cosi’ dire, ha sorriso… - e Elisabetta, inchinandosi al suo fratello minore, ha passato lentamente la mano per i suoi capelli biondi.
- Ci sono stato qui due ore fa, in questa sua corsia, nella corsia della cosidetta terapia intensa, - Afanassy ha guardato il dottore di sfuggita, poi si e’ rivolto di nuovo a Lisa,-  Se non ci fosse stata la sorella, e’ poco probabile che sarei riuscito a vedere mio fratello per l’ultima volta… sarei riuscito a sentire la sua voce sommessa… Lisa, mi riconosceva! Ne son sicuro!  Gli ho pronunciato il suo nome proprio nell’orecchio, e lui ad improvviso ha mormorato qualcosa e si e’ leccato le labbra… Allora Lisa ha cercato di dargli da bere,- Afanassy si e’ voltato di nuovo al medico curante,- Ma il fratello l’ha rovesciata, dimenando la mano. Dimenava gia’ la mano, dottore, perche’ e’ morto?!
Nelle intonazioni della sua voce si sentiva la rabbia. La dottoressa ha guardato dall’altra parte, e gli angoli della sua bocca si sono abbassati. Non riusciva mai ad abituarsi al quadro della morte cosi’ “abituale” per lei…- Poi sono riuscito a distinguere,- continuava il narratore, calmatosi un po’ – che il fratello mi sussurava: “… tempesta… acqua…”… ed io capivo che lui stava delirando, ma l’ho rassicurato comunque… Gli ho detto, Lisa, di saper nuotare proprio bene,… che tutto andra’ bene…  Penso che mi abbia sentito…;
 Afanassy ha taciuto per un po’. Si vedeva subito come lottavano in lui dei sentimenti contraddittori: il desiderio della vendetta, la sensazione di una nuova perdita irreparabile, e l’aspirazione invincibile di partire subito … partire per il posto che aspirava di raggiungere da tutta la vita, andare in mare verso il capo desiderato…- …Tra tre giorni vado in mare… Dobbiamo finire tutte le procedure funebri…  Il nostro clipper va in direzione del capo Horn... in Atlantico… verso lo stretto di Drayk… Ce la facciamo a finire in tre giorni?..- Si’, si’, facciamo tutto quello che siamo in grado di fare, ti aiutero’… - Lisa parlava in modo piuttosto automatico, toccando allo stesso tempo chissa’ perche’ gli strumenti non piu’ sterili, esposti su un tavolino di metallo.- Quindi se ho capito bene, il malato reagiva agli stimoli esterni? Il primario si e’ rivolto al medico curante, che continuava a sfogliare nervosamente una grossa cartella clinica. Stava vicino alla porta, come se cercasse di uscire, ma allo stesso tempo, continuava ad ascoltare attentamente, tutto quello che si diceva in corsia.- Le dico di piu’, dottore, direttamente prima del suo decesso. Ho controllato ancora per una volta come reagivano le sue pupille agli stimoli di luce, - ha continuato la bruna che aveva addosso un camice da mattina bianco e inamidato e adesso con gli schizzi di sangue, macchiato di farmaci sparsi.
