Perdita o acquisizione
- Prendi le mie, non mi dispiacer;, a me piace andare scalza. Le pietre massaggiano le piante dei piedi, - ha detto Giulia e ha indicato con il dito le sue scarpette da ginnastica ad Aurora. Quella gi; da un po’ cercava le proprie scarpe, ma non riuscva a trovarle. Si ; seduta sulla rotaia, con un braccio ha cinto le ginocchia e con la mano dell’altro si ; asciugata il sudore dalla fronte. Il treno era partito tempo fa. Appena aveva frenato e si era fermato completamente, ci aveva messo solo un minuto per rimmettersi in marcia. Come se Aurora e Giulia non avessero fatto niente di speciale, come se non ci fosse nessuno da salvare. Due lacrime sono scivolate sulla guancia di Aurora e lei ha sentito che era stanca morta.
- Ma tu come farai ad andare via scalza? – ha chiesto Aurora e ha alzato gli occhi verso Giulia.
- Non ti preoccupare per me. Forse trover; le tue scarpe. Portiamo lo stesso numero, mi pare. – ha risposto Giulia mettendo una delle sue scarpette da ginnastica verso i piedi di Aurora coperte di polvere.
- ; vero, - ha annuito Aurora. Qualche cosa la incitava a tornare dai suoi amici. Come se il treno che le era passato davanti non bastasse. Voleva guardare negli occhi di ognuno di loro – Michele, Paolo, Giorgia, Federico – e assicurarsi che loro fossero vivi, che i loro occhi brillaassero come prima.
- Va be’, - ha balbettato Aurora. – Va bene, - ha detto con piu’ fermezza e ha guardato negli occhi di Giulia, - Grazie per avermi aiutato, non ce l’avrei fatta senza di te.
- Chiss;, - ha risposto Giulia e si ; tolta le scarpette da ginnastica. Le ha messe vicino ai piedi di Aurora. – Non ho visto neache un bastone solido mentre mi facevo la strada verso te, quindi evviva a noi due, perch; siamo state noi a salvare loro!
Aurora quasi correva. Le scapette le calzavano perfettamente e la corsa era facile e anzi piacevole. “Perch; avevo fretta? – si rimproverava, - Le potevo fare mille domande. Noi due avevamo tante cose da dire. “Siamo state noi a salvare loro” cos; ha detto, ma che cosa voleva dire? Avevamo salvato chi? Se i “loro” sono il mio Michele, Giorgia, Paolo, Federico o i “loro” sono le persone che viaggiavano su quel treno?” – pensava Aurora. “Ma no, lei intendeva sicuramente quelli per cui mi preoccupavo. E mi pare di averla vista prima, di averla vista oggi, ieri, il giorno prima, di averla vista mille volte! Ma chi...chi ; lei?” – si chiedeva Aurora e non trovava la risposta.
Poi ha lasciato questo pensiero per non farsi scoppiare la testa. “Il mio Michele!” – ha sorriso, - Ma che cosa assurda mi ; passata per la testa! Sarebbe forse mio se adesso giacesse sotto un mucchio di pietre e di vagoni di acciaio? Chiamandolo mio io come se mi appropriassi di lui. Mio o di nessuno o di qualcuno, che differenza c’;, purch; tu viva! Sono immensamente lieta e completamente felice che tu esisti in questo mondo! Come arditamente ti amo! Come mi manchi!..” – Aurora si guardava dentro e si inebriava di quella ondata di beatitudine che le arrivava.
Gli alberi crescenti sull’orlo del sentiero occupavano uno spazio ristretto e scosceso. Aurora li osservava. I loro tronchi si estendevano e si contorcevano come dei piedi esili dei funghi, volevano toccare il cielo e slanciarsi in alto. “Divertenti”, - ha detto Aurora. Le piacevano gli alberi, sapevano di costanza: c’erano prima di lei, ci sarebbero stati dopo di lei, vivono molto di piu’ che le persone. Aurora ha proseguito a passo normale per riprendere fiato dopo la corsa. Ha cominciato a ricordare Michele. Le ; parso strano dimenticare come fosse esattamente il suo viso. Ricordava il profilo e le fattezze, ricordava colazioni, sere, discorsi fatti insieme, abbracci e baci. Ma il viso? ; sparito con i suoi dettagli. Aurora sapeva che amava Michele e adesso sentiva come lui era autentico. Non l’ha mai rimproverata, la sosteneva in tutto, la accettava, condivideva i suoi interessi, loro si occupavano insieme del giardino coltivandolo. Anche senza titoli, senza i suoi soldi e le sue case, era un vero aristocratico che conosceva i suoi antenati, un amico raffinato e generoso, un’uomo bello e forte spiritualmente. Aurora ha guardato le sue mani e braccia: non ci aveva niente, n; un annello, n; un braccialetto, erano completamente nude fino alle spalle. Ed erano perfettamente belle. “Come potevo pensare di me stessa come di una arictocratica? ; ridicolo: sono una semplice giardiniera. Per; lui mi ama... Ama una semplice aiutante”. Aurora si ; immaginata per un momento insieme a Michele in un villaggio sperduto dove c’era una piccola casa con il tetto a tegole e un frutteto di albicocchi, e c’erano solo loro due. L; su una panchina tra gli alberi sedeva Michele. Lui era nella visione di lei tra i raggi del sole che trafiggevano il fogliame fino al suolo, lui era sempre lo stesso. I suoi capelli ricci e morbidi come la seta, che lei adora, erano ritti dal vento. Lui aveva lo stesso gile rosa semplice e guardava Aurora con interesse e un grande amore. C’erano solo loro due, nel frutteto dove crescevano gli albicocchi. S;, poteva immaginare Michele in un posto simile. Poteva trasportare la sua immagine in questa semplicit; priva di lusso, e l;, nella semplicit; lei trovava la ricchezza, trovava i tesori dell’anima di lui.
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