- Il malato non apriva le palpebre, le ho aperte io con le dita, illuminando con il fanalino il suo globo oculare… La sua reazione era assolutamente inaspettata… Le pupille reagivano poco alla luce diretta, pero’ lui, che fino a questo momento stava tranquillo, ha dato uno strattone talmente forte, che ci siamo innervosite. Ha cominciato a dibattersi con tutto il corpo, strappando la camicia dal petto, come se lo strozzasse. Il poveretto continuava a chiedere di togliergli un peso… cercava di estrarre qualcosa dal proprio corpo, e si graffiava il torace… Il paziente ha reagito allo stimolo di luce con i muscoli e non con la pupilla!..  Ho pensato che si trattasse delle convulsioni di carattere nervoso, ed ho indicato all’infermiera di fargli un iniezione endovena di relanium. – Ha taciuto, guardando la mano impotente del corpo sdraiato, con gli schizzi di sangue…- Non ho centrato subito, strappava la mano,- Lisabetta si e’ voltata e si e’ messa a piangere senza suono…-… Poi il paziente non ha fatto altri suoni. Il cardiomonitor ha indicato…che bruscamente e’ avvenuto uno shoc cardiogeno…- continuava con la voce che si sentiva appena, automaticamente aggiustando le sue ciocche nere venute al disordine a causa del recente lavoro fisico. La sua voce era bassa, con un “erre” molto caratteristica . - Ho visto, - l’ha interrotto il medico anziano in camice azzurro. – Che cosa avete fatto per superare lo shoc cardiogeno?-.. Defibrillatore…adrenalina… il massaggio al cuore…  lidocaina…;- Dottore, tutto cio’ e’ ben strano… il malato sembrava sorridente, prima del trapasso, l’ho sentito distintamente, il fratello pronunciava il nome della nostra sorella maggiore… chiamava Gianna… - Lisa impetuosa si e’ avvicinata al primario che stava vicino all’uscita. Sembrava che lui non riuscisse mai a capire qualcosa e lei glielo stesse spiegando. - Dottore, lui non e’ morto! Mi capisce?! Mio fratello se n’e’ andato… E’ andato da lei… Mikhail non voleva rimanere qui…  eravamo impotenti… Stava in coma, ma allo stesso tempo non ci stava… LUI comunicava con noi… chiedeva scusa e poi … poi - se n’e’ andato … E’ un ANGELO, ANGELO, probabilmente e’ stato lui a trovare il mio fratello minore o se no, e’ il mio fratello che l’abbia trovato... Siamo rimasti solamente in due, dottore,…- e non avendo piu’ forze per controllarsi si e’ affondata taciturna nella spalla del fratello.- E’ troppo stanca, ha fatto di piu’ di quello che poteva fare, molto di piu’. Questo caso non e’ chiaro… Tanatogenesi non e’ chiara…  Rigidita’ parziale, foneme, fotopsie, ricezione parziale – e tutto questo durante il coma?.. Allo stesso tempo tutti i parametri importanti per la vita: polso, pressione arteriosa, temperature, vicini alla norma? Ma cosa c’entra lo shoc cardiogeno? Il primario ha guardato tutti i presenti in modo stano e indifferente, come se tentasse di ricordarsi perche’ stava qui. Siccome non ne aveva trovato nessuna ragione, senza salutare piu’ nessuno, e senza esprimere le sue condoglianze, e’ uscito, chiudendo piano la porta.

- Dottore, come possiamo finire nel modo piu’ veloce la triste procedura? — Afanassy si e’ rivolto di nuovo al medico curante, come se si fosse dimenticato di averlo gia’ chiesto.- Tutto sara’ pronto per domani,- una donna stanca nel camice bianco sformato, ha dato a Lisa uno sguardo pesante e sfinito.
 - Ma perche’?..- ha chiesto lei piu’ che altro a se stessa, e senz’attendere la risposta, con un movimento della mano ha proposto a tutti di lasciare il reparto di rianimazione…

Sono usciti fuori, su una via oscura e tetra, tenendosi per la mano, come due bambini piccoli.- E comunque, comunque, non capisco niente,… reagiva ai passi, al campanello del richiamo dell’infermiera… mi riconosceva… si’, si’, riconosceva anche te… tutti i suoi parametri erano vicini alla norma… si puo’ fare un’autopsia…;
Si e’ fermata, guardando attentamente sotto i suoi piedi, come se cercasse di trovarci la risposta all’ingiustizia accaduta.
– E’ la seconda volta che un uomo giovane, relativamente giovane, spira nelle mie mani durante gli ultimi giorni... Le persone non muoiono, se ne vanno, io… l’ho sentito appena... solo questa volta… - Lisa, - Afanassy ha appena sfiorato la spalla della sorella, - Lisabetta ti voglio dire, che veramente so nuotare bene… appena passo lo stretto di Drayk, ti mandero’ una lettera … -Mi capisci,- ha continuato lui dopo averci pensato per un po’, - non l’avremmo mai potuto trattenere, ne’ io, ne’ voi… Non si tratta ne’ delle vostre azioni… ne’ della sua malattia. Si tratta di lui stesso… …Miscia cercava di avvisarmi, l’ho capito, si puo’ avvisare qualsiasi persona, soprattutto se e’ diretta verso lo stretto di Drayk… Ma io nuoto molto bene, e non ti lascero’ da sola. – Perche’ ripeti sempre, fratellino, che sai nuotare bene? Ci vai a nuoto?- Si puo’ dire anche cosi’…  Sai, solo un pensiero di questa campagna  mi da un grandissimo sollievo. Ma chi ti dara’ sostegno, chi ti aiutera’ a sopravvivere ad un’altra perdita? L’ha guardato con gli smorti occhi bagnati, e senza proferir parola, ha tirato fuori la mano dalla tasca del kardigan. Sulla sua mano aperta stava una grande penna bianca.-  L’ho trovata nel reparto di rianimazione…Afanassy ha guardato con ansia sua sorella. Sulle sue labbra morse ed un po’ gonfie e’ apparso un sorriso appena visibile.- E’ una piuma del cuscino… - ha mormorato lui piano.-  Smettila, nelle corsie di rianimazione non ci sono dei guanciali… con piume…-  Lisa, ma non lo dirai sul serio?, comincio ad avere paura per te,… ma io non posso rimanere…-  Dai, basta, ce la faccio, ho tantissimo lavoro, ci sono moltissime persone che hanno bisogno di me, - ha guardato di sfuggita la sua mano abbassata nel pugno della quale era stretta la base lanuginosa della piuma.-…Lisa, lascialo stare, lo devi saper fare… Lo capisco perfettamente, l’ereditarieta’, uno stress forte, la sciagura, che ci e’ piombata in modo cosi’ inaspettato… Ma basta, ci bastano due fratelli fuori di se, Dio li abbi in gloria, ma tu sei forte, sei sempre stata molto forte. In cio’ che e’ accaduto non c’e’ la tua colpa, calmati,- ha cercato di arrivare a toccare la mano della donna ed aprire il suo pugno.-…Ma chi di noi e’ in se? Chi dei viventi e’ in se? Chi non pensa all’ ETERNITA?  Chi non vuole, non spera di rivedere i suoi vicini perduti? Secondo te ci sono le persone rassegnate con il concetto di ETERNITA?! Chi non spera e non sogna durante le notti d’insonnia, non visto da nessuno, di rivedere il suo caro, di sentire di nuovo la sua voce? Appunto, secondo me, chi non lo sogna e’ fuori di se! Tutti coloro che hanno perso i loro cari – indipendentemente se si trattava di sangue o di spirito, tutti quelli che sono sopravvisuti alle perdite, sotto la loro maschera quotidiana, sperano, credono, acchiappano ogni segno, ogni simbolo, cercandoci dentro la conferma alle loro speranze... e solo quando ci si riconcilia ma non come dici te con la realta’, no…non con la realta’ che ci circonda, ma con la morte… con la futura morte… Tutti aspettano la riunificazione… Se non, non c’e’ senso in nessuna cosa, in nessuna…- Ti portero’ a casa,- ha pronunciato Afanassy stanco, siccome capiva bene che non c’era nessun senso discutere, - devi riposarti comunque.- No, no, va pure, io rimango qua… devo rimanere qua…
Guardava suo fratello andare via, camminava un po’ dondoloni, agitando le mani come un bambino,  aprendo la palma della mano, ed ha sorriso senza capire lei stessa il perche’.

      


Capitolo 7;

Lo stretto di Drayk puo’ essere simile all’ INFERNO, soprattuto d’inverno e soprattutto nella direzione orientale vicino alla parte meridionale del continente americano, dove le sue acque di color grigio scuro diventano verde-azzurre…
Un vento feroce del sud, assolutamente non caldo, ma al contrario il vento antartico che fa gelare l’anima, mischia l’acqua con i grani di ghiaccio, facendola diventare celeste…
Ma nei momenti della follia dell’oceano, nei momenti della sua pazzia, della sua festa, del suo PUNTO CULMINANTE – tutto dalle parti del CAPO HORN acquista il colore grigio scuro, quasi nero e la luccicante schiuma d’argento, come un velo di lutto, puo solo sottolineare la solennita’ del momento…
E come un blocco nero e storto tra tutta questa zuppa schiumosa si innalza lo stesso CAPO HORN, che attrae da tutto il mondo i pazzi coraggiosi.

“dove… ma dove… ho… potuto vedere… questa persona…”
 Raccattato da un’onda, ha visto ancora una volta il clipper che tremava e agonizzava e una sagoma snella e oscura sul bordo...
 L’oceano si divertiva entusiasta con la sua vittima sguazzante, sospirando e gemendo perplesso:

“Ma perche’ mai nessuno si rallegra con me?!.” 

Certamente non gli bastava questo divertimento, e sempre un mostro infuriato con una nuova gioia si buttava e si buttava sulla nave stracciata, ma sempre testarda, su tutto intorno, come se volesse tirare anche il cielo da sopra nei suoi abbracci.
         
Quando un’onda immensa ha fatto salire un annegato alla massima altezza, quasi al cielo, ha visto per un’altra volta: laggiu’, sotto, tra le mura vive gigantesche c’era una piccola nave, che accanitamente cercava di navigare…

Vedeva ancora…  vedeva l’acqua, ma sentiva solamente il silenzio… “io … so nuotare…” – ad improvviso ha ripreso i sensi, come da un colpo, quello che si girava tra le onde… e attraverso il silenzio e’ riuscito a sentire una voce lontanissima che appena suonava piano-piano:

“… sai nuotare bene…” “riuscirai a salvarti…” “ …devi salvarti…”.
 “ …me l’hai promesso…”.
Da dove venivano queste parole?! “…hai ancora tempo…”  Come se nascessero direttamente dalla schiuma, proprio dal silenzio suonante…

Pochissimo tempo fa, fino a questo momento, tutto intorno si muoveva e si voltolava, ma senza nessun rumore, come in un film con il suono spento…
E poi tutto intorno si e’ fermato, come se qualcuno avesse schiacciato la pausa.
L’affogante, accogliendo il mondo incantato dentro se stesso, non voleva piu’ niente e non pensava piu’ a niente…
… si preparava a dissolversi nel “mondo gioioso” dell’ oceano, che come un clown era abituato ad ingannare quelli, che si fidano di lui.
 Ma si rallegrava di quest’inganno solo chi l’avesse creato.
Uno spettatore involontario e un partecipante poteva solamente annuire col capo, allo stesso tempo delle onde che giocavano, coronato di orpelli di schizzi. E quando non c’erano piu’ forze di muovere gli arti, le onde lo facevano annuire col capo, creando un’illusione di gioia.

E a questo punto…come se una mano oziosa di qualcheduno avesse fatto un gesto da direttore d’orchestra, come se lo stesso vecchio clown, ridendo, avesse schiacciato di nuovo un pulsante invisibile:
 La realta’ ha iniziato a rimbombare, a girarsi, mischiando i coriandoli iridescenti dei flussi.
 Un’onda gli ha sibilato direttamente negli orecchi:   “…sai nuotare bene…”… “…sai nuotare bene…” il suo masticare suonava cosi’:
«sos… sos…sos…»
… Scivolando tra le onde, sentendo le forze sconosciute fino a questo minuto, come un delfino addestrato, si e’ alzato sopra l’acqua, cercando di riempire i polmoni al massimo con l’aria piena di spruzzi dell’acqua salata…
 
Ha inspirato a tutti i polmoni… ed ha iniziato a muovere le braccia improvvisamente rafforzate.
Lui o spariva tra le onde, come un sommergibile, oppure le voltolava.
 Vedeva attraverso un velo salato: da qualche parte vicino, nell’abisso di color grigio chiaro, come una palla di circo, come una balena magica, passava in rapida successione il bordo di color arancione vivace di una zattera gonfiata… “… tu… veramente… sai nuotare bene…”.


Ðåöåíçèè